Ivano Pescari, una vita per la musica

Una carriera da predestinato; è stato il primo musicista a conquistare da umbro la patria del liscio, la Romagna, il primo a realizzare da solo i suoi dischi, un vero indie della musica da ballo, il primo umbro purtroppo a lasciarci causa covid

Ivano Pescari

La prima notizia è che la Pescari Band va avanti,  anzi riprende il cammino, un cammino interrotto nel marzo 2020 causa covid che aveva assunto le dimensioni del dramma con la scomparsa di Ivano, prima vittima del contagio in Umbria, un cammino  che il rimpianto musicista aveva intrapreso all’inizio degli anni 70 suonando la tastiera, lui che aveva studiato fisarmonica fin da bambino. Erano tempi nei quali il genere che l’avrebbe reso famoso era in forte ribasso sostituito dal beat e lui entrando a far parte dei suoi primi gruppi, si era adattato a strumenti allora considerati più moderni, però…però i brani di quel periodo a cavallo tra gli ultimi anni 60 e i primi 70, quelli dei suoi esordi li avrebbe  recuperati nel tempo, riarrangiandoli ed  interpretandoli a modo suo dal vivo e incidendoli, quasi a mantenere un legame con le sue origini di orchestrale e non stiamo parlando solo di classici del periodo ma anche di piccole perle come ad esempio il brano sanremese dei Dik Dik Io mi Fermo Qui, oppure Pensiero d’Amore successo di Mal del 1969.

Ivano Pescari a 5 anni

Esordio… nel fienile

Ma andiamo per ordine: per ricordare Ivano Pescari ho incontrato i figli Simone e Samantha grazie ai quali è stato possibile ricostruire vita e carriera del maestro da poco scomparso. “La prima volta di mio padre con la fisarmonica” esordisce Simone “è stata nel 1958, all’incirca all’età di 4 anni nel fienile del podere dove i suoi lavoravano come mezzadri, agitando a guisa di mantice…due mattoni. Probabilmente” prosegue “imitava il gesto di un fisarmonicista, forse l’allora noto Sarghetta, che aveva visto suonare lo strumento e in questo atteggiamento fu sorpreso dal nonno Michele che, colpito, gli acquistò una piccola fisarmonica. Dopo solo un paio d’ore da che aveva ricevuto l’ambito regalo, il piccolo Ivano fu in grado di suonare il primo brano:Bandiera Rossa. Il padre Tommaso, per tutti “Nino” Pescari e la mamma Clara “Ada”, ascoltando questa prima esecuzione credo che si sentirono le persone più felici del mondo”.Erano tempi nei quali le rivendicazioni sociali dei contadini avevano una forte, anche se ingenua, connotazione politica e la speranza di un futuro migliore passava attraverso i sacrifici imposti dalla povertà oltre che con ritmi di lavoro che lasciavano poco tempo per occuparsi di altre cose “Come ad esempio” continua Simone “la registrazione in comune di una nascita. Mio padre fu registrato con qualche giorno di ritardo rispetto alla sua venuta al mondo” E qui scopro che Ivano, per l’anagrafe, non si chiamava Ivano. “Il vero nome di mio padre era Giuseppe, questo perché mio nonno quando si recò in comune avendo dimenticato l’indicazione di chiamarlo Ivano, come avrebbe voluto mia nonna, lo fece registrare col nome di Giuseppe”. Testimonianza di questo curioso aneddoto sono gli oltre 250 spartiti di brani composti dal fisarmonicista e depositati alla SIAE, tutti firmati Giuseppe Pescari. “Ma in famiglia tutti lo hanno sempre chiamato Ivano” conclude Simone. 

Lui” confessa il figlio “è sempre andato controcorrente fin da piccolo anche in famiglia; mentre tutti i parenti amavano la caccia a lui piaceva solo suonare”  A parte il primo brano “politico” il piccolo fisarmonicista, ottenuta in regalo dal padre una vera fisarmonica,  imparò in fretta un repertorio che gli permise di andare a suonare in varie occasioni. “Lo zio Berto si caricava la fisarmonica in spalla” racconta Simone “e col motorino lo accompagnava alle feste nei vari casolari della zona dove si tenevano le cosiddette veglie, durante le quali gli invitati portavano generi alimentari, formaggi e insaccati, come cena e pagamento della prestazione e in tal modo facevano festa perché” riepiloga Simone “dopo il duro lavoro sui campi che occupava tutta la giornata, la gente aveva voglia di svagarsi in modo sano; qualcosa di aggregante che dovrebbe essere recuperato in questi tempi nei quali domina l’individualismo elettronico”.

Per i Fratelli della Romagna successo… in Romagna

Per tutti gli anni 60 Ivano ha continuato con la partecipazione, dapprima saltuaria poi con frequenza  sempre maggiore, a queste feste campagnole, provocando qualche mugugno in famiglia. “In casa, c’era solo lo zio che appoggiava la sua scelta” mi dice Simone “le sue erano due braccia in meno per il lavoro nel podere, dal momento che passava molto tempo ad esercitarsi sullo strumento, studiando da autodidatta e prendendo lezioni dal maestro Siro Gustinucci di Città di Castello”. Finché, come abbiamo ricordato, fra la fine dei 60 e l’inizio dei 70, entra a far parte di piccoli gruppi locali il più importante dei quali nel 1972 è L’Acqua Pesante che due anni dopo lui trasformerà nei Fratelli della Romagna indirizzando in proprio repertorio in direzione dei ballabili in stile romagnolo

“ Come cantante aveva una bella estensione, una cassa di risonanza molto capace e una buonissima intonazione; ha imparato a cantare da autodidatta, i suoi cavalli di battaglia erano Granada, Un Amore Così Grande di Claudio Villa e Una Miniera dei New Trolls” mi spiega Simone “Per quel che riguarda la sua voce” interviene la figlia Samantha ”c’è stata una svolta quando portava me quindicenne, a lezione dal maestro Romolo Castiglioni, baritono riminese. Ascoltando le lezioni del cantante, in poche battute riusciva ad impadronirsi della tecnica” e Simone “Era il 97 poco dopo che aveva chiuso l’orchestra”.

Dai primi anni 70 ai primi anni 90 Ivano con I Fratelli Della Romagna ne aveva fatta di strada, letteralmente, tenendo serate in tutto il centro Italia e addirittura “violando” il territorio romagnolo“Per quel che riguarda la musica da ballo” puntualizza Simone “da parte dei romagnoli c’è chiusura assoluta verso le orchestre provenienti da fuori, ritenendosi unici depositari del liscio”. Eppure, dopo la diffidenza iniziale, Ivano e i Fratelli della Romagna, anche grazie all’ingresso nell’orchestra avvenuto nel 1987 di Edgardo Gelli, voce storica dell’orchestra Secondo Casadei, erano riusciti ad ottenere grande successo anche nelle balere del ravennate del forlivese e del riminese. “Con l’ingresso di Edgardo” spiega Simone ”l’orchestra I Fratelli della Romagna è riuscita, come diceva mio padre, a valicare gli Appennini per farsi apprezzare nelle balere della Romagna, cosa altrimenti impossibile per un’orchestra umbra, un fattore questo sempre riconosciuto da Ivano e un’amicizia con lo storico cantante che non si è mai interrotta. In quel periodo, molto fecondo come compositore, scrisse brani come Italia 90 e con Edgardo Gelli, Voglia d’Amare, due fra i più significativi fra le sue composizioni”. Di questo periodo e di quelli successivi sono le sue partecipazioni a trasmissioni televisive come Romagna Mia di Nilla Pizzi, Tavola Grande di Gianni Siroli, Ieri Goggi e Domani di Loretta Goggi, A Bocca Aperta di Gianfranco Funari. In ogni caso l’estremo campanilismo romagnolo faceva si che in quel periodo il gruppo fosse presentato come Edgardo Gelli e I Fratelli della Romagna.

L’attività quasi frenetica del musicista aveva la sua ragion d’essere oltre che per l’amore per la musica anche per il personale riscatto sociale, perché attraverso il sacrificio di un’attività alla lunga massacrate e con l’aiuto sia morale che materiale della famiglia, era riuscito col tempo a farsi costruire una bellissima casa per se e per tutti i suoi cari comprensiva di un completo studio di registrazione. “Tutto questo” tiene a ribadire Samantha “con l’unione della famiglia per i componenti della quale, noi bambini, la mamma Valeriana e l’immancabile e indimenticabile nonno Antonio, c’era sempre posto sul pullman insieme a lui e ai membri del suo complesso  e spesso si aggregavano anche i vicini di casa e gli amici”. Una sorta di patriarca non solo per la famiglia ma anche per le sue numerose conoscenze che coinvolgeva in molte delle sue trasferte, lui sempre pronto alla battuta sia sul palco che nella vita era incapace di solitudine. “In sostanza il pullman” puntualizza Simone “non era soltanto per l’orchestra ma era anche per gli amici che volevano partecipare e questo negli anni 90 ha portato alla separazione dai Fratelli della Romagna perché lui ha sempre visto la musica come aggregazione mentre i componenti romagnoli entrati nel gruppo la intendevano .unicamente come professione e alcuni di loro, anche fra i fondatori del gruppo, avevano lasciato il precedente lavoro per dedicarsi solo alla professione di orchestrale. Ivano, che aveva avuto esperienze da meccanico, era quello che gestiva il mezzo occupandosi della manutenzione e avrebbe voluto utilizzarlo per la comunità che si divertiva a seguire le serate del gruppo, mentre gli altri componenti dei Fratelli della Romagna mal sopportavano questa situazione che a loro dire, fra scherzi e chiacchiere dilatava i tempi di ogni serata”. Il divertimento è stata la costante dell’attività del fisarmonicista, così importante il contatto con la sua gente da sacrificare ad esso anche il gruppo che aveva fondato e col quale si era affermato.

Dall’Orchestra Spettacolo col suo nome all’esperienza da solo

Gli anni 90 sono stati quelli nei quali Ivano ha realizzato moltissimi brani,”il periodo nel quale” mi dice Samantha “ha composto una parte cospicua dei suoi pezzi per fisarmonica; ballabili di ogni tipo” . Dopo l’uscita dai Fratelli della Romagna Ivano ha creato l’Orchestra Spettacolo Ivano Pescari, con collaudati musicisti locali, fra i quali Giovanni Bregolisse alla Batteria e Gualtiero Zanchi alla chitarra oltre ad una coppia argentina, Anna Pino, pianista ed il marito Edgardo Knaudt, bassista e chitarrista, Giampaolo Caminati al basso e Giuliano Mastini ai fiati, entrambi dalle Balze, Una citazione particolare merita il fedelissimo Antonello Capanni, l’unico dei “Fratelli della Romagna”  rimasto al suo fianco anche nella nuova avventura. Vennero nuovi successi per i quattro anni dal 1991 al 1995. Nel 1999 inizia la sua collaborazione con l’allora giovane fisarmonicista Gianluca Bibiani, oggi affermato musicista. “Gianluca aveva avuto modo di ascoltare mio padre durante le sue esibizioni” racconta Simone “ha voluto conoscerlo mentre ancora stava studiando concertazione”. A quei tempi, dal 1997, conclusa da poco l’esperienza con l’Orchestra Spettacolo Ivano Pescari, il musicista girava le piazze facendo piano bar con fisarmonica e tastiere accompagnandosi con basi registrate su minidisc. “Gianluca vedeva Ivano come riferimento del settore per questo gli propose di scrivere musica da ballo insieme. Questo perché” mi spiega Simone “mio padre in quel periodo faceva tante serate, al punto che, tra il lavoro giornaliero in Comune a Città di Castello e i numerosissimi intrattenimenti serali, in casa c’era pochissimo”. Anche se come precisa Samantha “non ha mai fatto mancare il suo affetto a noi figli e a nostra madre Valeriana che in quel periodo lo ha coadiuvato come technical support. Io stessa, fin  da ragazzina, ero spesso insieme a loro e salivo sul palco a cantare. Sono anche gli anni in cui nasce il primo Fan club Ivano Pescari,  nel 1998 a Spoleto, al quale, nell’anno successivo, seguano quelli di Terni e Orvieto”. La collaborazione con Gianluca, e aggiungiamo noi, anche con Simone, ha portato alla realizzazione di numerose produzioni musicali molto apprezzate e collaborazioni con le orchestre Borghesi e Renzo il Rosso.

A proposito del figlio, anche lui valente musicista, Simone. da ragazzo voleva suonare la batteria al che lo stesso racconta che il padre gli disse: “Che me ne faccio di un batterista? Impara a suonare il clarinetto e il sax così andiamo a assieme a fare serate.Io mi sono appassionato” prosegue il figlio “studiando fiati con un suo ex orchestrale, mentre lui faceva concerti da solo nelle balere dell’ Umbria accompagnato dalla mamma, così ad un certo punto gli ho chiesto di riformare l’orchestra. Malgrado mia madre fosse contraria, alla fine, dopo qualche tempo, anche per l’interessamento degli amici romagnoli che non si erano dimenticati di lui, e nonostante che io in quel momento, dopo aver fatto esperienze con altre orchestre, essendo sposato e diventato padre, avevo lasciato da parte la musica, nel 2014 abbiamo riformato l’orchestra, la IvanoPescari Band, malgrado sapessimo entrambi le difficoltà nel tenere serate con lo stesso ritmo di una volta”.Proprio per questo “ interviene Samantha “lui non aveva mai lasciato il lavoro in comune dal momento che conosceva perfettamente le difficoltà burocratiche e amministrative che comportava la professione di orchestrale ma senza stare sul palco non riusciva a vivere”. Per dire di quanto grande sia stata la sua passione: “Nel 1991per il debutto con L’orchestra Spettacolo Ivano Pescari” racconta Simone “mio padre aveva un blocco alla schiena dovuto ad un’ernia al disco ma ha suonato lo stesso con un busto e infiltrazioni di cortisone facendo tutta strada per la balera lungo disteso sul furgone”.

Un artista sempre all’avanguardia

“La grande sensibilità musicale di mio padre” mi spiega Simone “gli permetteva di dare un differente stile alle sue interpretazioni a seconda del posto dove suonava e del pubblico che andava li a ballare. Se doveva, ad esempio, eseguire in Umbria un classico del liscio romagnolo lo adattava al diverso modo di interpretare la danza da parte dei ballerini. Lui non aveva” prosegue “una tecnica sopraffina ma riusciva ad afferrare al volo i passaggi degli altri fisarmonicisti e a riproporli: Ruvido come tecnica ma dotato di gusto innato che rendeva inconfondibile il suono della sua fisarmonica”. Questa caratteristica di impossessarsi in fretta di quel che lo interessava “Lo ha portato” racconta Samantha “ad essere stato uno dei primi in zona ad usare il computer che gli serviva per registrare i suoi CD senza passare da costose sale di registrazione”, “Lui, a quel punto” interviene Simone “si è fatto la sua sala di registrazione nella casettina in legno che sorgeva dove oggi c’è la nostra casa, con registratore a otto piste col quale ha realizzato i suoi primi dischi, cosa che ha continuato a fare nella sala di registrazione della sua nuova abitazione fino al 2014 in compagnia di Gianluca Bibiani”. “In tal modo” riprende Samantha “sia in studio che sul palco ha espresso tutte le possibilità offerte dalla musica. È stato un modo per mettere in pratica tutte le sue potenzialità”.

Accordeon è un brano nato in studio” mi dice Simone “scritto e registrato con Gianluca e suonato da tantissimi fisarmonicisti italiani e stranieri, un pezzo fortunato che ha aperto la strada a tante esecuzioni anche dei suoi pezzi successivi. In quel periodo, visto che riempiva ogni sala nella quale era chiamato a suonare, era il punto di riferimento per tutti i musicisti”.  All’avanguardia anche con la registrazione delle basi che lo accompagnavano quando si esibiva da solo. Mentre gli altri solisti avevano basi con suoni meccanici lui le realizzava in studio con strumenti veri. Questo suo andare controcorrente lo ha portato ad esibirsi da solista mentre andavano di moda le orchestre e a riformare l’orchestra mentre gli altri facevano i solisti.

La Pescari Band continua nel suo nome

Umanamente Ivano era sempre pronto a dare una mano a chi chiedeva il suo aiuto, una persona priva di invidia disponibile per tutti anche se a volte nel mondo degli orchestrali c’è stato chi di questa fiducia non ha saputo farne buon uso. “Ma lui per noi figli” mi dice Samantha “è stato un grande insegnante di vita, non lo ringrazierò mai abbastanza per gli stimoli che ci ha dato sempre e per la libertà delle nostre scelte. Io, dopo un iniziale avvicinamento alla musica, ho fatto cose diverse nella vita pur restando in campo artistico e lui non ha mai interferito con le mie scelte convinto che dovessi seguire le mie inclinazioni. È stata una grande lezione di vita”

In conclusione Simone mi annuncia che il percorso della Pescari Band riprende nel nome e nel ricordo del padre “perché” afferma “l’orchestra è stata sempre la passione di mio padre; la cosa bella da realizzare insieme ad altri musicisti, alla fine anche con me, suo figlio e con sua figlia: se non se ne fosse andato così presto avrebbe continuato a discutere con me di musica magari litigando per i diversi punti di vista su questioni tecniche ma alla fine assecondandomi, tanto era per lui il piacere di condividere la sua passione con suo figlio”  “Per quel che riguarda il suo ricordo” conclude Samantha “abbiamo in programma di montare un piccolo film documentario, in collaborazione con Gianluca Bibiani, con il contributo di altri musicisti amici mettendo insieme vari filmati delle serate tenute da mio padre. Lui si merita questo omaggio”; ed è quello che penso anch’io.

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