Pasqua, il messaggio di auguri di Don Giancarlo Rapaccini

Alcuni pensieri e considerazioni del parroco della Cattedrale di Sansepolcro in questa giornata di festa

Don Giancarlo Rapaccini - Foto di Riccardo Lorenzi per il progetto "SegnalEtica" dell'Associazione Cultura della Pace

Oggi, domenica di Pasqua, la redazione di TeverePost è lieta di accogliere nelle proprie pagine un prezioso contributo inviatoci da Don Giancarlo Rapaccini, dal 2014 parroco della comunità di San Giovanni Evangelista presso la Concattedrale di Sansepolcro.

Ecco il testo integrale del messaggio di auguri che Don Giancarlo rivolge quest’oggi alla popolazione:

Carissimi tutti,

sono felicissimo di poter rivolgere un mio pensiero per questa Pasqua.

Sono qui in questa città, che mi è stata affidata dal vescovo quasi sette anni fa e che sento profondamente mia, nel bene e nel male.

Una città che ha come simbolo il Risorto e che vicino a lui Risorto fu costruito il sepolcro vuoto, sotto la chiesa di San Rocco, simile a quello di Gerusalemme.

Sono due immagini che non possono essere scisse. L’una richiama l’altra.

Il sepolcro ci parla della morte, una morte terribilmente dolorosa come fu quella di Gesù. Una morte per asfissia e dissanguamento che provoca la sete. Una morte vissuta nella più totale solitudine.

Quante persone sono morte così anche nei nostri giorni. A quante persone è mancato l’ossigeno e sono rimaste soffocate! Quante persone sono morte sole, prive di una carezza o di una stretta di mano!

Ma noi abbiamo la straordinaria grazia di avere il Risorto di Piero, l’immagine più bella ed espressiva che c’è al mondo.

Cosa può voler dire tutto questo se non coltivare, nonostante che permangono ancora tanti segni di morte, la speranza come dono teologale, della vittoria della vita sulla morte?

Pertanto vorrei che in questa mia città tutti coltivassero pensieri di vita.

Vorrei che i colori della natura, illuminati dalla luce, dominassero sul grigiore per il numero di morti o di ricoverati in terapia intensiva o intubati per mancanza di ossigeno.

Vorrei che tutti superassero la sonnolenza di chi non si aspetta nulla di nuovo dal futuro della vita, come quei personaggi di Piero dipinti alla custodia del sepolcro.

Vorrei che una volta tanto tutti andassero al fondo della questione, che questo mondo così come è stato ridotto, non corrisponde più al volere di Dio.

Noi lo abbiamo rovinato e continuiamo a distruggerlo con i nostri egoismi, con le nostre avidità insaziabili e con la nostra mania di dominio, come ai tempi della torre di Babele.

Dio, tuttavia, ci sta purificando per prepararci ad accogliere qualcosa di nuovo.

Come ai giorni di Gesù: lo videro soffrire e piansero sui propri peccati, lo videro morire in croce e si coprirono il volto dalla vergogna.

Alla fine con molta pietà lo chiusero dentro un sepolcro.

Ma al terzo giorno risuscitò, e la gioia così prevalse sul loro pianto, lo stupore illuminò i loro volti e la voglia di vivere e di sognare riprese a correre.

Ai miei carissimi concittadini del Borgo auguro questa medesima gioia.

Sono certissimo che se tutti impariamo la lezione e accogliamo Cristo Risorto,

Lui ci restituisce un cuore puro e uno sguardo nuovo. E questo mondo diventerà pieno di luce e di profumo: il profumo della fraternità universale riconquistata.

Buona Pasqua a tutti, cari miei concittadini.

Don Giancarlo Rapaccini

Foto di Riccardo Lorenzi per il progetto SegnalEtica dell’Associazione Cultura della Pace.

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