Il ritorno degli Stati Uniti nello spazio

C’è un pizzico di Valtiberina nel primo volo privato che porterà astronauti nella Stazione Internazionale

La navicella Crew Dragon

La navicella Crew Dragon (immagine Nasa in pubblico dominio)

Dopo quasi dieci anni dall’ultimo volo spaziale, gli astronauti americani tornano a raggiungere il cosmo senza essere passeggeri delle navette spaziali russe Soyuz. Era l’8 luglio 2011 quando lo Shuttle Atlantis effettuò il suo ultimo viaggio con a bordo un equipaggio diretto alla Stazione Spaziale Internazionale. Fu l’ultimo dei 135 viaggi effettuati dai cinque shuttle, compresi i due tragici del Challenger (1986) e del Columbia (2003) che costarono la vita di quattordici persone. Questi due incidenti ebbero sicuramente un peso sul futuro delle missioni spaziali americane. Da quel momento tutti gli astronauti diretti alla ISS sono dovuti passare da Russia e Kazakistan usando gli unici vettori passeggeri rimasti, appunto le storiche Soyuz, riempiendo di dollari la Roskosmos, l’agenzia spaziale russa. Da questa settimana tutto cambierà e la Nasa per la prima volta utilizzerà un partner privato come vettore. SpaceX di Elon Musk ha già effettuato viaggi verso la ISS, ma fino ad ora soltanto per rifornirla e senza passeggeri umani. La missione si chiama Nasa-Demo 2 e vedrà protagonisti Bob Behnken e Doug Hurley che a bordo della navicella Crew Dragon, lanciata dal razzo Falcon 9, lasceranno Cape Canaveral alle 22.33 (ora di Roma) di questa sera, 27 maggio [aggiornamento: il lancio è stato rinviato a sabato 30 per maltempo].

Interno di una Soyuz

Daniele Boncompagni, ingegnere di Sansepolcro con un passato in Formula Uno, da alcuni anni è in forza a SpaceX (lo avevamo intervistato relativamente alla sua vita negli Stati Uniti, il suo lavoro e l’inizio della pandemia tra California e Florida). Per evidenti ragioni professionali al momento non può rilasciare alcuna dichiarazione relativa all’importante progetto decisivo per il futuro dell’azienda per la quale lavora. Di certo la data del 27 maggio 2020 apre una nuova era nella storia dell’esplorazione dello spazio e rappresenta una ripartenza delle attività statunitensi con una forte impronta privata. Anche gli sviluppi futuri legati alle attività di Nasa e SpaceX, tra cui le missioni su Marte, dipenderanno sempre di più dall’apporto del capitale privato e dall’intraprendenza di imprenditori come Elon Musk. Fa una certa impressione sapere che i due astronauti in partenza non saranno portati alla rampa di lancio dagli storici furgoni della Nasa, ma da una Tesla Model-X prodotta dalla azienda di Musk.

Il vettore di lancio Falcon 9 (immagine SpaceX in pubblico dominio)
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