Natale, le parole di speranza di Monsignor Cancian: “Gesù è il sole che illumina le tenebre del mondo”

Il messaggio di auguri di monsignor Domenico Cancian, vescovo della diocesi di Città di Castello: “Natale giorno di festa e di gioia, ma anche di riflessione”

Oggi, 25 dicembre, tutto il mondo cristiano è in festa: si celebra la nascita di Gesù, il figlio di Dio. Il Santo Natale porta con sé valori importanti da condividere reciprocamente: gioia, attesa, rispetto, speranza e rappresenta un’occasione importante di riflessione sul mistero della vita e la sua essenza, tralasciando l’effimero e il superficiale. In questa giornata di festa abbiamo avuto il piacere di ospitare Monsignor Domenico Cancian, vescovo della diocesi di Città di Castello. Pubblichiamo il suo messaggio di auguri, parole di fede e speranza per un Natale all’insegna della condivisione e della riflessione:

La notizia in assoluto più bella e … vera!

Non è sufficiente dire “buon Natale“ senza specificare di quale nascita parliamo, tantomeno augurare “buone feste“ scambiandole in modo davvero ingannevole con “Babbo Natale“, la “Befana“, San Nicola, l’albero di Natale, il presepio, la vacanza, il cenone… A meno che tutta questa scenografia natalizia non ci aiuti ad andare al Festeggiato, al Suo compleanno, quello di Gesù. 

Tutto il mondo è in festa, cosciente o meno, per quello nascita, per la nascita di quel Bambino in tutto uguale a noi e in tutto diverso.  Una Persona unica. Dio che si fa “carne”: si chiama mistero dell’in-carnazione del figlio di Dio come figlio dell’uomo, figlio di Maria, una ragazza nostra sorella.

Una notizia storica. Non è una favola. È proprio successo 2000 anni fa. È talmente storica che la vicenda umana si divide in prima e dopo quel Natale. Il momento della Sua nascita è l’anno zero, il centro della storia che da quel Bambino viene illuminata e definita. Lui è il Sole che illumina le tenebre del mondo.

Una notizia commovente che non finisce di stupirci, straordinariamente unica perché quel Bambino è il figlio di Dio, mandato dal Padre a salvare l’umanità (Gesù significa Salvatore) e a vivere con noi per insegnarci la strada verso la casa del Padre (Gesù è chiamato anche Emanuele: Dio con noi). 

A noi malati di protagonismo, fin da subito offre una prima lezione: l’umiltà e la povertà. Lui prende l’ultimo posto, entra nel nostro mondo non da principe nel palazzo dell’imperatore romano, nella casa di un ricco e nemmeno di un sacerdote, ma in un paesino sperduto ai confini dell’impeto attraverso due persone allora sconosciute: Maria e Giuseppe.

La notizia in assoluto più bella è data in modo estremamente scarno: “ Maria diede alla luce Gesù, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia perché per loro non c’era posto nell’alloggio”(Luca 2,7).  La prima lezione è data dalla “cattedra della mangiatoia”. Sì è subito accomodato in una stalla. È stata questa la “clinica” del figlio di Dio. Lì, senza risentimenti, continua a sorriderci.

Nessuno si è accorto del suo arrivo. Ci sono voluti gli angeli per dare il grande annuncio ai pastori: (ma perché non sono andati dai grandi della terra ?). “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide è nato per voi il salvatore che Cristo Signore” (Lc 2,10-11).

Nacque in una stalla “perché per loro non c’era posto nell’albergo”. Per il figlio di Dio, salvatore di tutti, non c’è posto nel mondo che per mezzo di lui fu fatto. Tutto occupato da noi!

Quando diciamo: “Non c’è posto per te, non ti conosco”,  noi ripetiamo questo rifiuto. Scrive l’ evangelista Giovanni: “Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto“.

Tutta la vita di Gesù venne contrastata fino alla morte in croce dopo che per tre volte Ponzio Pilato ebbe a dire che lui non aveva nessuna colpa.

Da una parte un Dono straordinario da parte di Dio che ci offre niente di meno che suo figlio e dall’altra gli uomini che invece di riceverlo con gratitudine e riconoscenza preferiscono i soliti “regalini” ben confezionati e buttano via il Dono-Gesù.

Natale: giorno di festa e di gioia, ma anche di seria riflessione per non ripetere riti a volte ripetitivi (e qualche volta perfino noiosi) che non solo offendono Chi ci ama come nessuno, ma ancor più perché si ritorcono contro di noi che in questo modo ci priviamo della Gioia più bella del mondo.

Il racconto evangelico ci dice che alcuni hanno incontrato davvero il Festeggiato. Sono le persone umili e disposte a credere come Maria Giuseppe, sono gli ultimi come i poveri pastori, sono coloro che sono aperti ai segni di questa presenza e cercano la verità, l’amore è la pace, come i Magi.

Il percorso giusto ha tre momenti: ascoltare e e accogliere gli inviti che arrivano ad ognuno in modo misterioso e personale; crederci e “partire” alla ricerca del Salvatore, mettendo da parte cose ingombranti; accorgerci finalmente che Lui è già qui con me, con te, con noi, pronto ad accompagnarci sulla sua strada per l’incontro con il Padre di tutti, riscoprendoci fratelli.

Cammini facendo sperimentiamo di rinascere noi stessi, di avvertire che quel Natale di Gesù era decisamente necessario per far nascere il mondo nuovo che tutti desideriamo.

Infondo Gesù non è venuto  a cambiare le cose del mondo, ma darci un nuovo modo di vederle e di viverle, il Suo modo, caratterizzato dall’Amore. È venuto a cambiare il nostro cuore per renderlo simile al Suo. È venuto a insegnarci ad amare sempre, con umiltà, con pazienza e con coraggio. Così l’uomo supera le paure, la rassegnazione, la tristezza, la violenza, perfino la pandemia che contagia il corpo e lo spirito.

Termino con una parola di Sant’Agostino: “Svegliati, uomo: per te Dio si è fatto uomo. Svegliati tu che dormi e Cristo ti illuminerà. Per te dico Dio si è fatto uomo. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto se non fosse stata elargita questa misericordia. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non fosse venuto“.

Con tanto affetto: un Buon Natale come quello che ha cercato di descrivere!

Domenico Cancian vescovo di Cittá di Castello
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