La situazione della Tiberina 3Bis è ancora in alto mare

Alla fine di luglio era previsto l’avvio del primo stralcio di lavori per la ristrutturazione. A quasi due anni dalla chiusura del viadotto Puleto, l’unica strada alternativa alla E45 continua ad essere un disastro

La frana principale lungo la tratta Valsavignone-Canili

Contrariamente a quanto annunciato da Anas e Regione a inizio estate, i lavori per il ripristino della Tiberina 3Bis non sono ancora partiti ed è sempre più probabile che fino all’anno nuovo la situazione resterà invariata. A confermarlo è il sindaco di Pieve Santo Stefano Claudio Marcelli. A inizio ottobre il primo cittadino spiegò ai colleghi del Corriere di Arezzo come l’amministrazione comunale, proprio in quel periodo, avesse contattato la segreteria del Viceministro alle infrastrutture e trasporti Giancarlo Cancelleri auspicando un nuovo incontro o quantomeno aggiornamenti rilevanti sullo stato dell’arte del progetto entro la fine di ottobre. Questa breve tratta di strada al confine tosco-romagnolo che collega la località pievana di Valsavignone con la frazione di Canili di Verghereto (5 chilometri circa) riveste un’importanza fondamentale poiché è l’unico collegamento esistente tra i due comuni al di fuori della E45.

Contattato ieri dalla nostra redazione, Marcelli ha fatto presente che non vi è stata ancora alcuna risposta dal Governo nonostante il Comune abbia già da tempo svolto tutte le procedure necessarie per approvare sia il primo progetto generale, sia il primo stralcio proposto da Anas a fine luglio, il tutto propedeutico all’apertura dei cantieri sul primo chilometro abbondante di tratta, oggetto del nuovo piano. E pensare che in una comunicazione trasmessa dalla Regione agli organi di stampa lo scorso 2 luglio, Anas Spa aveva reso noto all’allora assessore ai trasporti Vincenzo Ceccarelli come le opere fossero ormai prossime all’avvio. Tra burocrazia, campagna elettorale ed altre questioni poco chiare – su tutte la mancanza di risorse per coprire i diversi stralci del progetto – la situazione appare ben lungi dal trovare uno sblocco.

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Ancora senza viabilità alternativa

Nel 2019 l’improvvisa chiusura della E45 a causa del sequestro del viadotto Puleto fece tornare nuovamente sotto i riflettori l’annosa questione dell’ex statale Tiberina 3Bis, declassata anni addietro a strada di competenza comunale e divenuta col passare del tempo sempre più complessa da gestire. Dopo anni di disagi, i vari sindaci dei comuni limitrofi approfittarono delle enormi problematiche causate dalla chiusura della superstrada per ribadire una volta per tutte alle istituzioni provinciali e regionali l’assoluta necessità di un percorso alternativo che potesse scongiurare il blocco totale della viabilità.

Nei mesi successivi alla riapertura del Puleto, viste le ripetute richieste degli amministratori locali, Ceccarelli diede avvio assieme ai colleghi della Regione Emilia Romagna ad una trattativa con Anas affinché questa si facesse carico delle opere di ristrutturazione della vecchia 3Bis. Nel febbraio di quest’anno, alla vigilia del lockdown, l’assessore ai trasporti annunciò che la società non solo avrebbe curato la riqualificazione della strada, ma che al termine delle opere se ne sarebbe fatta carico in via definitiva, garantendo quindi quegli interventi di manutenzione periodica che risulterebbero proibitivi per le casse di un’amministrazione comunale. A causa dell’emergenza sanitaria l’operazione fu temporaneamente accantonata, ma con l’arrivo della bella stagione ecco una nuova comunicazione da Firenze nella quale si annunciava l’avvio delle opere del primo stralcio del progetto entro la fine di luglio.

A quattro mesi di distanza da quell’annuncio, ma soprattutto a quasi due anni da quel drammatico blocco che di fatto tagliò in due il centro Italia, dei cantieri non si vede neppure l’ombra e la vecchia statale continua ad essere una mulattiera, interrotta e pesantemente compromessa in più punti. La criticità più rilevante, almeno tra quelle visibili a occhio nudo, è senza dubbio l’enorme frana che si trova sul lato destro della strada in direzione di Verghereto. Oltre a questo, ci sono svariati crateri sul manto stradale, sassi franati in mezzo alla strada, smottamenti e vegetazione sempre più invadente.

Un intervento finanziato solo a metà

Il progetto iniziale, dell’importo di quasi 2,2 milioni di euro, prevedeva il pieno ripristino dell’intera tratta dissestata. A causa dell’elevato stato di degrado delle strutture esistenti, tuttavia, si è in seguito optato per un nuovo piano che ha visto una suddivisione in due stralci funzionali: “le risorse già stanziate saranno totalmente impiegate nel primo stralcio di lavori che interesseranno circa 1,2 chilometri di strada con la consegna alla ditta esecutrice entro la seconda metà di luglio – si leggeva nella nota della Regione – Il secondo stralcio, che riguarderà gli oltre 3 chilometri restanti, vedrà il ripristino e la messa in sicurezza dei ponti presenti. Ciò, inevitabilmente, potrebbe comportare un significativo aumento dei costi”. Nonostante queste insidie di natura economica, si affermava con una certa sicurezza che “i lavori per il primo stralcio del tanto atteso ripristino della viabilità alternativa stanno per partire”. Nulla di più disatteso, come possiamo vedere da queste immagini.

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