Matteo Tarducci: “Necessarie risorse che sostituiscano i mancati incassi”

Il presidente di Confesercenti Valtiberina: “Negozi di vicinato fondamentali, in futuro molto dipenderà anche dal comportamento dei consumatori”

Matteo Tarducci

Immagine originale di Confesercenti Arezzo

Il ciclo di interviste di TeverePost con i rappresentanti delle associazioni di categoria del territorio prosegue oggi con Matteo Tarducci, presidente di Confesercenti Valtiberina, che analizza l’impatto del coronavirus sull’economia, commenta le misure del Governo ed esamina gli scenari futuri.

Come sta incidendo il coronavirus sull’economia del nostro territorio? Tra i vostri associati quali sono le attività più colpite?

Le attività più colpite sono quelle turistiche perché hanno subito da subito disdette fin dai primi giorni e sono quelle che ripartiranno più tardi, difatti anche ad emergenza terminata sarà difficile riprendere la mobilità di prima della pandemia. E noi puntavamo molto sullo sviluppo turistico. Ma di qui a fine anno, o fintanto che non ci sarà una cura efficace, sarà scarso o solamente italiano. Quello straniero forse ripartirà dalla prossima stagione. Legati al turismo ci sono i ristoranti e i pubblici esercizi: sono e saranno le attività più colpite perché potranno ripartire con difficoltà e dopo tutte le altre. Perciò la stagione dei mancati incassi sarà più lunga. Ma è una classifica che è difficile fare: tutto il commercio, escluso forse quello alimentare, sta soffrendo e soffrirà.

Già i negozi tradizionali stavano vivendo una situazione difficile, tutti ricordiamo gli appelli di qualche mese fa a salvare il commercio nei centri storici. Bene, ora tutto è peggiorato. E continua a peggiorare, perché ancora non sappiamo quando riapriremo e perché anche allora sarà scarsa la propensione agli acquisti: le limitazioni peseranno sulla possibilità di effettuare acquisti agevoli. Quindi potremo avere un disastro. E lo avremo se non ci saranno misure a salvaguardia di questa rete di operatori. È difficile dire in quanti chiuderanno, ma sappiamo che ciò avverrà. A meno che non arrivino interventi efficaci di sostegno.

Qual è la vostra valutazione sulle misure attuate dal Governo? Cos’altro va fatto?

Le misure del governo fino ad oggi hanno prevalentemente riguardato la salvaguardia della salute e forse finora era giusto questo. Sono invece stati pochi i provvedimenti sull’economia: il contributo di 600 euro per il mese di marzo e il finanziamento di 25.000 euro previsto dal recente decreto. Ciò che è necessario se vogliamo che le imprese continuino a vivere sono però risorse che sostituiscano i mancati incassi senza dover restituire. Solo così sarà possibile per molti ripartire.

Gli enti locali, i comuni della Valtiberina, possono fare qualcosa?

Gli enti locali si devono rendere conto che i negozi sono e saranno in difficoltà a pagare le tariffe dei servizi, perciò si dovrà oggi e in futuro considerare questo stato di eccezione.

Come Confesercenti sta supportando i proprio associati?

Innanzitutto informa le aziende di che cosa devono fare. Si immagini che da metà febbraio ad oggi sono una trentina i provvedimenti usciti, e per ognuno di loro c’è stata la necessità di consigliare le aziende su come comportarsi. Anche quel poco di attività che le aziende oggi effettuano, come la consegna a domicilio, avviene grazie al lavoro dell’associazione. Poi, l’altro grande tema di impegno sono i provvedimenti di sostegno, a livello regionale e nazionale. Un’attività particolare ha riguardato l’accesso ai 600 euro di marzo e oggi quello al prestito dei 25.000 euro.

Quali sono le prospettive per il futuro del commercio in Valtiberina?

Molto dipende dal sostegno che le attività riceveranno dal Governo, e oggi come ho detto c’è stato ben poco. Ma in futuro dipenderà anche dai consumatori. Questa situazione ha reso evidente un punto: quanto sono preziosi i negozi di vicinato in tempi in cui non ci si può muovere. Trovare negozi vicino casa è stato in questi giorni un elemento prezioso, e continua ad esserlo.

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