A Città di Castello apertura straordinaria del coro monastico di Santa Veronica

Venerdì 28 maggio gli invitati hanno potuto apprezzare il bellissimo affresco di Bartolomeo della Gatta guidati dalla professoressa Cecilia Martelli, storica dell’arte

Venerdì 28 maggio, presso il monastero delle cappuccine di Santa Veronica Giuliani a Città di Castello, si è tenuto un evento unico nel suo genere: l’apertura straordinaria del coro monastico con visita guidata al magnifico affresco quattrocentesco di Bartolomeo della Gatta. Nel 1993 fu la professoressa Cecilia Martelli, storica dell’arte, ad attribuire l’opera al raffinato pittore fiorentino e da quell’assegnazione soltanto in due occasioni esperti d’arte e storici hanno potuto ammirare l’affresco in tutto il suo splendore.

L’evento è stato organizzato dal monastero di Santa Veronica e dall’associazione tifernate Le rose di Gerico e all’apertura di venerdì, oltre agli invitati, hanno partecipato autorità, storici dell’arte e guide turistiche che hanno potuto apprezzare l’opera di Bartolomeo della Gatta accompagnati dalla spiegazione precisa e dettagliata della professoressa Martelli. La conferenza è stata aperta dai saluti della madre badessa del  monastero, portavoce della comunità delle suore cappuccine e dall’assessore alla cultura Vincenzo Tofanelli che ha preceduto il convegno sul pittore quattrocentesco.

“Sono molto felice di essere qui, questo per me è un luogo speciale” dichiara la professoressa Martelli. “Sono entrata in questo convento grazie a Giuliano Guerri, grande restauratore che scoprì l’affresco e il suo valore storico-artistico. Sono rimasta da subito incantata, anche perché non conoscevo bene fino a quel momento Bartolomeo della Gatta. Ho studiato questo affresco e ho pensato che sarebbe stato interessante scrivere un libro in merito a questo grande pittore. È un artista tutto da scoprire, anche se non è molto famoso: è un pittore di origine fiorentina che si trasferì molto giovane ad Arezzo. Era un monaco dell’ordine dei camaldolesi e sicuramente ha vissuto una vita diversa dagli artisti del suo tempo che lavoravano alle grandi corti italiane. È rimasto molto legato al territorio aretino e a questa zona in cui ha lavorato quindici anni”.

In merito all’opera, la professoressa Martelli spiega che: “l’affresco che si trova in questo monastero rappresenta al centro la Madonna col bambino affiancata da due santi, San Martino sulla sinistra in abiti vescovili e San Benedetto sulla destra. A lato, c’è anche l’immagine di un personaggio inginocchiato che rappresenta il committente dell’opera, di cui non si hanno notizie certe, ma si possono fare solo ipotesi. L’affresco è stato ritrovato recentemente, negli anni ’90 del ‘900, quando Giuliano Guerri durante i lavori di restauro del monastero scoprì questa bellissima opera nascosta dietro una tela settecentesca, comprendendo da subito il suo valore artistico”.

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