Del Bolgia: “No a operazioni che portino le persone fuori dal centro storico”

Il consigliere DpC contrario all'ipotesi di parco commerciale. Se ne è parlato nell'intervista di TeverePost sui lavori della commissione attività produttive

Il capogruppo dei Democratici per Cambiare Michele Del Bolgia

La serie di incontri di TeverePost con i presidenti delle commissioni consiliari prosegue con Michele Del Bolgia. Il 39enne capogruppo dei Democratici per Cambiare è a capo della commissione attività produttive. Insieme a lui, fanno parte dell’organismo per la maggioranza Alessio Antonelli (Insieme Possiamo) e Andrea Goretti (Il Nostro Borgo) e per la minoranza Marcello Polverini (Pd-InComune) e Catia Giorni (Movimento 5 Stelle). Nell’intervista, Del Bolgia ha spiegato come si sono svolti finora i lavori della commissione durante questa legislatura e ha poi illustrato il proprio punto di vista su alcuni temi di attualità legati al mondo delle attività economiche. In particolare, sulla questione del parco commerciale ha esposto una posizione personale di ferma contrarietà, quindi differente rispetto a quella del collega di maggioranza Simone Gallai (Il Nostro Borgo), che avevamo intervistato nei giorni scorsi.

Come hai impostato il lavoro della commissione attività produttive durante questa legislatura?

Il lavoro della commissione, come è ovvio, deve essere basato su un rapporto con l’assessore che ha le deleghe di riferimento, che in questo caso è il sindaco. Il lavoro è un tema non semplice da gestire e in effetti è facile poter cadere in un approccio più di rito che di sostanza, come ho anche personalmente potuto vedere nel passato. Per questo il sindaco, essendo lavoro e impresa il suo pane quotidiano, ha ritenuto di poter gestire questi temi con un approccio diretto sia con i sindacati e le categorie economiche, sia nell’andare a toccare problematiche specifiche con le singole imprese e i singoli imprenditori o le singole parti sociali. Il sindaco riteneva e ritiene che questa tematica vada affrontata quotidianamente con gli operatori, e che non sia semplice farlo all’interno di una commissione. Che quindi è stata vista più come un luogo dove gestire le emergenze e dove fare anche un punto della situazione maggiormente istituzionale.

La commissione pertanto si è riunita poche volte durante la legislatura.

La commissione non si è riunita molte volte. Si è riunita appunto per affrontare questioni importanti e per fare un po’ il punto della situazione. Sia ad inizio mandato che a metà mandato sono stati fatti incontri con tutte le categorie economiche e con le sigle sindacali per poter percepire meglio le problematiche di questi mondi. Il lavoro di questa commissione si è reso soprattutto evidente nell’ambito dell’emergenza Covid, quando il Consiglio comunale ha partorito il documento unitario su come affrontare anche l’emergenza economica oltre a quella sanitaria. A quel punto è stata fatta una serie di incontri con le categorie e i sindacati per capire come meglio applicare quel documento. E in effetti sono venuti fuori spunti interessanti che hanno permesso anche di raddrizzare il tiro.

Per esempio?

Un piccolo esempio riguarda le attività commerciali. Inizialmente tutto il Consiglio comunale riteneva che le attività che più avrebbero sofferto sarebbero state quelle del mondo della ristorazione e dei bar. Invece dagli incontri con i rappresentanti del settore è emerso che il problema riguardava un po’ tutti e che anzi, questo mondo avrebbe avuto modo di risollevarsi anche in maniera più veloce rispetto ad altri. È stato così possibile effettuare un cambio di indirizzo.

In questa fase in cui tutto è fortemente condizionato dalla pandemia, qual è dal tuo punto di vista la situazione delle attività produttive di Sansepolcro?

La situazione non è semplice e non lo era già da prima dell’emergenza Covid, perché siamo una zona un po’ in sofferenza per tante dinamiche che vengono dal passato. L’amministrazione ha in parte cercato di lavorare su questi aspetti, per esempio cercando di aumentare la capacità di attrazione turistica. Riguardo alla situazione post lockdown, si pensava potesse essere peggiore, invece c’è stata una bella risposta dovuta anche agli operatori, che hanno tenuto duro e hanno cercato di reagire. Le imprese sono riuscite a costruire dei protocolli di sicurezza validi e quindi a seguire in maniera efficace le regole che venivano dettate, cosa che ha permesso loro di evitare problemi legati ai contagi e all’emergenza; anche le attività commerciali hanno saputo rispondere bene e organizzarsi per poter lavorare al meglio seguendo le regole. Un aspetto positivo è stato il flusso turistico che abbiamo avuto in estate, ovviamente soprattutto italiano, che ha preferito venire in località più tranquille e piccole come Sansepolcro che andare nelle grandi città. Quindi sia ristorazione che attività al dettaglio sono riuscite a lavorare abbastanza bene. Bisogna poi dire che il post lockdown ha riportato la gente a frequentare il centro storico e ha reso più viva la città. Il prossimo futuro è tutto un mistero da capire, ma sono certo che quello che hanno dimostrato le attività produttive durante il lockdown e il post lockdown lo dimostreranno di nuovo.

In queste dinamiche si colloca il dibattito sull’eventuale nuovo parco commerciale. Cosa ne pensi?

Parto da una valutazione che è quella della vocazione che deve avere Sansepolcro. Questa città per poter cercare di crescere deve basarsi sulle sue peculiarità storiche e culturali. Va aiutato questo tipo di crescita e quindi va aiutato il centro storico. Questo non avviene con la creazione di nuove aree commerciali che non danno valore aggiunto alla città ma la rendono più simile ad altre realtà che non hanno le nostre peculiarità. A mio parere – e ci tengo a dire che è una mia opinione personale – va evitata la creazione di poli che portino fuori la gente dal centro storico. È normale che quando si crea un nuovo polo commerciale ci sia una suddivisione dei flussi, lo possiamo vedere a Città di Castello. Già il nostro centro storico vive una sofferenza, dividere i flussi non può che portare effetti negativi. Invece se vogliamo che la nostra città continui a crescere non possiamo fare a meno di un centro storico che sia di valore, che sia vivo e che faccia da bel contorno alle peculiarità artistico-culturali che abbiamo. Abbiamo la fortuna di avere un’amministrazione che ha cercato di valorizzare queste peculiarità, per esempio con la riorganizzazione del Museo e con l’apertura di nuovi punti di interesse culturale e storico come il bastione di Santa Lucia. Non bisogna perdere di vista questo obiettivo e mantenere un centro storico in grado di supportare il valore artistico che contiene e che porta tanti turisti a Sansepolcro.

Secondo alcuni la realizzazione del progetto porterebbe nelle casse del Comune importanti somme che potrebbero essere investite nel centro storico.

Il primo rilancio passa dalle persone che vivono il centro storico, perché non possiamo pensare che Sansepolcro possa vivere solo di turismo. Il centro di Sansepolcro vive anche del commercio quotidiano delle persone che durante la settimana e durante i mesi meno turistici vivono il centro storico e vi fanno acquisti. Ci possiamo investire i soldi che vogliamo, ma i flussi di persone che togliamo non li riportiamo. E un nuovo polo commerciale a Sansepolcro toglierebbe questi flussi, perché sarebbe solo ad uso e consumo del territorio. Ritengo infatti che non potrebbe essere un’attrattiva turistica, visto che se ne trovano tanti in altre zone anche più comode e più grandi della nostra. Ripeto: il primo valore per far crescere il centro storico è che la gente viva il centro storico, i soldi vengono dopo.

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