Tra il terzo e il quarto scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica

Diminuisce il quorum e aumenta la possibilità di vedere in campo i veri candidati. Nelle terza votazione significativo consenso sul nome di Mattarella, Crosetto prende il doppio dei voti previsti, Maddalena continua a salire ed emerge la candidatura di Casini

I presidenti delle Camere comunicano l'esito del terzo scrutinio. Immagine Camera dei Deputati

Da oggi si cambia ed eleggere il Capo dello Stato sarà relativamente più semplice. Con il quarto scrutinio, previsto per le ore 11, si passa dalla maggioranza qualificata a quella assoluta, quindi dai due terzi degli aventi diritto alla metà più uno. Tradotto in numeri basteranno 505 voti validi da parte dei 1.009 grandi elettori. Fino a ieri ne servivano 673.

La storia insegna che il quarto scrutinio più volte è stato decisivo. Lo fu con Mattarella nel 2015, con la prima elezione di Napolitano nel 2006 e con quelle più lontane di Einaudi nel 1948 e del suo successore Gronchi nel 1955. Nel frattempo i giorni di mandato di Sergio Mattarella salgono a 2.750 e se il cambio della guardia al Quirinale non arriverà prima della fine di gennaio, il presidente in carica raggiungerà Carlo Azeglio Ciampi al quinto posto come durata del settennato per poi poter scavalcare Einaudi e Saragat ed infine eguagliare Gronchi se il mandato cesserà nella scadenza prevista del 3 febbraio. Rimane il dubbio costituzionale in caso di mancata elezione del Presidente entro quella data, ovvero se debba essere prorogato il mandato di Mattarella o se entrerà in gioco in funzione vicaria la Presidente del Senato. Per chi ama numeri e statistiche il secondo scrutinio della quattordicesima elezione del Presidente della Repubblica Italiana ha visto per la prima volta un pareggio tra due candidati. Nelle 112 votazioni dal 1947 ad oggi non era mai successo. I nomi di Sergio Mattarella e Paolo Maddalena resteranno uniti da questo curioso record.

La terza votazione, che ha visto la partecipazione di 978 grandi elettori, ha comunque proposto delle significative novità. Scende ulteriormente il numero delle schede bianche e nulle, rispettivamente 412 e 22, con la conseguenza di un maggior numero di preferenze espresse su nominativi reali. Crescono i voti nei confronti del Presidente della Repubblica in carica Sergio Mattarella, che dopo i 16 e i 39 dei primi due scrutini, conquista nella terza votazione il primo posto con ben 125 voti. Segue l’ex deputato di Fratelli d’Italia Guido Crosetto con 114 consensi, andando ben oltre i 63 elettori del proprio partito che lo avevano scelto come candidato di bandiera. Anche l’ex costituzionalista Paolo Maddalena va ben oltre il sostegno avuto in precedenza, dato che raggiunge 61 voti rispetto ai 36 e 39 delle scorse due votazioni. Irrompe la candidatura di Pierferdinando Casini con 52 voti, molti di più dei due simbolici consensi ottenuti in precedenza. Poi il leghista Giorgetti con 19 voti, l’ecologista Luigi Manconi e la ministra Marta Cartabia con 8, Bossi e Bersani accoppiati a 7, mentre Draghi e Berlusconi si fermano rispettivamente a 5 e 4.

L’impressione è che stavolta il voto sia stato più serio. Spariscono i voti improvvisati a parlamentari come Tondo, Cassinelli e Rosato e calano quelli improbabili alle celebrità sportive e televisive. Gli amanti di quest’ultima categoria si devono accontentare di Marco Tardelli, Marino Bartoletti, Claudio Baglioni, Gegia, Alessandro Barbero, Terence Hill, forse Loretta Goggi. Questa volta tutti con una singola preferenza.

L’ascesa dei consensi su Mattarella non è affatto casuale ma frutto di un preciso segnale che una fetta importante di grandi elettori ha voluto dare. Non deve essere sottovalutato il risultato di Crosetto, lanciato quasi a sorpresa da Giorgia Meloni. Prendere quasi il doppio dei voti che Fratelli d’Italia ha all’interno dell’assemblea significa che molti elettori di centrodestra hanno sostenuto la scelta della leadership del partito di destra. Sorprendente anche il consenso di Paolo Maddalena, che supera largamente il bacino elettorale degli ex grillini e della sinistra all’interno del Gruppo Misto. Infine è interessante quello che sta accadendo attorno alla figura di Casini che potrebbe avere avuto il sostegno tattico di qualche gruppo centrista, forse di Italia Viva ma non solo, per sondare una propria consistenza nelle votazioni successive.

La giornata di ieri, oltre a confermare il dato storico per cui il terzo scrutinio non ha mai portato all’elezione, ha visto di fatto già bruciata la rosa di nomi proposta dal centrodestra composta da Moratti, Pera e Nordio, sui quali non c’è stato consenso. Il vero nome del centrodestra potrebbe essere quello del Presidente del Senato Elisabetta Casellati su cui sono in corso trattative, anche se dal centrosinistra fanno sapere che sarebbe sbagliata una forzatura in questa direzione. Possibile seconda scelta Casini che prenderebbe voti dal centro ma non convince la Lega.

Fino a ieri molti avrebbero scommesso che Italia Viva potesse sostenere la Presidente del Senato in cambio proprio dell’elezione di un proprio rappresentante alla seconda carica dello Stato. Renzi, leader di Italia Viva, smentisce questa ricostruzione. Di certo il più alto scranno di Palazzo Madama interessa a molti, come quello di Palazzo Chigi se il premier Mario Draghi dovesse salire al Quirinale. Nella partita delle posizioni di potere e visibilità ci sono due bocconcini che fanno gola a molti, soprattutto a chi necessita di visibilità in vista delle elezioni politiche in programma tra un anno. Draghi perde momentaneamente quota viste le dichiarazioni di centrodestra e cinquestelle che lo indicano come il migliore per guidare il governo.

Continua a non fare nomi il centrosinistra, come se lasciasse la scena principale agli altri per non bruciare proprie candidature. In queste ore anche in casa Pd si parla molto di Casini, in passato esponente del centrodestra e Presidente della Camera, ma attualmente deputato eletto nelle liste della coalizione del centrosinistra, che potrebbe essere il nome che se non accontenta tutti per lo meno può essere considerato trasversalmente più di garanzia per molti. Come spesso accaduto in passato il quarto scrutinio potrà essere decisivo: per eleggere il Presidente o per affossare le speranze di chi vorrebbe farlo.

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