Coronavirus, le preoccupazioni dei dipendenti dei supermercati

Mascherine inadeguate, difficoltà a rispettare le distanze di sicurezza, superficialità di alcuni clienti: anche nel nostro territorio commessi in prima linea, mentre va avanti la battaglia contro le aperture domenicali

Carrelli del supermercato

“Per certi versi siamo fortunati a poter continuare a uscire e lavorare”, dice un dipendente di un supermercato di vallata, ma allo stesso tempo “non c’è la tranquillità di poterlo fare in sicurezza”. Questo in primo luogo perché è difficile mantenere le distanze di sicurezza, anche tra gli stessi colleghi, “per esempio quando si è in due dietro lo stesso bancone e ci si incrocia inevitabilmente”.

Ma c’è anche un comportamento poco rispettoso da parte di alcuni clienti, per fortuna non la maggioranza, che hanno un atteggiamento superficiale. “Ci sono alcuni che vanno al supermercato tutti i giorni a prendere un pezzetto di pane e 50 grammi di prosciutto”, spiega a TeverePost Diego Loreto, responsabile aretino di Uiltucs, “altri vedono la spesa come un’occasione per fare due passi e fermarsi a chiacchierare”. Andare al supermercato per qualcuno è davvero diventato un momento di svago nella reclusione quotidiana, ma questo genera preoccupazione nei dipendenti: “Il personale adesso ha a disposizione dispositivi di protezione individuale, ma si tratta di materiale spesso inadeguato, fai-da-te, data la generale carenza di mascherine certificate. In più gli stessi clienti, nonostante le prescrizioni, non sempre le indossano”.

In questo contesto si inseriscono le rivendicazioni sindacali legate a riduzioni di orario, sia per ridurre il carico di lavoro e permettere ai lavoratori un adeguato recupero psico-fisico, sia per esporli meno ai rischi del contagio. “Quella delle chiusure la domenica e nei giorni festivi è una battaglia che abbiamo sempre portato avanti fin da tempi non sospetti”, ricorda Loreto; “a maggior ragione adesso come sindacati confederali stiamo chiedendo a gran voce la chiusura anticipata rispetto alle abituali ore 20 e la non apertura domenicale e festiva: alcune catene hanno accettato, altre no o solo in parte, per esempio Pam ed Esselunga insistono nel tenere aperto la domenica, seppure con un orario ridotto”. Nelle scorse settimane a questo proposito è stato indetto uno sciopero che nel nostro territorio ha previsto l’astensione dal lavoro dopo le ore 19 e la domenica: “Intendiamo essere collaborativi e in questa situazione consideriamo lo sciopero come extrema ratio, ma presto dovremo valutare se tornare di nuovo verso questa modalità di azione”, commenta il responsabile di zona di Uiltucs.

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