Notti magiche: a 30 anni dai Mondiali di Italia ’90 – Seconda parte

La buona salute del calcio italiano alla vigilia del Campionato

Franco Baresi e Azeglio Vicini (immagine in pubblico dominio)

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Il triplete europeo

Il calcio italiano arrivava all’evento in ottima salute. Per la prima volta tutte e tre le coppe europee erano finite nelle bacheche di tre squadre italiane, con la Coppa Uefa che aveva addirittura visto la finale tra Juventus e Fiorentina. I torinesi avevano vinto 3-1 in casa con gol di Galia, Casiraghi e De Agostini, mentre il momentaneo pareggio dei gigliati era stato di Buso, ex di lusso. La gara di ritorno era poi finita a reti inviolate, giocata ad Avellino per via della squalifica del Renato Curi di Perugia a causa delle intemperanze dei tifosi viola nella semifinale contro il Werder Brema. Va ricordato che la Fiorentina aveva giocato coppa e campionato sempre in campo neutro a causa dei lavori di restauro del Comunale di Firenze, che dopo aver ospitato i mondiali del 1934 si apprestava a fare la stessa cosa nel 1990. Dino Zoff e Francesco Graziani, campioni del mondo nel 1982, erano i rispettivi allenatori di Juventus e Fiorentina.
La Coppa della Coppe era stata vinta da una straordinaria Sampdoria, guidata dallo jugoslavo Vujadin Boskov. In finale i belgi dell’Anderlecht erano stati superati con due reti di Vialli ai tempi supplementari. Prima della finale di Göteborg i blucerchiati avevano estromesso dalla competizione i norvegesi del Brann, Borussia Dortmund, Grassopphers e Monaco.
La Coppa dei Campioni era andata per il secondo anno consecutivo al Milan di Arrigo Sacchi, che nella finale di Vienna aveva sconfitto i portoghesi del Benfica con un gol di Rijkaard a metà del secondo tempo. Prima di arrivare alla finale il Milan aveva eliminato il facile HJK Helsinki per poi superare avversari del calibro di Real Madrid, Malines e Bayern Monaco.

Un ulteriore elemento che racconta come il calcio italiano stesse vivendo un periodo splendido è la scarsa e non determinante presenza degli stranieri nelle formazioni che si giocarono queste finali, ad eccezione, naturalmente, del Milan, dove i tre olandesi erano comunque accompagnati da una squadra straordinaria, con molti elementi che sarebbero stati protagonisti della formazione italiana scelta per il mondiale. A completare il quadro delle vittorie in quella stagione sportiva ricordiamo che il Napoli si aggiudicò il suo secondo Scudetto con due punti di vantaggio sul Milan, ma con gli strascichi della monetina di Alemão nella partita contro l’Atalanta alla 31ª giornata, mentre la Coppa Italia andò alla Juventus che superò il Milan per 1-0 a Milano con gol di Galia, dopo aver pareggiato 0-0 a Torino.

La monetina di Alemão a Bergamo

Il CT e le convocazioni

Commissario Tecnico della nazionale era il romagnolo Azeglio Vicini, che aveva preso il posto di Enzo Bearzot all’indomani della non felice spedizione di Messico ‘86. Vicini era un tecnico federale, si parla quindi di allenatori cresciuti all’interno della Federazione, che avevano stipendi anni luce da quelli scelti nell’epoca più recente. Storia simile la ebbero Bearzot e più tardi Cesare Maldini. Vicini alla guida dell’under 21 aveva ottenuto un secondo posto al Campionato Europeo del 1986 e l’eliminazione in semifinale due anni prima nella stessa competizione. Vicini aveva guidato la nazionale maggiore agli europei del 1988, quando il cammino azzurro si era fermato nella semifinale persa con l’Unione Sovietica, che con Litovčenko e Protasov aveva rifilato due gol in tre minuti a Walter Zenga a metà del secondo tempo.

Vicini selezionò i 22 protagonisti di Italia ‘90 partendo dalle certezze che gli venivano dal gruppo creato durante la propria gestione e reduce dagli Europei del 1988. A questi seppe aggiungere con coraggio alcune scelte fatte nei mesi precedenti ai mondiali in base al buono stato di forma di calciatori che si rivelarono decisivi per il cammino dell’Italia.
I tre portieri furono il titolare Walter Zenga, la prima riserva Stefano Tacconi e la seconda riserva Gianluca Pagliuca. Gerarchie chiare anche in difesa con Giuseppe Bergomi, Paolo Maldini, Riccardo Ferri e Franco Baresi accompagnati da vere riserve di lusso come Ciro Ferrara, Luigi De Agostini e Pietro Vierchowod. A centrocampo giocarono quasi sempre Roberto Donadoni, Fernando De Napoli, Giuseppe Giannini, con a disposizione Carlo Ancelotti, Nicola Berti e Giancarlo Marocchi. Alla vigilia del Mondiale erano meno chiare le gerarchie in attacco, dove l’unico vero titolare era Gianluca Vialli accompagnato inizialmente da Andrea Carnevale. Entrambi furono poi superati da Salvatore Schillaci e Roberto Baggio, mentre completavano la rosa Roberto Mancini e Aldo Serena.

In totale furono sette le formazioni del campionato che diedero giocatori alla nazionale, con Baggio che iniziò la competizione con la maglia della Fiorentina per passare alla Juventus a Mondiale concluso:

Bergomi, Baresi e Vierchowod erano anche reduci dalla fortunata spedizione di Spagna ‘82, anche se solo l’interista era sceso in campo otto anni prima.

La preparazione

Roberto Baggio con la maglia della Fiorentina (immagine in pubblico dominio)

La nazionale italiana si preparò per il Campionato del Mondo nel ritiro fiorentino di Coverciano per poi trasferirsi a Marino, nei pressi di Roma, che avrebbe ospitato le tre partite del girone di qualificazione. A Firenze, dove era di casa Baggio, era già risaputo che nella stagione successiva il campione viola sarebbe passato con i bianconeri di Torino. L’accoglienza dei tifosi verso quello che era l’idolo di casa non fu da ricordare come cosa esemplare.
L’ultimo mese di preparazione fu contraddistinto da due curiose amichevoli, perché per qualche strana regola la rappresentativa di casa non poteva giocare partite ufficiali prima dell’inizio del Campionato. Senza la maglia azzurra e senza i loghi federali, un gruppo di calciatori professionisti giocò il 30 maggio a Perugia contro la Grecia e ad Arezzo il 2 giugno contro il Cannes. I biglietti delle due partite erano a disposizione gratuitamente presso la rete dei distributori di benzina IP, sponsor della nazionale in quell’epoca. La prima partita terminò 0-0 e la seconda 3-0, con a segno due volte Vialli e Fernando De Napoli. Dopo la partita con la formazione della costa azzurra fu tempo di pensare ad Austria, Stati Uniti e Cecoslovacchia, perché Italia ‘90 era pronta a partire.

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