Filippo Polcri: “Nel nostro progetto una visione che va oltre il quinquennio”

Il futuro consigliere comunale di PD-InComune: “La politica sappia andare a cercare i bisogni dei cittadini. Temi centrali? Rivalutazione dell'ospedale e un'autonomia del distretto non solo di facciata”

Filippo Polcri

Filippo Polcri, 43 anni il mese prossimo, lavora come coordinatore infermieristico dell’area territoriale Valtiberina ed è da sempre attivo nel mondo dello sport, avendo proseguito con l’impegno da dirigente una lunga carriera sul parquet. Candidato nella lista PD-InComune a sostegno di Andrea Laurenzi, è alla prima esperienza in politica. Il risultato del primo turno gli consente di sapere già, indipendentemente dall’esito del ballottaggio, che nella prossima legislatura siederà nei banchi del consiglio comunale.

Come mai la scelta della candidatura?

Era nell’aria perché la politica mi ha sempre appassionato e attirato, però è stata sempre circoscritta a un confine familiare o al confronto con gli amici. Il tutto è nato con una chiamata di Andrea Laurenzi che un giorno mi ha proposto il suo progetto, e in questo progetto ho colto la visione di una politica che va oltre il quinquennio, in grado anche di fare dell’ascolto e della partecipazione degli elementi importanti. Un progetto che mi è piaciuto e a cui ho aderito totalmente.

Come commentare il risultato personale ottenuto?

Ho la piccola fortuna di avere visibilità sia nell’ambiente di lavoro che nello sport, e poi magari chi mi ha votato ha visto la possibilità di sostenere una persona che in maniera veramente disinteressata cerca di poter portare avanti il rispetto dal bene pubblico, fuori da logiche politiche vecchie. Questo penso abbia favorito il fatto di ricevere tante preferenze, un motivo oltre che di orgoglio anche di responsabilità nel cercare di rappresentare tutti questi cittadini all’interno del consiglio.

Quale analisi è possibile fare guardando invece all’esito complessivo del primo turno?

Il risultato di Andrea lo abbiamo accolto molto favorevolmente perché all’inizio della campagna elettorale sapevamo di dover recuperare. Il lavoro di squadra e il senso di appartenenza nei confronti del progetto sono stati sicuramente il valore aggiunto che ha portato tanti cittadini a credere in noi, e questo ci dà un grande stimolo nell’affrontare il ballottaggio del prossimo fine settimana. Il dato di Fabrizio Innocenti è un dato importante, comunque tutti i candidati hanno condotto una campagna elettorale intensa e leale. Il Movimento 5 Stelle ha raccolto probabilmente poco rispetto a quanto ha seminato e questo ci dispiace, perché è una realtà che ha fatto sempre della partecipazione e dell’impegno dei fattori fondamentali del proprio operato.

Quali saranno i principali obiettivi di questo mandato da consigliere, che sia di maggioranza o di opposizione?

In campagna elettorale mi sono occupato soprattutto dell’argomento sanitario, dove credo che Andrea abbia fatto un ottimo lavoro sia per quanto riguarda lo sviluppo e la rivalutazione del presidio ospedaliero che per la parte distrettuale nella sua autonomia, che non deve essere di facciata ma deve essere funzionale, con livelli di responsabilità strutturati in grado di poter dare risposte alla nostra comunità. In generale comunque mi piacerebbe poter portare avanti una politica mirata a cosa è giusto fare per Sansepolcro, indipendentemente da quale parte del banco si sieda. Mi piacerebbe che la politica la si potesse intendere in questo modo, ciascuno con il proprio punto di vista ma anche con il coraggio di tendere la mano quando è necessario, così come di opporsi in modo marcato qualora si reputi che le cose non siano eque. E poi vorrei una politica più vicina al territorio: lo stesso astensionismo è una dimostrazione del fatto che la gente vede la politica molto lontana e su questo è necessario lavorare, per esempio portando nei territori dei rappresentanti del consiglio comunale che siano recettori dei bisogni. Serve una politica partecipata, una politica proattiva: come nella medicina c’è la sanità proattiva, anche la politica dovrebbe esserlo, andando cioè a cercare il bisogno senza aspettare che arrivi dal cittadino. E per andare a cercare il bisogno è necessario essere presenti e non essere passivi.

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