L’odissea della diga di Montedoglio

Cantiere posto sotto sequestro dalla Procura di Arezzo. Nuovo capitolo di una vicenda senza fine. I momenti chiave dal crollo del 2010 ad oggi

Sono passati quasi dieci anni da quello che è stato uno degli incidenti più gravi che abbia riguardato la Valtiberina dal dopoguerra ad oggi. È ancora vivo e forte il ricordo di quel 29 dicembre del 2010, quando la notizia del collasso dello scarico di superficie della diga di Montedoglio lasciò col fiato sospeso l’intera comunità. Furono ore interminabili, condite da grandi timori e senso di smarrimento di fronte ad una potenziale catastrofe.

Con il crollo dei conci della parete di sfioro, quella sera, caddero anche tante certezze sull’effettiva sicurezza dell’invaso. Da questo episodio, come noto, si è originata una lunga epopea giudiziaria fatta di sequestri, indagini e processi, alla quale va ad aggiungersi un articolato iter burocratico che solo nello scorso ottobre ha portato all’apertura dei cantieri per il ripristino della struttura danneggiata.

Quando sembrava che ci potesse essere una luce in fondo al tunnel, ecco arrivare lo stop delle opere a causa dell’emergenza coronavirus. Ma i disagi dovuti al lockdown sono stati in realtà solo il prologo di una beffa concretizzatasi ieri, con il sequestro preventivo dell’area disposto dalla Procura di Arezzo per una serie di irregolarità sui cantieri. L’operazione, condotta dai Carabinieri Forestali di Sansepolcro e del gruppo ambiente della Procura con il coordinamento del pm Angela Masiello, ha coinvolto anche alcuni impianti della Valtiberina per gestione illecita di rifiuti speciali e reati di falso.

In giornata, l’Ente Acque Umbre Toscane, gestore dell’invaso, ha fatto sapere che “l’Eaut in qualità di committente dei lavori in appalto e, come tale, soggetto danneggiato da eventuali illeciti commessi dalle ditte operanti nel cantiere, valuterà la costituzione di parte civile nei confronti di terzi che dovessero essere ritenuti responsabili. Nell’attesa che le indagini facciano chiarezza e confidando che ciò possa avvenire in tempi celeri, l’Ente, per quanto nei poteri della stazione appaltante, si è immediatamente attivato affinché venga ripristinata la piena funzionalità del cantiere.”

“Confido che l’Eaut in quanto stazione appaltante si possa attivare per ripristinare la piena funzionalità del cantiere nell’attesa che la magistratura inquirente faccia chiarezza sui fatti”, è stato il commento a caldo del presidente dell’Unione dei Comuni della Valtiberina, Alessandro Polcri.

La vicenda Montedoglio dal 2010 ad oggi, in sintesi

Il collasso della struttura determinò un’enorme fuoriuscita d’acqua dal lago artificiale di Montedoglio che ingrossò il letto del Tevere, provocando allagamenti lungo il corso del fiume: in quei giorni furono riversati a valle circa 55 milioni di metri cubi d’acqua.

Nelle ore successive al crollo, la Procura di Arezzo aprì un fascicolo per fare chiarezza sulla vicenda nel quale furono inseriti tutti i documenti relativi alla progettazione della diga. L’accusa formulata fu quella di disastro ambientale aggravato.

Il processo ha avuto il via nel 2017: a presentarsi sul banco degli imputati furono Diego Zurli, ex direttore dell’Ente Irriguo Umbro Toscano e Stefano Cola, ingegnere che lavorava all’epoca dei fatti per il medesimo ente. Secondo l’accusa, i due furono responsabili di aver scarsamente vigilato sull’infrastruttura sottovalutando la crepa che si aprì in uno dei conci a partire dal 2006. Nel 2018 arrivò l’assoluzione per entrambi gli imputati, per i quali il pm aveva chiesto pene rispettivamente di 16 e 8 mesi.

Nello stesso anno l’allora ministro Riccardo Nencini annunciò lo stanziamento di oltre un miliardo di euro per una serie di interventi su alcune infrastrutture locali, tra cui la diga di Montedoglio. Sempre nel 2018, a dicembre, la diga venne ufficialmente dissequestrata.

Il primo step della ricostruzione ebbe luogo nel marzo del 2019 con la pubblicazione di un bando regionale da 6 milioni e mezzo di euro per il rifacimento dei conci crollati: obiettivo principale, riportare la capacità di invaso utile a 135 milioni di metri cubi. Sei mesi dopo, il 3 settembre, arrivò l’assegnazione dei lavori a una ditta di Terni: il 23 ottobre, alla Motina, si tenne la cerimonia di consegna del cantiere.

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