Le pennellate luminose di Carlo Rossi nei suoi “Scorci di Anghiari”

Intervista al pittore che attraverso gli acquerelli comunica il grande amore per le vie e per le campagne della città che ha nel cuore.

Carlo Rossi nel suo studio

Immerso nei vicoli del centro storico anghiarese, si può notare un piccolo anfratto illuminato. Si tratta dello studio Scorci di Anghiari, dove Carlo Rossi si rifugia per realizzare ed esporre i suoi quadri. “Questa è la mia tana. Sto sempre qua, anche la domenica o quando ho del tempo libero dal lavoro”. Un angolo di pace dove il pittore ci ha accolti per la nostra intervista.

“Alle superiori frequentato l’Istituto d’Arte ad Anghiari”, racconta Rossi parlando del suo percorso che l’ha portato a diventare l’autore che è oggi. “All’epoca si trattava di una scuola molto valida, che mi ha dato una buona preparazione e dove c’erano degli insegnanti veramente eccellenti. Poi mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Urbino e da lì ho iniziato a dipingere. Invece di andare a lezione di matematica andavo a disegnare. Per fortuna alla fine mi hanno dato il sei politico”, commenta Carlo divertito. “All’Accademia mi sono state insegnate le tecniche vere e proprie e la passione è sempre andata avanti”.

Col tempo, Rossi si è focalizzato prevalentemente nella pittura ad acquerello, specializzandosi in un’inusuale variante di quest’ultima: “La mia è una tecnica particolare. Ho iniziato con l’acquarello in carta, ma poi sono passato a quello in tela, perché provandone una notai che rispondeva in modo più luminoso. Non è una cosa semplice, perché non è una tecnica scritta e mi sono portato avanti in questo limbo anche se venivo sconsigliato dai professori. I primi tentativi non erano andati molto bene, poi però, andando avanti nel tempo, ho superato molte barriere che trovavo nella tela e sono arrivato ai lavori che sto facendo adesso, che sono il punto fermo della mia vita”.

Ed è proprio la gande luminosità che l’artista riesce a donare alle sue opere il primo aspetto che salta all’occhio osservando i lavori di Rossi: “C’è effettivamente molta luce nei miei quadri. Per me la luce è sempre la cosa più importante in un dipinto. Chi li vede mi dice spesso che gli trasmettono tanta tranquillità, anche per via del verde e della natura spesso presenti, ed è quello l’effetto che voglio”.

Parlando con lui, risulta inoltre evidente l’amore viscerale che Carlo nutre per il luogo in cui vive: “Il mio mondo è quello del paesaggio e lo sarà sempre: quello di Anghiari e della terra che circonda il paese e che conosco benissimo. Sono nato qui e da piccolo passavo le giornate nel bosco, a pescare, vicino ai fiumi e alle piante, che mi piace riprodurre. Poi ovviamente il paese stesso e il suo centro storico, la bellezza di un luogo di cui sentirsi orgogliosi ogni volta che lo si guarda. Anghiari è un borgo arroccato, circondato da queste mura pesanti. È come se fosse un nucleo inserito nella collina e forse è per questo che negli abitanti è nato questo forte senso di appartenenza”.

“Il mio studio è nel centro di Anghiari da circa vent’anni e ci tengo a mantenere questo angolo di luce all’interno del mio paese, che amo. Oltretutto, su questa strada, soprattutto d’estate, ci passa il mondo.” E percorrendo i vicoli, sono stati in tanti ad apprezzare gli ‘Scorci di Anghiari’ di Rossi, indifferentemente che si trattasse di abitanti del luogo o di turisti. “Ho venduto quadri ad americani, libanesi, israeliani, sudamericani. Però il mio lavoro è molto apprezzato anche dalla gente del posto, che a volte mi commissionano opere che ritraggono posti per loro importanti. Ho fatto anche dei quadri che ritraevano semplicemente dei piccioni appoggiati su una finestra, non ritraggo solo scorci di paesaggio. Cerco però di inquadrare un determinato particolare che faccia immediatamente capire dove ci si trova. Qualunque anghiarese che viene qui può dire ‘io questo lo vedo tutti i giorni.’ D’altronde, dove ti volti c’è qualcosa, qui ad Anghiari, così come nelle campagne circostanti.”

L’ingresso dello studio del pittore anghiaresi

Tra tutti i suoi dipinti, Carlo non ha dubbi quando c’è da scegliere il suo preferito. “È un dipinto che ovviamente non è in vendita. Ritrae un punto a metà della Via del Carmine. È il mio preferito perché ho tanti ricordi e immagini di momenti preziosi vissuti in quel luogo. È una strada bellissima che cambia a seconda delle stagioni e ogni volta che la percorri hai un quadro diverso davanti.”

Per finire, Carlo ci ha parlato di alcuni suoi progetti per il futuro. “Ovviamente a un certo punto nasce anche l’esigenza di sperimentare altre dimensioni, altri soggetti. Mi sto cimentando in opere un po’ più complicate, con formato 1,20 metri per 1,20 metri, sempre incentrate sulla natura e sui nostri boschi. Se ne vedranno delle belle, perché ci sto lavorando tanto. Ho già finito un quadro di questo tipo ed è piaciuto. Queste sensazioni, lo studio del paesaggio e il senso di appartenenza non li lascerò mai, però sto facendo anche delle ricerche diverse.”

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