Fabio Ciotti: “Preferirei uno stop più lungo delle attività ad un’alterazione del nostro sport”

Il giocatore biturgense, da sette anni capitano del Città di Castello Rugby, ha raccontato la sua esperienza nella squadra tifernate, soffermandosi sulle varie tematiche legate all’emergenza Coronavirus

Fabio Ciotti

Fabio Ciotti con la maglia del Città di Castello Rugby

Il Città di Castello Rugby è per gli appassionati di palla ovale la società di riferimento del comprensorio ed è a tutti gli effetti un collante sportivo della nostra realtà, dato che al suo interno ci sono giocatori provenienti non solo dal territorio umbro, ma anche dalla Valtiberina toscana e da Cortona. La prima squadra nel 2018-2019, sotto la guida del tecnico Stefano Carraro, ha conquistato la promozione nel campionato di Serie C1 ed in questa stagione, prima dello stop causato dall’emergenza Coronavirus, si stava avviando verso la salvezza anticipata. Una bella avventura resa possibile anche grazie alla fusione con il Rugby Cortona, che è avvenuta la scorsa estate e che ha portato sostanza e qualità in una rosa già competitiva. La prima squadra è soltanto la punta di un iceberg formato anche da un settore giovanile di livello che ha permesso a tantissimi giovani di avvicinarsi a questo affascinante sport. Tra i giocatori simbolo del Città di Castello Rugby c’è sicuramente Fabio Ciotti, trentaquattrenne biturgense che dal 2003 milita nel team tifernate di cui è capitano ormai da sette anni. Gioca come seconda linea, anche se nella sua carriera in base alle necessità ha ricoperto diversi ruoli. Con lui siamo andati alla scoperta del Città Castello Rugby ed abbiamo analizzato l’impatto del Coronavirus nel mondo della palla ovale.

Partiamo dall’attualità e dalle ipotesi di ripartenza che riguardano il rugby. Quali sono le linee guida per riprendere l’attività sportiva in questa fase definita di “convivenza con il Coronavirus”?

“La F.I.R. ha diramato il protocollo per la ripresa degli allenamenti il 23 maggio. Le principali misure, oltre a quelle scontate come prediligere allenamenti all’aperto, assicurare il distanziamento interpersonale e non utilizzare gli spogliatoi e le docce, sono fornire l’autocertificazione ad ogni ingresso nella struttura e tenere un registro giornaliero delle presenze da conservarsi per 15 giorni. Ovviamente per ora è escluso l’utilizzo di spazi comuni, come ad esempio la Club House, che essendo nel rugby intesa anche come “vivere il club” è di fondamentale importanza”.

Ci sono indicazioni per gli allenamenti di gruppo?

“Le indicazioni per gli allenamenti di gruppo riguardano ovviamente l’assenza totale di contatto tra atleti, l’organizzazione di sedute di lavoro dividendo le categorie e tramite gruppi non eccessivamente numerosi. In caso di corsa in scia si raccomanda la distanza di 10 metri tra gli atleti e purtroppo non ci si può neppure passare la palla: infatti l’utilizzo della palla ovale deve essere individuale e il pallone deve essere igienizzato dopo ogni utilizzo, come tutto il resto del materiale (per esempio scudi, casacche e sacchi per i placcaggi). Credo che comunque una ripresa graduale degli allenamenti possa essere utile più che altro per recuperare il tono muscolare perso durante questo lungo periodo di stop. Ciò potrà quindi evitare un numero eccessivo di infortuni una volta che l’attività vera e propria potrà riprendere”.

La Federazione Italiana Rugby è stata la prima in assoluto ad annullare l’attuale stagione. Cosa ne pensavi allora e cosa ne pensi ora che sono trascorsi circa due mesi?

“Sono molto orgoglioso che la F.I.R. sia stata un’apripista in questo senso. Credo sia stata una decisione sofferta, ma necessaria. È giusto che il rugby, disciplina da sempre simbolo di fair play, abbia dato il buon esempio anche in queste cose. È stata anche una scelta coraggiosa, e non senza conseguenze dal punto di vista economico, dato che se non sbaglio la F.I.R. è la seconda federazione sportiva più “ricca” in Italia”.

Avete affrontato la stagione da neopromossi in Serie C1 e stavate andando verso una tranquilla salvezza. Soddisfatto della stagione prima dello stop?

“La nostra stagione è cominciata molto bene, poi abbiamo avuto una fase calante tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Ci stavamo riprendendo ed avremmo credo agevolmente raggiunto la salvezza, in un campionato molto equilibrato, dove ogni partita si è giocata fino all’ultimo minuto, punto su punto”.

La rosa del Città di Castello Rugby

Giochi nel Città di Castello Rugby dal 2003 e da 7 anni ne sei capitano. Parlaci dell’ambiente e del gruppo che hai trovato.

“Il Rugby Città di Castello per me è una famiglia da sempre e mi risulterebbe difficile immaginare la mia vita senza. Credo che aver praticato questo sport fin dalla giovane età e aver fatto parte di questa società, abbia decisamente forgiato il mio carattere e creato l’uomo che sono diventato. Non smetterò mai di dire grazie al presidente Marco Notarianni per aver portato il rugby a Città di Castello. Ho costruito amicizie che dureranno per sempre, ho ricordi meravigliosi e tutte le persone che hanno fatto parte della grande famiglia del Città di Castello Rugby in questi anni rimarranno per sempre nel mio cuore.”.

Non solo prima squadra, ma anche un settore giovanile ben strutturato, a conferma del lavoro portato avanti della società. Un bel biglietto da visita direi.

“Il settore giovanile per noi è sempre stata una assoluta priorità. Non è possibile pensare di creare una realtà sportiva che duri nel tempo senza un vivaio ben strutturato. I bambini ed i ragazzi sono la nostra anima ed il nostro futuro. Credo sia importante creare non solo buoni “rugbisti”, ma anche trasmettere valori importanti, che creino soprattutto buone persone”.

A livello personale e di squadra quali sono stati i momenti più emozionanti della tua esperienza nel rugby fino ad oggi?

“In tutti questi anni sono stati molti i momenti significativi, in positivo e in negativo. Credo che l’emozione più bella per me sia stato il primo campionato di C2 vinto, nel 2012. Comunque la cosa di cui vado più fiero in assoluto nella mia carriera rugbistica è che nonostante i mille momenti di difficoltà, che capitano spesso in uno sport considerato minore come il nostro, non abbiamo mai mollato ed abbiamo sempre dimostrato che lo spirito di sacrificio è la vera anima del rugby”.

Come sarà il rugby post coronavirus?

“Sinceramente non credo che sia fattibile una ripresa dei campionati nel mese di settembre e credo che anche solo pensare di rivoluzionare le regole del rugby per adattarle ad un minor contatto interpersonale sia semplicemente ridicolo. Quindi preferirei uno stop più lungo delle attività ad una alterazione del nostro sport”.

Parlando di rugby quale è il tuo sogno nel cassetto?

“Il mio sogno del cassetto è sempre stato quello di portare, come capitano, il Città di Castello Rugby in Serie B. Ormai considerati gli acciacchi e l’età che avanza forse non succederà. Tuttavia confido che in un giorno non molto lontano saremo in grado di arrivarci. Sarei contento di festeggiare la promozione in serie B anche dal bordo del campo o dagli spalti, purché arrivi”.

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