Il voto degli italiani all’estero da opportunità a problema

La Legge Tremaglia del 2001, le criticità emerse nel tempo e il possibile taglio della rappresentanza con il referendum del 20 settembre

Schede della ripartizione Europa della circoscrizione estero per le elezioni politiche del 2018. Immagine originale di Patafisik (CC BY-SA 4-0 – link a fine articolo)

Mirko Tremaglia è stato un parlamentare missino nonché Ministro per gli Italiani all’estero per cinque anni. È anche grazie al suo impegno – che portò prima all’approvazione della Legge 459/2001 e poi ai regolamenti attuativi risalenti al 2003 – se oggi esiste una modalità di voto per coloro che hanno il passaporto italiano ma non vivono in Italia, almeno per le elezioni politiche ed i referendum. La prima volta che gli elettori residenti oltre confine hanno esercitato il diritto di voto risale ai due referendum abrogativi del 2003, entrambi falliti per il mancato raggiungimento del quorum.

Come funzionava prima della Legge Tremaglia

Gli italiani residenti all’estero hanno sempre avuto il diritto di voto, ma solamente recandosi nel loro comune italiano di origine e votando con le stesse modalità dei connazionali residenti in Italia. Come era facilmente intuibile, non erano molti quelli che partivano da una nazione estera per esercitare il diritto di voto, nonostante siano sempre esistiti sconti sui mezzi di trasporto o sulle tariffe autostradali, limitatamente al territorio italiano, nei giorni precedenti e successivi al voto. Se per un italiano residente in Svizzera o in Germania poteva essere un’occasione per tornare in patria spendendo meno, per chi viveva in altri continenti le scontistiche per essere invogliati a votare non erano particolarmente vantaggiose.

A partire dal 1979 le Elezioni per il Parlamento europeo costituirono una prima occasione di voto dall’estero. Gli italiani residenti nei paesi facenti parte dell’Unione Europea poterono scegliere se votare nel comune di residenza estero usando la scheda elettorale di quella nazione, oppure rientrare in Italia con le consuete modalità sempre state in vigore, o ancora votare nelle sedi consolari italiane. In quest’ultimo caso la scheda era la stessa disponibile nelle cinque circoscrizioni in cui si divide il voto europeo in Italia. Con le stesse identiche modalità potevano votare nei seggi italiani i cittadini comunitari residenti in Italia.

Il voto dal 2003 ad oggi

A partire dalla primavera 2003 la possibilità di voto per gli italiani all’estero è stata estesa ai referendum e alle elezioni politiche. Resta impossibile votare da fuori Italia per le elezioni regionali o comunali, come lo era per le elezioni provinciali, oggi cancellate anche per gli elettori residenti in Italia. Se il voto referendario è la semplice somma dei Sì o dei No raccolti fuori dall’Italia e aggiunti a quelli raccolti all’interno del Paese, il sistema del voto per le elezioni per il rinnovo del Parlamento è decisamente diverso. La Legge 459 assegna dodici deputati e sei senatori alla circoscrizione estero, a sua volta divisa in quattro ripartizioni che si dividono i seggi in modo proporzionale agli italiani residenti nei vari continenti. Attualmente la ripartizione Europa (comprendente anche l’intera Russia, la Turchia e Cipro) assegna cinque deputati e due Senatori. L’America meridionale elegge quattro deputati e due senatori, mentre quella settentrionale (che comprende anche il centro America) due deputati e un senatore. L’ultima ripartizione territoriale vede l’elezione di un solo deputato e un solo senatore per un territorio immenso che comprende Africa, Asia, Oceania e Antartide. In ogni ripartizione sono presenti liste differenti e un numero di candidati diversi. Il sistema di elezione è quello proporzionale con il metodo dei più alti resti ad eccezione della ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, dove l’eleggibilità di un solo rappresentante per ramo parlamentare di fatto ha trasformato il proporzionale in maggioritario.

Il rapporto fra numero dei parlamentari eletti dagli elettori italiani residenti all’estero ed abitanti è molto inferiore rispetto a quello relativo ai deputati e senatori scelti in Italia. A titolo di esempio basta notare come i circa cinque milioni di italiani che non vivono in Italia eleggano 12 deputati (circa un eletto ogni 416.000 residenti), mentre i sessanta milioni che vivono in Italia ne eleggono 318 (circa un eletto ogni 189.000). In realtà questa forbice è ancora maggiore perché dal 2016 possono essere aggiunti ai votanti esteri i residenti in Italia che si trovano all’estero per almeno tre mesi. Questi elettori occasionali contribuiscono ad aumentare gli elettori esteri e diminuire quelli che votano in Italia.

Come si vota e la facilità di effettuare brogli

Gli italiani che vivono oltre confine hanno obbligo di iscriversi all’AIRE, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. In base agli elenchi AIRE, ogni rappresentanza diplomatica si occupa di far pervenire all’indirizzo di residenza estera un pacco contenente tutto il necessario per effettuare il voto. Questo avviene precedentemente ai giorni dedicati al voto in Italia. L’elettore può rispedire per posta alla rappresentanza diplomatica la scheda votata oppure consegnarla personalmente alle ambasciate o ai consolati italiani. Dai dati emersi nelle consultazioni elettorali precedenti risulta un altissimo numero di voti nulli, anche otto/dieci volte maggiore del dato in Italia.

In questi primi diciassette anni di vita non sono mancate le polemiche o le accuse di brogli relativamente alle modalità di voto degli italiani all’estero. La prima perplessità è relativa alla non certezza di chi esprima il voto, visto che il pacco potrebbe entrare in possesso di un familiare o addirittura di estranei che hanno modo a quel punto votare rispedendo la scheda alle ambasciate. Un altro evidente problema, più volte documentato, riguarda l’attività di associazioni di italiani all’estero che raccolgono le schede e che in alcuni casi avrebbero la possibilità di votarle se l’avente diritto non le reclama. Inchieste di trasmissioni televisive hanno parlato di compravendite di voti, cosa non sorprendente e potenzialmente fattibile anche in Italia e non solo all’estero.

L’impatto del referendum costituzionale del 20 e 21 settembre

Nella circoscrizione estero le urne per il referendum di conferma delle modifiche costituzionali relative al taglio dei parlamentari chiuderanno nella giornata di giovedì 17 settembre. Con la vittoria del Sì il numero totale dei deputati passerà da 630 a 400 mentre i senatori si ridurranno da 315 a 200. La stessa riduzione coinvolgerebbe i parlamentari eletti fuori Italia, che passerebbero da 12 a 8 deputati e da 6 a 4 senatori, con la necessaria conseguenza di ridisegnare le ripartizioni territoriali tra i vari continenti. Naturalmente la vittoria del No lascerebbe il numero dei parlamentari immutato sia in Italia che all’estero.

Possibilità di riforma del voto degli italiani all’estero

Negli ultimi anni gli eletti nella circoscrizione estero sono stati più volte determinanti per la fiducia al governo. Non sono mancati anche esponenti politici eletti oltre confine che hanno cambiato gruppo parlamentare nel corso del proprio mandato politico. Tra i più noti si possono ricordare Antonio Razzi (eletto per due volte nella ripartizione Europa) e Luigi Pallaro, eletto nella ripartizione sudamericana. Il primo cambiando schieramento fu decisivo per salvare il governo Berlusconi, mentre il secondo pur dichiarandosi equidistante dalle coalizioni classiche fu determinante per la sopravvivenza del Governo Prodi. È tra l’altro curioso che, sebbene quella per il voto all’estero sia stata una battaglia storica di esponenti della destra italiana, in tutte le elezioni avvenute finora abbiano sempre prevalso nel voto oltreconfine rappresentanti delle coalizioni di centrosinistra.

Un’idea che circola da tempo e che potrebbe riportare certezza nel voto degli italiani all’estero è quella di consentire il voto solamente all’interno delle sedi consolari presenti nel territorio delle nazioni in cui vivono le comunità italiane. Altri vedrebbero di buon occhio l’abolizione della Legge Tremaglia e il ritorno alla situazione precedente al 2003.

Agevolazioni per le elezioni regionali e comunali

Come ricordavamo, la legge del 2001 permette il voto agli italiani residenti all’estero per i referendum nazionali e per le elezioni per il rinnovo del Parlamento. Per le elezioni europee si può votare solo da paesi che fanno parte dell’Unione Europea, mentre per le elezioni comunali e regionali è necessario tornare nel proprio comune di origine. Esistono delle agevolazioni spesso non conosciute dagli stessi elettori residenti fuori Italia. Coloro che si recheranno a votare in Toscana per le prossime elezioni regionali e residenti all’estero hanno diritto ad un rimborso forfettario di 103 euro se provenienti da un paese europeo e 206 euro se in arrivo da un paese extraeuropeo. Nella normativa regionale non è chiaro se col termine “europeo” si intenda interno all’Unione Europea o al continente europeo. La conseguenza è che alcuni comuni della Toscana applicano la prima interpretazione e altri la seconda. Esistono anche sconti di percentuale variabile, dal 40% alla totalità del biglietto, applicati da Trenitalia, Italo, Alitalia, alcune compagnie marittime e dalla Società Autostrade. Resta inteso che per usufruire dello sconto è necessario mostrare la tessera elettorale con il timbro che attesti l’avvenuto esercizio del diritto di voto.

L’immagine delle schede elettorali è di Patafisik (CC BY-SA 4.0).

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