Cinque secoli di storia valtiberina nei “Quaderni dell’Archivio storico diocesano di Sansepolcro”

Il direttore don Andrea Czortek ci ha aperto le porte dell'Archivio, raccontandone la storia e presentando il volume contenente il lavoro svolto dai volontari nei primi tre anni dalla riapertura

Il professor Andrea Czortek mostra il primo volume dei "Quaderni dell'Archivio Storico Diocesano"

L’Archivio storico diocesano di Sansepolcro nasce già nel 1520, in contemporanea con l’istituzione della diocesi biturgense, e per quasi quattro secoli esiste unicamente come semplice ufficio amministrativo. Negli anni cinquanta del Novecento si sviluppa però il desiderio di mettere in risalto la dimensione culturale dell’Archivio. In questo senso un giovane prete, don Battista Gregori, viene incaricato di riorganizzarlo. Il 1960, anno in cui don Battista viene nominato archivista, può essere considerata la data di passaggio da ufficio a istituto culturale.

“Dopo di lui, nel 1964, arriva don Ercole Agnoletti, che organizza l’Archivio così com’è ora, facendo un grande lavoro”, racconta l’attuale direttore, don Andrea Czortek. “Non solo raccoglie la documentazione esistente nella sede attuale, ma promuove anche la raccolta di archivi che si trovano in parrocchie segnate dallo spopolamento e dalla mancanza di preti residenti. L’archivio cresce quindi anche numericamente e viene allestita l’attuale sede, inaugurata nel 1986”.

A Don Ercole succede poi nel 1995 il professor Franco Polcri, che mantiene l’Archivio aperto al pubblico fino al 2015, quando anche lui deve lasciare l’incarico per motivi di salute. Le porte dell’Archivio finiscono quindi col chiudersi, ma già nello stesso 2015 la Diocesi costituisce una fondazione, che gestisce le realtà di Sansepolcro, Cortona e Arezzo, e che si pone subito l’obiettivo di riaprire gli Archivi al pubblico.

“Nel 2018 l’apertura è resa possibile grazie a una convenzione fra la fondazione e l’associazione Vivere a Borgo Sansepolcro, che mette a disposizione dei volontari”, spiega don Andrea. “Questa strada si è rivelata moto buona, non solo perché ha garantito l’apertura al pubblico per due giorni alla settimana, ma perché ha permesso il coinvolgimento di tante persone, creando un giro di frequentazione intorno all’archivio, che è tornato a essere un luogo vivo. Negli ultimi anni abbiamo circa 140 accessi all’anno. Circa un terzo di questi vengono dalla Romagna, perché una delle caratteristiche dell’archivio, come della Diocesi di Sansepolcro, è l’essere stata per molti secoli una Diocesi tosco-romagnola. Oltre all’attuale Valtiberina toscana, comprendeva anche i comuni di Verghereto, Bagno di Romagna, Galeata e Santa Sofia. Questo ci lega a doppio filo anche con le Diocesi che hanno acquisito quei territori”.

Alcuni dei faldoni conservati presso l’Archivio diocesano

Negli ultimi anni, l’Archivio ha inoltre avviato anche delle iniziative in sinergia con le scuole biturgensi: “In particolare abbiamo collaborato col corso turistico dell’Istituto Tecnico, che hanno suscitato interesse. Per questo siamo stati invitati a parlarne al Convegno triennale degli archivisti ecclesiastici, presentando quest’esperienza didattica”.

È proprio dalla voglia di condividere il grande sforzo profuso nel corso dei primi tre anni dalla riapertura, che il libro Quaderni dell’Archivio storico diocesano di Sansepolcro è venuto alla luce: “Gli autori sono tutti i volontari dell’archivio, che in questo modo hanno voluto condividere il lavoro fatto qui dal 2018 al 2021”, racconta il professor Czortek, che dell’opera ha curato l’edizione. “Tutto è nato proprio dalla gioia che si prova nel trovare una notizia e dal desiderio di condividere questo luogo che è davvero vivo e pulsante. Si sentiva il bisogno di uno strumento per diffondere e divulgare il lavoro svolto dai volontari, che fa emergere tantissimi episodi di vita vissuta e quotidiana”.

La prima parte del volume si concentra infatti sulla ricostruzione di alcuni stralci della quotidianità del passato, riaffiorata attraverso i documenti: “Fatti legati al nascere e al morire, attraverso i quali si entra davvero dentro le case delle persone del passato. L’Archivio è frequentato da persone di tutte le età e nelle nuove generazioni c’è proprio la sorpresa nel ritrovare le tracce della vita del passato. Anche una semplice pratica matrimoniale ci riporta indietro di cento o duecento anni, quando l’organizzazione di uno sposalizio era completamente diversa, perché c’erano di mezzo le famiglie e i sentimenti delle persone venivano messi da parte. A volte però riaffioravano, e c’è una lettera di una donna dei primi dell’800 che scrive al Vescovo rifiutando lo sposo trovatole dai familiari, manifestando invece in modo chiaro il suo amore per un altro uomo. Una franchezza che non ci si aspetterebbe in una donna di quell’epoca”.

I capitoli centrali del libro sono invece dedicati a due saggi più corposi: “Il primo è uno studio di Elisa Bonaiuti dedicato alla chiesa di San Lorenzo, nato nell’ambito del restauro della Tavola del Rosso Fiorentino. Studiando quella chiesa, ha ricostruito l’esistenza di un’altra che oggi non esiste più, perché crollata durante il terremoto del 1789. Grazie a questo studio anche la storia della Tavola del Rosso Fiorentino, un po’ nebulosa, ora è molto più chiara. L’altro è uno studio di Franco Azzalli, che si occupa di ricostruire la biografia di Roberto Costaguti, vescovo di Sansepolcro fra Sette e Ottocento, prima però che lo diventasse. Lo studio si concentra soprattutto sugli anni di formazione del Costaguti, in particolare sui suoi anni da primo rettore dell’Università di Malta”.

Infine è presente un articolo dedicato alla biblioteca annessa all’Archivio, redatto dallo stesso don Andrea Czortek: “La biblioteca dev’essere ancora analiticamente schedata, ma è composta da circa 25.000 volumi, che vanno dal XVI al XXI secolo. Anche una semplice analisi dello schedario ha fatto emergere alcune particolarità, tra cui la prima edizione italiana del Don Chisciotte”.

Nella volontà di don Andrea e dei volontari, quello appena pubblicato si pone soltanto come il primo di una serie di testi atti a informare i cittadini sull’andamento del lavoro svolto all’interno dell’Archivio Storico Diocesano.:“L’idea è quella di dotare l’Archivio di uno strumento di comunicazione, uscendo almeno una volta all’anno con una sorta di annuario”, rivela Czortek.

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