“Fase 2”, le testimonianze delle attività valtiberine che non riapriranno il 4 maggio

Bar, parrucchieri, pub, estetiste: abbiamo parlato con alcune delle realtà locali che dovranno restare chiuse fino a giugno.

Anche in Valtiberina sono iniziati i preparativi per la “fase 2” annunciata dal presidente del consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa di domenica 26 aprile. Questo nuovo capitolo dell’emergenza Covid in Italia, il cui inizio è previsto a partire dal lunedì 4 maggio, sarà scandito da un calendario che porterà ad un progressivo allentamento delle misure di restrizione per cittadini ed imprese.

Tra le novità più discusse di questa tabella di marcia vi è la scelta di prolungare al 1º giugno la chiusura al pubblico di bar, ristoranti, estetiste e parrucchieri. Queste attività oggi ferme, o comunque fortemente limitate, dovranno inoltre fare i conti con una serie di misure e protocolli che costringeranno i titolari a rivedere le proprie strategie – ed i relativi budget – al momento della riapertura.

A distanza di 24 ore dall’annuncio del premier, abbiamo raccolto i pareri e le considerazioni di alcune attività della Valtiberina che operano in questi settori.

“Sicuramente non ci aspettavamo di ripartire il 4 maggio, ma neanche il primo giugno – ci spiega Ilaria, 31 anni, titolare di un centro estetico a Sansepolcro – In molte delle attività che presto saranno riaperte stanno introducendo solo adesso tutte quelle disposizioni di igiene e sicurezza che nel nostro settore sono già in vigore da anni. Intanto dobbiamo fare i conti con varie spese che dobbiamo sostenere pur restando chiusi, alle quali si aggiungeranno una serie di nuove uscite che prima non avevamo. I nuovi protocolli, infatti ci imporranno l’uso di plexiglas, mascherine e copriscarpe, oltre ovviamente alla sterilizzazione dei camici e alla sanificazione dei locali, che dovranno essere riportate quotidianamente in un apposito registro con data, ora e tipologia di disinfettante. Questa fase di ripresa sarà molto dura, pertanto sarebbe importante poter contare su una sospensione delle spese vive come utenze, rifiuti, affitti.”

“Pensavo che si potesse riaprire prima – è il commento di Davide, 37 anni, parrucchiere di Pieve Santo Stefano – Mi rendo conto che per un governo sia molto difficile gestire un’emergenza del genere, ma ci sono fortunatamente anche situazioni molto diverse rispetto alla Lombardia, che da mesi viene presa come riferimento. Anche la gestione degli spostamenti regionali, soprattutto per noi che viviamo in terra di confine, presenta diversi paradossi. Con l’attività mi sto organizzando per osservare tutte le direttive previste e dovrò spendere circa 800 euro per l’acquisto di mascherine, guanti, gel disinfettante, asciugamani usa e getta, kimono usa e getta, copriscarpe e pannello parafiato. Le attrezzature dovranno essere sanificate dopo ogni uso e i posti dovranno essere distanziati: in pratica potrò servire meno della metà dei clienti che ricevevo in un normale giorno lavorativo con conseguente calo degli incassi. Non escludo pertanto di dover aumentare i prezzi. Mi auguro che le tasse vengano bloccate e siano garantite misure di supporto almeno fino a quando non potremo lavorare a pieno regime.”

“Mi metto nei panni di chi governa, e capisco davvero che non è semplice gestire questo caos – dice Daniele, 38 anni, titolare di un bar di Sansepolcro – Purtroppo per un bar restare completamente chiuso per più di due mesi risulta davvero un problema. Al momento garantiamo l’asporto, vincolato dalla prenotazione, e la consegna di snack a domicilio. Più che per il guadagno, facciamo questa cosa per tenere vivo il rapporto con la clientela. Il bar è un tipo di attività difficile da disciplinare e tutelare, perciò in molti stanno cercando di reinventare i propri servizi. Intanto anche noi dobbiamo fare i conti con nuove voci di spesa per sanificazioni, dispositivi di sicurezza e tutte quelle procedure che prima non c’erano e che da ora in poi faranno parte della quotidianità. A causa di tutto questo, purtroppo, verrà meno l’abitudine a ‘vivere il bar’, luogo di ritrovo e socialità che diventerà inevitabilmente più freddo. Una cicatrice che ci porteremo dietro per diverso tempo. Per aiutarci, visto che stiamo continuando ad avere uscite anche durante questa fase, sarebbe opportuno ‘congelare’ questo periodo di chiusura dal punto di vista fiscale.”

“Nonostante la nostra attività sia ancora bloccata, secondo me Conte ha fatto del suo meglio in una situazione di emergenza totale che nessuno aveva fronteggiato prima – è infine l’opinione di Lorenzo, 35 anni, titolare di un pub nel centro di Sansepolcro – Purtroppo per riaprire devono esserci delle condizioni che evidentemente ancora non ci sono, ed è giusto aspettare che la vita torni a stabilizzarsi onde evitare un ritorno dell’emergenza. Nel nostro caso, le dimensioni del locale ci hanno imposto di chiudere una settimana prima del lockdown, e questo ci ha dato modo di organizzarci con un certo anticipo con servizio a domicilio e asporti. Per quando riapriremo, ci stiamo organizzando con la metratura e ovviamente ci doteremo dei vari dispositivi come plexiglas, guanti, mascherine, ecc. Il governo sta adottando varie misure economiche, ma se si riuscisse a fare un passino in più per aiutarci sarebbe ovviamente ben gradito, perché le bollette e l’affitto dobbiamo pagarli allo stesso modo nonostante il volume di affari sia ovviamente più basso.”

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