In quarantena… ai Caraibi

Il giramondo anghiarese Giacomo Landi oggi lavora nell'arcipelago di Turks and Caicos e dà un consiglio: “Non vivete nella monotonia!”

Giacomo Landi e Patrizia

Giacomo Landi, classe 1974, anghiarese di San Leo. Prima di cominciare a girare il mondo ha lavorato nella bottega di famiglia e poi in una officina della Valtiberina. Ebbe l’idea di riscattare e riattivare l’unica licenza di Taxi della Valtiberina toscana e seppe dare una nuova veste alla professione di tassista trasformandola in un servizio di eccellenza al servizio di molte importanti aziende. Dopo dieci anni cedette il servizio di taxi e seguì la sua compagna ostetrica in un’opportunità di lavoro alle isole Mauritius. Dopo numerose esperienze attraverso paesi di più di un continente, oggi Patrizia e Giacomo vivono nei pressi della spiaggia di Grace Bay nell’isola di Providenciales, facente parte dell’arcipelago di Turks and Caicos, un territorio britannico d’oltremare situato nei Caraibi.

Da Anghiari ai Caraibi passando da molte altre avventure.

Mentre Patrizia lavorava in un ospedale privato alle Mauritius io ho aperto “La Botteghita”, un ristorante-wine bar che in sei anni è diventato il miglior locale dell’isola secondo TripAdvisor. Questo nonostante fossi partito da zero e non parlassi nessuna lingua se non l’anghiarese e il borghese; ma la nostra buona socialità ci ha permesso di crescere. Dopo quasi sei anni riuscimmo a vendere l’attività a due sorelle bolognesi e tuttora oggi il ristorante gode di buona salute. A questo punto ci siamo concessi un anno sabbatico trascorso prevalentemente tra Australia e Nuova Zelanda. Pensavamo di fermarci di nuovo ma le difficoltà burocratiche per stabilirsi là furono insormontabili. Siamo tornati un poco di tempo in Italia e poi a Patrizia è capitata un’occasione di lavoro in Inghilterra. A 40 anni mi è toccato rimettermi a fare la vita del ventenne che emigra a Londra lavorando nei ristoranti e vivendo in una camera in un casa condivisa con altri ragazzi. Tutto questo per circa due anni, quando mi sono messo a cercare lavori per Patrizia a sua insaputa nella speranza di lasciare Londra e metterci di nuovo in viaggio. Arrivarono due nuove offerte in contemporanea: la prima nell’ospedale privato dello Sceicco del Bahrein e la seconda qui alle isole Turks and Caicos. Abbiamo scelto la seconda possibilità e nel primo periodo ho lavorato in un ristorante italiano, mentre la mia compagna, unica non di colore o mulatta, era impegnata nella sua professione.

E cosa fai ora a Turks and Caicos?

Dopo due anni da dipendente mi sono messo in proprio e ho avviato un catering con un altro italiano. Facciamo cucina italiana o caraibica. Lavoro prevalentemente come chef privato per ville di lusso dove spesso soggiornano miliardari americani. Si tratta di ville che possono costare dai 2.500 ai 25.000 dollari al giorno di affitto. Da qualche tempo riesco a fare arrivare qui anche il tartufo della Valtiberina che ha deliziato i palati anche di molti attori di Hollywood. Uno dei miei ex clienti alla Botteghita oggi lavora nel resort più di lusso dell’arcipelago, lui mangiava tartufo quando eravamo alle Mauritius ed è nata l’idea di portarlo anche qui. Di solito lavoriamo con un cliente per una o due settimane consecutive e ci occupiamo di colazioni, pranzi e cene. Il cliente è spesso soddisfatto e si fida di noi nel farsi consigliare ogni tipo di menù.

Che impatto ha avuto il Covid-19 nel tuo lavoro e nella tua vita?

Il coronavirus è arrivato proprio nel momento migliore del mio lavoro e ha bloccato tutto, anche l’arrivo di molti clienti tra cui non sarebbero mancate alcune celebrità. Quando è esploso il problema eravamo in Italia. Siamo riusciti a tornare qui all’ultimo momento utile, prima che chiudessero frontiere ed aeroporti. Con Patrizia che lavora nella sanità eravamo abbastanza informati su tutto. Appena arrivati sono venuti a prenderci in ambulanza e ci hanno messo due settimane in quarantena. Poi lei ha ricominciato a lavorare in ospedale mentre io sono rimasto bloccato a casa. Anche qui, come in tutto il mondo, non erano pronti a questo tipo di emergenza. Basti pensare che neppure in ospedale avevano a disposizione i test. Il lockdown è stata una cosa molto seria e non si poteva uscire di casa. Patrizia che doveva andare in ospedale per lavoro ad ogni viaggio veniva fermata dalla polizia almeno tre volte.

In tutto l’arcipelago ci sono stati appena 12 contagi ed un solo morto. Il problema più che sanitario è prevalentemente economico. Qui si vive solo con il turismo e non ci sono altri tipi di attività. Molte strutture hanno licenziato il personale e si potrebbe innescare un problema di criminalità e quindi di sicurezza. Qualcosa sta cominciando a riaprire, in particolar modo uffici e ristoranti, ma la notte permane il coprifuoco.

Dal mese prossimo dovrebbe riaprire l’aeroporto e di conseguenza potrebbe timidamente ripartire anche il turismo. Questo è fondamentale, visto che qui alcuni hanno già chiuso perché non hanno retto la situazione di avere spese senza entrate. Lo Stato ha dato un piccolo sussidio ai dipendenti di circa 1.200 dollari e 5.000 per le aziende, ma va tenuto conto che questo è un paradiso fiscale con costo delle vita molto alto e per vivere normalmente ogni mese di dollari ne servono almeno 5.000. Una doverosa precisazione: vivere in uno stato off-shore non significa che si abbia chissà quali vantaggi se si è persone normali. I vantaggi sono per coloro che vengono a depositarci denaro, quindi gente particolarmente ricca.

Aiutaci a capire che forma istituzionale c’è a Turks and Caicos.

Nonostante sia un Territorio d’Oltremare della Gran Bretagna in realtà esiste un governo a sé stante. Il Capo di Stato è la Regina d’Inghilterra che nomina un governatore, che a sua volta supervisiona le elezioni del Primo Ministro ogni quattro anni e la nomina dei ministri. Poi c’è una specie di parlamento in parte elettivo e in parte nominato. Siccome qui c’è un’importante presenza di cittadini canadesi, più volte nel corso della storia il Canada ha proposto alla Gran Bretagna l’acquisto di questo territorio. Vari referendum tra i cittadini locali hanno sempre visto prevalere i contrari al passaggio sotto la bandiera canadese. Su poco più di 30.000 abitanti, la piccola comunità italiana è composta da 30 persone. Abbiamo l’abitudine di fare una festa assieme in occasione del 2 giugno, ma probabilmente quest’anno dovremo pensare ad un’altra data.

Quali sono le prospettive per il tuo futuro?

Per ora si spera che riparta il turismo perché è dura vivere qui con un solo stipendio. Ogni volta che c’è una fase di incertezza prendiamo anche in considerazione l’ipotesi di trasferirci da qualche altra parte. Allo stesso tempo sto valutando anche di prendere in gestione uno dei ristoranti locali che potrebbero chiudere a causa dell’attuale crisi. In ogni caso questo è un luogo dove nel mese di marzo c’erano 135 aerei privati parcheggiati in aeroporto. Qui molti ricchi sono venuti a prepararsi a trascorrere la quarantena prima che chiudessero i confini. Ci sono persone per le quali lavora un intero resort a 50.000 euro al mese. È probabile che Turks and Caicos risenta della crisi del turismo meno di altri luoghi, viste le capacità economiche di chi viene qui in vacanza.

Giacomo Landi con la moglie Patrizia

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Intanto approfitto per salutare parenti, conoscenti e amici e ribadire che se qualcuno vuole venirci a trovare siamo in grado di aiutare a muoversi in questo bellissimo e costoso luogo. Poi vorrei ribadire un concetto a cui tengo molto. A molti piacciono le certezze, a me invece è sempre piaciuta l’incertezza, la trovo bella. Io credo che si debba far passare l’idea che si possa anche vivere nell’incertezza. In fasi storiche come questa si può trovare l’occasione per dare una svolta alla propria vita. Il tempo chiusi in casa può servire per far frullare il cervello. Io ho 45 anni, sono mezzo matto e ritengo che sia fantastico sognare, cambiare luoghi e rinnovarsi. Questo ti fa sentire vivo! Quindi alla mia vallata vorrei mandare il seguente messaggio: “Vivete meno nella monotonia!”

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