Manovalanza: lo ska fa il punk in Valtiberina (e nel resto del mondo)

Partiti quasi per caso dalla Valtiberina, attraverso l’ energia interpretativa e la particolarità dei testi, si sono fatti conoscere e apprezzare in Italia e all’estero come rappresentanti nostrani dello ska punk

Manovalanza in concerto

Die 5-kopfige Skacore Band Manovalanza aus “Bella Italia” versetzl   

Skacore Band 5 persone di “Bella Italia” sta mettendo gli ospiti in vera febbre

die Gaste in regelrechtes Tanzfieber und spielt als gabe es kein Morgen.

danzante e suona come se non ci fosse un domani.

Fonte NIG Rock. Bad Bederkesa. Deutschland 26 maggio 2018

Questo è uno dei tanti attestati che hanno accompagnato il tour dei Manovalanza del 2018 fra Italia Inghilterra Germania, Svizzera e (per la seconda volta) Messico

È possibile che una band Skacore, che suona quell’ibrido musicale assemblato in Inghilterra da immigrati giamaicani alla fine degli anni 70, nasca e si affermi partendo dalla Valtiberina? Si è possibile se parliamo dei Manovalanza. Musicalmente energici e spettacolari nonché ironici e dissacranti nei testi, i sei ragazzi sono riusciti a far conoscere e apprezzare in Italia ma anche all’estero, oltre la loro qualità interpretativa, le tematiche tipiche del loro territorio. L’incontro con due dei soci fondatori della band, Mattia chitarrista e Marco batterista, è stato un momento divertente quasi quanto assistere ad uno dei loro concerti. Vedere l’affiatamento fra i due musicisti nel raccontare la storia del gruppo mi ha fatto capire quanto ancora si divertano a fare il tipo di musica col quale sono partiti ormai 15 anni fa.

Una band fuori tempo massimo

Con il gusto musicale influenzato dal punk revival dei tardi anni 90 i componenti del gruppo, almeno i fondatori, hanno trovato naturale per esprimersi in musica adottare gli stilemi di tale genere ma… “Ma il nostro esordio è dovuto al caso o meglio ancora alla necessità” esordisce Mattia “Nel 2006 ero stato chiamato ad inaugurare il Vanilla Sky, quella che allora era la nuova gestione della Terrazza Sul Lago alla Madonnuccia” “Lui” interviene Marco “ aveva concordato quella data col gruppo che aveva formato alle scuole superiori” “Ma” riprende Mattia “mancavano alcuni componenti, così in poco tempo, chiamando altri musicisti, ho arrangiato una formazione di fortuna solo per coprire quella data proponendo qualcosa di diverso rispetto al genere della formazione dalla quale provenivo”. “Erano anni che non suonavamo più ska” precisa Marco “perché eravamo ormai in ritardo rispetto alla terza ondata del genere che aveva avuto successo quasi dieci anni prima; noi ci conosciamo dai tempi dell’asilo e lui che io mi ricordi ha iniziato molto presto a suonare la chitarra e ha sempre avuto amore per il Punk e le sue derivazioni, io invece dopo esordi adolescenziali con un maestro che mi aveva avviato al Funk e al Jazz, avevo praticamente cessato di suonare la batteria quando ci siamo ritrovati in quella che doveva essere una sola esibizione”. Visto però il successo della serata i due hanno deciso di proseguire. “Ci è venuto naturale” continua il batterista “proporre il genere musicale che ci piaceva suonare fin da ragazzi”. Per inciso sono stati gli stessi Manovalanza a tenere l’ultimo concerto al Vanilla Sky, in occasione della chiusura del locale, documentato da diversi video.

Arrangiamenti “estremi” e testi ironici in nome del divertimento

Ben presto il gruppo ha iniziato a suonare ed incidere propri pezzi originali il primo è stato il CD Anziani a Vent’Anni del 2011, un vero e proprio manifesto sia musicale che per quanto riguarda l’argomento dei testi. “I nostri primi dischi sono stati autoproduzioni afferma Mattia “che vendevamo on line nel nostro sito o durante i nostri concerti. Quando all’estero hanno iniziato ad interessarsi di noi ogni realtà fuori d’Italia ci ha semplicemente chiesto l’esclusiva per la propria nazione. Adesso ci appoggiamo ad un’agenzia di management che ci lascia molto liberi dal punto di vista creativo ma ci supporta dal punto di vista della distribuzione, cosa che ci permette di raggiungere un pubblico molto più vasto e poi, avendo superato tutti i 30 anni e praticando altre professioni. non abbiamo più molto tempo per occuparci di queste cose”. Per quel che riguarda i testi “all’inizio sono stato quasi solo io a scriverli” continua il chitarrista “poi l’ideazione ha coinvolto tutti i componenti della band, testi su argomenti locali spesso di emarginazione trattati in maniera ironica per dare magari un messaggio senza per questo essere deprimenti, anzi cercando di portare allegria”. “Siamo rimasti legati a filastrocche in stile anni 60” precisa Marco “Per noi le rime sono sempre state essenziali” riprende il chitarrista “quando scriviamo canzoni stiamo sempre molto attenti alla musicalità del testo, alla sequenza delle rime”. I protagonisti dei loro brani sono a volte immaginifici frutto di divagazioni notturne come nel caso del loro video Dragone Verde, realizzato attraverso disegni animati quasi fosse un videogioco.

“Oggi, dopo 15 anni” puntualizza Mattia “Il genere è sempre lo stesso, cioè lo Ska contaminato dal Punk, però c’è stata un’evoluzione da parte nostra; prima suonavamo Skacore con uno stile italiano ed europeo, dal momento che ci ispiravamo a gruppi del vecchio continente che eseguivano questa musica, poi, anche in seguito ai tour che abbiamo effettuato da quelle parti, abbiamo virato verso uno stile californiano e messicano. Da quelle parti hanno estremizzato sonorità e arrangiamenti: mentre in Europa i gruppi cercano di armonizzare Ska e Punk creando una via di mezzo fra i due generi, In California e Messico c’è da parte della band la tendenza ad eseguire uno Ska molto melodico e armonioso mentre le parti Punk hanno sonorità quasi metal, ancora più cattive per sottolineare il contrasto fra le due parti, Sentire con le proprie orecchie e vedere con i propri occhi altre persone che interpretano i tuoi stessi sentimenti in maniera diversa ti fa capire come affrontare il genere da altri punti di vista e ti apre la mente”. “Californiani e Messicani” chiosa Marco “hanno davvero estremizzato in senso positivo il genere”. “In America non amano tanto i compromessi, se devono dire qualcosa lo dicono in modo schietto e diretto” completa Mattia. “ Il primo disco nostro” riprende Marco “realizzato quando eravamo molto giovani con il denaro dei concerti e con tanti sacrifici personali, si avvicinava al gusto americano ma questo nostro modo di interpretare era frutto tanto di entusiasmo che di inesperienza. In seguito abbiamo ritrovato questo stile ma eseguito in modo più razionale quando siamo andati in Messico”   

Tour in Messico: avventura fra concerti, video e diario di viaggio

A proposito del Messico, singolare per quanto figlio di Internet, è stato il modo col quale si sono fatti conoscere da quelle parti. “Avevamo iniziato ad interessarci di quella scena musicale” mi informa Mattia “perché fra il 2010 e il 2011 in Italia la situazione ristagnava, c’era una perdita d’interesse da parte del pubblico per questo stile e per la musica dal vivo in genere, di conseguenza cominciava ad essere difficile trovare locali disposti ad ingaggiarci. Ci è venuto spontaneo, grazie ad Internet, cercare nel mondo i luoghi nei quali lo Skapunk era ancora in auge e dove, tramite il feedback di vari blog e di piattaforme on line che ci davano la possibilità di vedere i paesi nei quali c’era chi ascoltava i nostri brani, avremmo avuto la possibilità di tenere concerti. Abbiamo visto che in Messico c’era una buona risposta così abbiamo iniziato a coltivare relazioni a distanza con etichette discografiche del posto e canali di distribuzione discografica. Ci hanno invitato a tenere concerti da loro e per noi è stato come fare un salto nel buio perché non sapevamo nulla di persone conosciute solo in rete”. “Il primo contatto” precisa Marco “è stato con la distribuzione; abbiamo inviato un certo numero di copie dei nostri CD e ci hanno chiesto se potevano venderli agli eventi che organizzavano. Ovviamente abbiamo risposto di si e questo è stato il primo passo. In seguito abbiamo avviato con loro una joint venture stampando i nostri dischi sia in Italia che in Messico, dividendo spese e proventi a metà e loro sono riusciti a piazzare un bel numero di copie. Siamo stati due volte in Messico, nel 2015 e nel 2018 e con quella gente i legami sono diventati molto profondi perché siamo stati addirittura ospitati nelle loro case”. Alla mia domanda di come i messicani avessero interpretato i testi italiani delle canzoni dei Manovalanza che trattano argomenti prettamente locali “A loro piaceva il fatto” è stata la risposta di Mattia “che come loro noi attraversavamo un bipolarismo musicale totale, l’intensità che proveniva dallo spettacolo” Un’intensità che mi spiega scherzosamente Marco riferendosi a Mattia ”Lui sul palco riesce a saltare in alto un metro e mezzo da fermo e il pubblico messicano si esaltava guardandolo, riconoscendone la passione nel proporre il nostro repertorio e dire che abbiamo suonato anche in luoghi che definire difficili è un eufemismo”. “In realtà” riprende Mattia “alcuni testi li abbiamo tradotti e adattati in spagnolo e quello che è arrivato al pubblico è stata la capacità di parlare di persone fuori dagli schemi e situazioni di emarginazione, la stessa cosa che abbiamo sempre fatto, trattando di argomenti riferiti al locale. Siamo nati e viviamo in una zona della Toscana al margine della regione quindi cantando di questi argomenti siamo stati capiti anche dai messicani che a loro volta vivono una sorta di emarginazione rispetto agli Stati Uniti. La nostra canzone Ai Margini, tradotta in spagnolo è servita a far arrivare meglio il messaggio che intendevamo proporre”.

 “Lo SkaPunk interviene Marco “è una musica molto popolare in quelle zone, paragonabile al country USA o al liscio nostrano, quindi è stato naturale il successo della distribuzione dei nostri CD e abbiamo notato pure un’altra cosa: i messicani conoscevano benissimo le band italiane che suonavano Skacore negli anni 90, compresa la nostra”.

 “Abbiamo tenuto concerti nella capitale: Città del Messico in posti diversi dell’enorme megalopoli e poi in alcune città del Quintana Roo uno degli stati dello Yucatan, questo per quanto riguarda il nostro primo tour” Un tour che stata una vera e propria avventura documentata da un libro: La Buena Onda che è un dettagliato diario di ciò che hanno affrontato i Manovalanza nella antica terra degli Aztechi e dei Maya, partendo dal lungo viaggio in aereo, passando per la calorosa accoglienza messicana e finendo con le grottesche avventure on the road. Al libro si è unita una documentazione video a cura di Low Party Production, tre ragazzi che li hanno seguiti filmando le loro esibizioni”.

Una formazione rinnovata

“Adesso siamo in sei” mi dice Mattia a proposito della loro formazione “a parte io alla chitarra e Marco alla batteria che siamo i fondatori, ci sono Valerio al trombone che è con noi fin dall’inizio e dal 2019 Alessandro al basso, Matteo alla tromba e Gabriele altro trombone, Prima eravamo in cinque ma i due che ci hanno lasciato Francesco e Riccardo, l’hanno fatto per ragioni personali e a loro va il nostro ringraziamento per il percorso fatto insieme”.

Tornando alla loro formazione “I fiati” spiega Mattia “servono a coprire tutte le frequenze perché suonando solo con chitarra basso e batteria il pezzo risulterebbe vuoto e i fiati sono impiegati per riempire le parti nelle quali non c’è il canto creando il contraltare melodico alle distorsioni punk”. “Noi” precisa Marco “abbiamo sempre giocato sul fatto che i fiati potevano servire sia in chiave solista che come accompagnamento e su un ritmo di batteria molto sostenuto”.

“Siamo soddisfatti del nostro percorso” conclude Mattia “abbiamo fatto molta gavetta, nei primi anni abbiamo tenuto tantissimi concerti anche in contesti a volte quasi degradanti rimettendoci anche del proprio ma sono state tutte esperienze che ci sono servite nel momento in cui siamo saliti su un palco vero con ingaggio vero sapendo grazie al percorso fatto, come dovevamo fare”. “Siamo cresciuti poco alla volta” chiosa Marco “questo ci ha evitato di fare grossi errori tenendoci vincolati a quello che tutt’oggi ci piace suonare”. “Non dovendo rendere conto a nessuno siamo sempre andati a fare quello che ci piaceva” chiude la conversazione Mattia.

Per quel che riguarda l’attività attuale, in concomitanza con l’uscita del loro nuovo singolo Anziani a Trent’Anni. sono solo tre le date per questo periodo ma tutte molto importanti. L’invito per tutti è di non perdere queste occasioni per fare un pieno d’energia e di divertimento.

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