Intossicazione da sushi, la ricostruzione dei titolari del ristorante

Proseguono le indagini delle forze dell’ordine a due settimane dalla chiusura del locale. Nel frattempo la nostra redazione si è messa in contatto con i gestori dell’attività

Due settimane fa i carabinieri della compagnia di Sansepolcro ponevano i sigilli ad un noto ristorante di cucina orientale della città di Piero. In questi giorni i militari, assieme al dipartimento di prevenzione di sicurezza alimentare dell’Asl Toscana sud est, stanno portando avanti le varie attività di indagine per risalire alle esatte cause della “sospetta tossinfezione” di quasi una cinquantina di clienti che avevano consumato cibi a base di pesce nella serata di sabato 13 febbraio (a questo link il racconto di una cliente; a questo link i dettagli dell’operazione dei carabinieri).

Nel frattempo i gestori del locale, deferiti in stato di libertà per lesioni personali aggravate, hanno cercato di ricostruire le esatte dinamiche dell’episodio in un clima di collaborazione con le forze dell’ordine per capire una volta per tutte quale alimento possa aver effettivamente provocato i malori. Oltre ai messaggi di scuse per l’accaduto, sulla pagina Facebook del ristorante sono comparsi vari referti e documentazioni che certificherebbero la freschezza delle materie prime.

Dopo aver raccontato la prima fase della vicenda attraverso le testimonianze dei clienti e i bollettini dell’Arma, TeverePost ha avuto modo di parlare con una delle titolari dell’attività. Nel colloquio telefonico ci è stato riferito che gli stessi gestori sono rimasti fortemente scossi da quanto successo. Lo staff ha subito tenuto a precisare che fin dal primo giorno di apertura il ristorante ha lavorato sempre allo stesso modo e con gli stessi metodi. Le bolle confermerebbero, inoltre, che le forniture si sono svolte in modo regolare tre volte alla settimana e che non si è mai fatto ricorso a prodotti a lunga tenuta.

Nelle ore immediatamente successive alle prime segnalazioni, lo staff si sarebbe fatto carico di una meticolosa attività di ricostruzione delle dinamiche, andando a ricontattare una ad una le persone che avevano consumato presso il ristorante quel giorno. In particolare ci è stato riferito che, durante l’attesa per i risultati degli esami sul pesce, il personale ha provveduto a contattare oltre un centinaio di clienti, compresi coloro che avevano pranzato al ristorante nella giornata sabato 13 febbraio, ultimo giorno di zona gialla in Toscana, avendo ognuno di loro lasciato il proprio recapito per le disposizioni Covid. Nessuno dei clienti del pranzo avrebbe accusato malori e questo ha permesso di circoscrivere l’incidente alla fase degli asporti serali.

La titolare ha in seguito confermato che i risultati dei primi test sui principali alimenti utilizzati quella sera – salmone, tonno e avocado – non hanno evidenziato particolari anomalie, e che il locale è in contatto con una ditta che si occupa di analisi dei pesci per eseguire altri controlli sull’acqua e sui crostacei. A seguito di vari colloqui con il fornitore, lo stesso presso il quale molti altri locali dello stesso genere sono soliti servirsi, è stato inoltre sottolineato come mai in questi anni si fossero registrate criticità di tale calibro. Un aspetto, questo, confermato anche da contatti avuti in questi giorni con colleghi di altri ristoranti con i quali vi è un rapporto di scambio di informazioni.

In attesa di conoscere l’epilogo di questa vicenda che ha suscitato grande attenzione ed ampio dibattito tra i cittadini, il locale continua ad essere chiuso al pubblico. I titolari, difesi dall’avvocato Valerio Collesi, proseguiranno nella loro operazione di trasparenza e comunicazione con la clientela attraverso aggiornamenti sui social, nella speranza che le indagini di Asl e forze dell’ordine facciano definitiva chiarezza.

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