Unione dei Comuni, “serve una svolta o l’ente è inutile”

Coro quasi unanime negli interventi in Consiglio. Il presidente Polcri: “Guardiamo anche il bicchiere mezzo pieno”. Creato un gruppo di lavoro per la definizione del regolamento dell'assemblea

Consiglio dell'Unione

L'assemblea dell'Unione dei Comuni durante la seduta del 18 giugno

Si è svolto ieri sera, per la prima volta dallo scorso novembre, il Consiglio dell’Unione montana dei Comuni della Valtiberina toscana. I rappresentanti dei sei Comuni che compongono l’ente (tutti quelli della vallata tranne Pieve Santo Stefano) si sono riuniti nella sala di Palazzo delle Laudi a Sansepolcro, allestita in modo tale da garantire le distanze interpersonali previste dalle normative Covid. Dopo la surroga della consigliera dimissionaria Francesca Mercati con Meri Torelli e l’approvazione del verbale della seduta precedente, all’ordine del giorno il punto che, per la sua urgenza, aveva reso necessaria la convocazione dell’assemblea: la proposta del Comune di Badia Tedalda di cessare il servizio associato del mattatoio per ripristinarne la gestione comunale. “Ho richiesto in modo forse un po’ brutale questa convocazione”, ha spiegato il sindaco Alberto Santucci, “ma rischiavamo di perdere un treno, quello del finanziamento del Gal per il progetto del depuratore e della pesa a servizio del mattatoio. Senza il depuratore il mattatoio chiude, e l’unico modo per finanziarlo è questo bando a cui si può partecipare solo con una convenzione in essere, mentre la convenzione è scaduta nel 2017 ed è andata avanti in prorogatio. Se stasera l’assemblea approva questa proposta, domani la porteremo anche in Consiglio comunale e approveremo uno schema di concessione annuale con il gestore, per poi provvedere qualche mese prima della scadenza a fare un bando a evidenza pubblica”.

Il dibattito che si è svolto sul punto ha sfiorato solo marginalmente la questione di merito, rispetto a cui tutti gli intervenuti si sono detti favorevoli per poi votare all’unanimità l’atto e la sua immediata esecutività. Le prese di posizione dei consiglieri si sono invece concentrate su una valutazione di carattere più generale sul ruolo dell’Unione dei Comuni. Ad aprire la serie di interventi il sindaco di Monterchi Alfredo Romanelli: “Non possiamo sempre ritrovarci a discutere delle emergenze e dei legittimi problemi singoli delle varie amministrazioni”, ha detto: “è arrivata l’ora di fare un salto di qualità, pensare come organizzare il futuro, capire se crediamo in questo ente o se non ci crediamo. Noi esistiamo se associamo i servizi, non possiamo parlare solo di sociale o di problematiche particolari”. Romanelli ha inoltre sottolineato che, mentre i Comuni con meno di 3.000 abitanti sono obbligati a far parte dell’Unione, ci sono “incongruenze” come il fatto che “Pieve sta dentro per il sociale ma sta fuori non compartecipando alle spese generali ma solo alla spesa specifica”. Per il sindaco di Monterchi, insomma, “senza un progetto non si capisce perché abbiamo l’Unione dei Comuni: i piccoli Comuni hanno difficoltà organizzative, carenza di personale, normative sempre più complesse, c’è bisogno di professionalità nuove; abbiamo dei problemi e chiediamo di unire le forze per poterli risolvere insieme”, ha ribadito.

La necessità di prendere decisioni chiare sul futuro dell’ente è stata evidenziata anche dal consigliere biturgense Francesco Del Siena, che ha inoltre puntato l’attenzione sull’opportunità di modificare lo Statuto: “È veramente difficile per i sindaci avere anche il ruolo di presidente o assessore in Unione: è necessario dare vita a una struttura che permetta ai consiglieri di dare un contributo, serve qualcosa che potenzi la condivisione e la decisione”, ha spiegato.

Sul tema la consigliera anghiarese Lara Chiarini, del Partito Democratico, dopo aver sottolineato di trovare “semplicemente imbarazzante ritrovarsi dopo sette mesi a celebrare il Consiglio solo perché c’è un’esigenza di un sindaco, legittima e degna di attenzione”, ha puntualizzato che “una modifica dello Statuto deve passare necessariamente per una modifica della Legge regionale. Chiedo”, ha detto, “di discutere l’ipotesi di portare all’attenzione della Regione Toscana la modifica della legge 68/2011, soprattutto nella parte che prevede che soltanto i sindaci sono legittimati a far parte della Giunta. Se riuscissimo ad alleggerire i sindaci sarebbe un passo in avanti verso una maggiore attenzione al lavoro di questo ente, che dovrebbe occuparsi di cose che hanno un’importanza strategica e che invece sono abbandonate a loro stesse, senza una discussione politica. Io sono la prima a credere in questo ente, ma se le cose devono continuare così è inutile”.

Alle critiche alla legge 68/2011 si è unito anche Alberto Santucci: “Credo ci siano poche chance che una proposta di modifica da parte del Consiglio dell’Unione arrivi a cambiare la legge regionale, però l’idea è bella, soprattutto vicino alle elezioni. In Giunta”, ha spiegato il sindaco di Badia Tedalda, “ogni Comune dovrebbe mandare chi ritiene più giusto e non obbligatoriamente il sindaco, inoltre la legge 68 ha anche altri problemi, basti pensare al fatto che Badia e Sestino hanno solo due consiglieri a testa, pur essendo Comuni montani e obbligati a fare parte dell’Unione”. Santucci ha commentato anche la situazione dei Comuni più grandi, che possono aderire all’Unione su base volontaria: “Anghiari, con la scelta di mettere la Rsa in servizio associato credo sia sia legata all’ente in maniera indissolubile, mentre Pieve”, ha detto sulla falsariga dell’intervento di Romanelli, “deve decidere se stare dentro o stare fuori, e non usare i servizi senza partecipare alle spese generali. Invece Sansepolcro è completamente fuori scala”, ha concluso: “non voglio dire che sarebbe meglio uscisse dall’Unione, ma spesso in Giunta ci troviamo in cinque ad avere gli stessi problemi, mentre Sansepolcro è dimensionata in un altro modo”.

Franco Dori, primo cittadino di Sestino, che a breve diventerà presidente dell’Unione nell’ambito della rotazione biennale tra sindaci, si è impegnato a portare avanti la richiesta di modifica della legge proposta da Chiarini e si è detto d’accordo anche con Romanelli: “O tutti insieme facciamo una svolta o l’Unione non ha più senso”, ha chiarito, precisando che “non è un appunto alla presidenza attuale, ma un discorso che viene da lontano”.

Anche Claudio Baroni, sindaco di Caprese Michelangelo, ha detto di condividere le parole del collega di Monterchi, ed ha sottolineato che “l’Unione dei Comuni dovrebbe puntare al rafforzamento dei piccoli Comuni, che hanno grandi problemi, e dovrebbe garantire loro coordinamento, mettere insieme le ragionerie, gli uffici tecnici in modo reale e fattivo, diventando il volano della costruzione di una Valtiberina unita. Invece siamo qui soltanto per le urgenze, mentre non abbiamo quel momento di incontro per progettare veramente, anche perché neanche ce la facciamo”, ha precisato tornando sul tema dell’eccessivo carico di lavoro riservato ai sindaci dalle attuali normative.

A chiudere il dibattito seguito all’illustrazione del punto sul mattatoio di Badia è stato il presidente dell’Unione Alessandro Polcri: “Ci sono state riforme, o controriforme, che hanno voluto tagliare la testa alla vecchia Comunità montana ma anche alla Provincia, che è un ente svuotato”, ha detto, sottolineando come invece quest’ultima avrebbe funzioni importantissime. “Pensiamo a caccia e pesca”, ha portato ad esempio, “che oggi sono lasciate alla delega regionale senza che nessuno abbia un quadro completo”. Per il sindaco di Anghiari “queste sono le regole del gioco e bisogna vedere anche il bicchiere mezzo pieno: considerando le varie Unione dei Comuni della Toscana”, ha spiegato, “siamo tra quelle finanziariamente messe meglio, siamo tra i primi in Italia ad aver puntato sulle aree interne assieme al Casentino, abbiamo l’ufficio di prossimità, abbiamo il sociale che fa un buon servizio; l’errore forse è quello che non facciamo abbastanza comunicazione”, ha ipotizzato, prima di puntare l’attenzione sulla strategia comune a livello turistico e in parte a livello urbanistico, nonché sull’importanza della gestione del servizio idrico per l’agricoltura. Polcri, che ha sottolineato di credere nell’Unione “tanto da aver partecipato come Anghiari all’avanzo di amministrazione dell’ente per tre anni per circa 50.000 all’anno”, ha poi definito gli obiettivi del finale del suo mandato alla guida dell’Unione: “La prossima sfida”, ha annunciato, “è quella della costituzione della Polizia municipale di vallata, e poi il passo successivo potrebbe essere l’ufficio personale”, nell’ottica di una riorganizzazione della struttura che tenga conto del fatto che “per la gestione in questo ente ci sono tanti percettori ma pochi contributori”.

L’assemblea ha infine approvato una mozione del gruppo del PD finalizzata ad avviare l’esame di una bozza di regolamento del Consiglio dell’Unione, tuttora assente. Su proposta del presidente Polcri – che ha tenuto a precisare che “su 18 Unioni in Toscana la gran parte non ha il regolamento, perché i problemi sono simili” – il Consiglio ha dato mandato a un gruppo di quattro membri di esaminare il testo e metterlo a punto per la prossima seduta. Del gruppo di lavoro, che si incontrerà a distanza e che è stato costituito in modo informale, visto che attualmente non è prevista la formazione di commissioni consiliari, sono entrati a far parte Lara Chiarini, che aveva illustrato la mozione, Francesco Del Siena, Alberto Santucci e il consigliere monterchiese Lorenzo Minozzi.

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