Ancora prese di posizione sulla ferrovia Arezzo-Sansepolcro

Dopo PD del capoluogo, presidente della provincia e Ivano Del Furia, sul tema intervengono Ceccarelli, Casucci, Giunti e Del Siena

La stazione ferroviaria di Sansepolcro

Ferrovia Arezzo-Sansepolcro: a sollevare la questione erano stati inizialmente i consiglieri comunali aretini del PD Caporali e Gallorini, a cui aveva risposto la presidente della provincia Chiassai. A lei aveva a sua volta replicato, proprio sulle pagine di TeverePost, l’ex sindaco di Sansepolcro Ivano Del Furia (di queste prese di posizione il nostro giornale ha dato conto in questo articolo). A seguire si sono però fatti registrare numerosi altri interventi, a cominciare da quello del capogruppo del PD in consiglio regionale, Vincenzo Ceccarelli, il cui commento è sulla falsariga di quello di Del Furia. D’altra parte, all’epoca della redazione dello studio di fattibilità per la Arezzo-Sansepolcro, i primi anni duemila, i due erano rispettivamente presidente della provincia e presidente del consiglio provinciale:

“Mi ha colpito la fantasiosa ricostruzione della Presidente della Provincia di Arezzo – ha scritto Ceccarelli – Ad onor del vero, devo ricordare che l’idea divenne progetto durante la mia presidenza della Provincia, nei primi anni 2000 quando, nonostante la progettazione di ferrovie non sia certo una competenza delle Province, abbiamo investito risorse economiche e umane per realizzare uno studio di fattibilità, d’intesa con Camera di Commercio e comuni interessati. Una volta definito, il tracciato fu recepito negli strumenti urbanistici della Provincia e dei comuni e fu fatta richiesta di fare altrettanto anche ai comuni marchigiani e romagnoli, con l’obiettivo di creare le premesse per un’opera che andasse oltre Sansepolcro e collegasse la dorsale ferroviaria appenninica alla linea adriatica. Una sorta di Due Mari ferroviaria, che aprisse ad una prospettiva di collegamento che certamente avrebbe un grande interesse trasportistico e commerciale, non solo per il territorio aretino. Fu la Provincia di Arezzo a richiedere alla Regione l’inserimento dell’opera nell’atto integrativo dell’intesa generale quadro delle infrastrutture strategiche del 2010. In quell’intesa erano inserite opere per oltre 30 miliardi, quasi tutte di interesse nazionale e in buona parte ad oggi da realizzare. Se, dunque, oggi è possibile immaginare una prospettiva che consenta agli attuali amministratori di cogliere una eventuale opportunità che possa venire dal Recovery Fund per tentare di rilanciare questo progetto è solo grazie al lavoro fatto da chi li ha preceduti”.

Anche il consigliere regionale della Lega Marco Casucci ha parlato di trasporti in Valtiberina: “Da tempo affermo che la mancanza di una ferrovia in esercizio sta penalizzando il territorio valtiberino e i servizi sostitutivi su gomma non hanno lo stesso grado di efficienza – ha spiegato – Ritengo opportuno che il nuovo assessore regionale Stefano Baccelli si affianchi rapidamente all’assessore umbro ai trasporti, Enrico Melasecche, che ha recentemente ribadito al Governo nazionale, come punto fondamentale, il mantenimento da parte dell’Esecutivo del contratto di programma per ciò che riguarda la tratta Terni-Perugia-Sansepolcro”. La Arezzo-Sansepolcro viene ricollegata anche da Casucci al progetto del treno a idrogeno Sulmona-Sansepolcro: “Le richieste di utilizzazione di treni a idrogeno, provenienti da più parti, risultano sicuramente condivisibili, ma purtroppo destinate, al momento, a cadere nel vuoto per i palesi ritardi della Regione Toscana. Infatti dopo un iniziale infruttuoso tavolo sulla materia istituito nel 2017, solo recentemente la stessa Regione ha ripreso in mano la materia e dalla missiva ricevuta abbiamo capito che ci troviamo solamente in una fase embrionale. Torniamo convintamente ad appoggiare il progetto – conclude comunque Casucci – auspicando come importante prospettiva il prolungamento della tratta ferroviaria da Sansepolcro ad Arezzo, peraltro di solo 28 km, dando finalmente attuazione a un’idea che, pur risalendo nel tempo, richiede ancora di essere dovutamente sostenuta”.

È di questa mattina inoltre la dichiarazione dell’assessore all’urbanistica e al turismo del comune di Sansepolcro Francesco Del Siena, che ha ricordato “il progetto di recupero del tracciato della ex ferrovia Arezzo-Sansepolcro come ciclovia nei comuni di Monterchi, Anghiari e Sansepolcro, con un investimento che sfiora i 600 mila euro” e ha fatto riferimento alla lettera che ”il sindaco Cornioli, insieme ai colleghi di Città di Castello e San Giustino, ha scritto all’assessore regionale per chiedere un tavolo di confronto per il ripristino della Fcu nel tratto Città di Castello-San Giustino-Sansepolcro”, Relativamente ai progetti Sansepolcro-Sulmona e Arezzo-Sansepolcro, Del Siena sottolinea che “la speranza è che non si tratti degli ennesimi annunci a cui assistiamo da tempo immemore, perché la Valtiberina necessita di ripensare la sua mobilità. Gli studi di fattibilità sono pronti da molti anni ma sono sempre mancate le disponibilità e le scelte progettuali. Spero quindi che non restino solo sulla carta ma che finalmente si dia una vera sterzata verso la loro realizzazione. Il sogno resta quello di una stazione di Media Etruria come snodo fondamentale tra quattro regioni”.

Trasporti, infine, anche al centro di un comunicato del consigliere comunale biturgense di Forza Italia Tonino Giunti, che parte dalla propria richiesta di riapertura del passaggio a livello ciclopedonale di via del Regliarino: “La risposta dell’assessore è stata categorica – dice Giunti – Il passaggio, con quel metro e mezzo di rete da togliere, non può essere riattivato perché la chiusura è stata imposta dai vertici di Fcu che sono i proprietari delle rotaie. Riaprire quel varco equivarrebbe a rinunciare ad una eventuale riattivazione del tratto di ferrovia fino alla stazione. Adesso che si parla della ferrovia fino ad Arezzo, di ripristinare quella fino a Perugia e di quella fino a Sulmona con un treno ad idrogeno, riaprire quel passaggio sarebbe stata dunque un’eresia”, commenta il consigliere, che poi pone una serie di quesiti: “Ma allora perché nel dopoguerra il tratto con Arezzo e Fossato di Vico è stato dismesso? Perché nel Piano urbanistico territoriale della Regione Umbria dei primi anni ’80 quel tratto di linea fino a Sansepolcro veniva chiamato Metropolitana regionale di superficie? Perché l’elettrificazione della ferrovia non è stata messa in funzione e le locomotive hanno funzionato ultimamente fino alla sospensione del servizio solo a gasolio? E poi perché la piastra logistica di Città di Castello è stata realizzata sul lato opposto della ferrovia rispetto alla E45? Quello che conta però è che tutti ora promettono queste nuove linee ferroviarie per Sansepolcro. Che dire, chi vivrà vedrà”, conclude Tonino Giunti.

Exit mobile version