Valtiberini nel mondo: le “cronache tartare”

Guido Guerrini ci racconta cosa succede in Russia, perché i dati dei contagi nel grande paese euroasiatico sono più bassi che altrove e che percezione c'è della situazione italiana

Guido Guerrini

Guido Guerrini con la celebre Masha

Dopo un lungo periodo in cui vi ha vissuto in maniera discontinua, da due anni Guido Guerrini è in pianta stabile in Russia, dove risiede assieme alla sua famiglia. Si occupa di drive test per auto ecologiche e, coronavirus permettendo, parteciperà anche quest’anno al Campionato Mondiale FIA dedicato alle auto ad energia alternativa. In passato ha avuto più volte incarichi istituzionali a Sansepolcro, dai quali si è dimesso nella primavera del 2018 al momento del trasferimento definitivo.

Dove ti trovi e perché sei lì?

Da dopo Natale sono a Kazan’, la capitale della Repubblica del Tatarstan, uno degli 85 soggetti federali che compongono la Russia. Avevo programmato di trascorrere qui l’inverno in attesa di iniziare in marzo l’attività sportiva che a causa del coronavirus è stata momentaneamente rinviata di circa due mesi. Il mio rientro in Italia doveva avvenire ad inizio primavera, ma le limitazioni agli spostamenti che hanno coinvolto prima l’Italia e poi la Russia mi hanno costretto a cambiare i programmi. A Kazan’ siamo cinque italiani e abbiamo tutti scelto di rimanere qui. Siamo in contatto tra di noi e con le autorità consolari. E comunque da fine marzo, anche volendo rientrare in Italia, non ci sono più collegamenti di alcun genere tra la Russia e l’Unione Europea.

Come è cambiata la tua vita dall’inizio dell’emergenza?

È un po’ come se l’inverno russo non fosse ancora terminato, dato che nel periodo freddo si esce poco se non per fare rifornimenti di cibo o per altre cose necessarie. Certo vedere le temperature andare sopra lo zero e non poterne approfittare per fare passeggiate o per godersi i parchi dispiace, soprattutto quando hai per casa una bambina che ha appena imparato a camminare. Personalmente è un po’ frustrante non poter seguire l’hockey né dal vivo e neppure in tv, a causa della sospensione dei tutte le attività sportive, proprio nell’anno in cui l’Ak Bars Kazan stava dominando il campionato. Si passa il tempo lavorando da remoto, progettando viaggi da fare in futuro, gustando la cucina georgiana e quella uzbeka grazie ai servizi d’asporto e coltivando le amicizie italiane via Skype. Sono in contatto quotidiano con i miei genitori a Sansepolcro, ai quali raccomando sempre la massima prudenza.

Perché secondo te la Russia fino a poco tempo fa sembrava immune al coronavirus e tuttora ha numeri molto più bassi degli altri paesi?

Ci sono spiegazioni oggettive e semplici del perché la Russia è riuscita a ritardare, ma non ad impedire, la diffusione del virus. La Russia è stata il primo paese a chiudere già a fine gennaio il lungo confine con la Cina, impedendo poi anche il transito a coloro che provenivano dalle zone focolaio dell’Asia. Più tardive sono state le stesse precauzione prese nei confronti dei paesi europei, Italia in particolare. Oltre alla chiusura delle frontiere c’è il fatto che la Russia è un paese molto vasto con città molto distanti l’una dall’altra e la socialità nel periodo invernale non è paragonabile a quella dell’Italia. I punti di confine attraversabili dagli stranieri sono pochi e il movimento da e per l’Europa è molto minore di quello che c’è tra un paese europeo e l’altro. Il virus ha come epicentro i luoghi dove è maggiore l’incontro tra le persone e non a caso i detonatori locali del contagio sono stati gli aeroporti di Mosca, da dove sono transitati più contagiati arrivati dai focolai europei. La maggior parte dei voli internazionali arriva su Mosca e ad oggi nella capitale russa ci sono oltre tre quarti dei contagiati dell’intero Paese. Da lì molti futuri malati sono arrivati in quasi tutta la nazione, ma con tempi dilatati.

Com’è la situazione in Tatarstan e nelle altre zone della Russia?

Il logo delle celebrazioni per il centenario della fondazione dell’allora Repubblica socialista sovietica autonoma tatara campeggia in una Kazan’ deserta per le restrizioni anti-Covid

In Tatarstan ci sono una ventina di casi attivi su circa quattro milioni di abitanti. Si tratta di persone tutte rientrate dall’Europa negli ultimi 15-20 giorni o loro familiari. Nonostante questo le autorità locali sono state prudenti e già a metà marzo era stata sospesa la possibilità per il pubblico di partecipare agli eventi sportivi. Poi hanno chiuso le scuole, e subito dopo sono emersi i primi malati tra le persone che erano in quarantena obbligatoria dopo il rientro da paesi europei. Assieme al resto della Russia il 28 marzo si sono fermate tutte le attività e due giorni dopo è iniziato l’obbligo di stare a casa. Come già raccontato la situazione più critica è a Mosca dove già da una settimana sono in vigore tutte le restrizioni poi estese a quasi tutta la Russia, compreso il blocco di tutte le attività economiche e industriali non necessarie. Comunque la Russia è un paese grandissimo, e in alcune zone isolate il problema sembrerebbe non essere mai arrivato.
Nell’intera nazione i dati ufficiali al 4 aprile parlano di 4731 contagi, 4355 casi attivi, 333 guariti e 43 morti, con un tasso di mortalità piuttosto basso se confrontato con quello italiano. Sono dati che, insieme a tanti altri approfondimenti e curiosità sulla vita quotidiana in Russia e a Kazan’, possono essere consultati quotidianamente in lingua italiana nella pagina Facebook “Cronache tartare, a cui ho dato vita di recente.

Come reagisce la popolazione ai provvedimenti presi dalle autorità centrali e periferiche?

L’autorità centrale e i media hanno preparato la popolazione a quello che sarebbe potuto accadere già prima dell’arrivo del problema in Russia. Nonostante questo ci sono state resistenze dei datori di lavoro a bloccare aziende, uffici e negozi appartenenti alle categorie giudicate non essenziali. C’è voluto un paio di giorni per iniziare a far rispettare i decreti arrivati da Mosca e quelli locali. Ogni soggetto federale ha avuto un’ampia autonomia nel decidere le azioni più opportune per contrastare il virus. Alcuni di questi, forse, stanno attuando provvedimenti anche troppo restrittivi, altri hanno tardato ad attivarsi. Non tutti hanno capito la gravità della situazione, anche se la maggior parte della popolazione segue attentamente le regole imposte. Qui da noi si può andare al supermercato o alla farmacia più vicina, si può passeggiare col cane o buttare l’immondizia rimanendo entro 100 metri da casa. Qualsiasi altro spostamento viene autorizzato attraverso sms telefonici gratuiti. Se per esempio bisogna allontanarsi da casa per una visita medica o una faccenda burocratica, si invia la richiesta ad un numero telefonico speciale per poi ottenere l’autorizzazione a spostarsi con un orario di rientro obbligato. In questo modo si evita di stampare le varie edizioni delle autocertificazioni all’italiana. Coloro che devono lavorare invece hanno un “lasciapassare” che conferma il fatto che sono autorizzati a muoversi. Curioso che la caccia e la pesca in solitaria siano consentite e regolamentate.

Come giudichi le azioni intraprese dalla Russia da prima dell’inizio della crisi ad oggi?

Ho avuto due tipi di impressioni maturate anche confrontandomi con gli altri italiani presenti in Russia. In alcuni casi ho pensato che la problematica fosse sottovalutata, anche subendo articoli di giornali italiani che ipotizzavano che le autorità nascondessero i veri numeri. Successivamente mi sono convinto che non fosse possibile nascondere i fatti, e l’inizio dell’epidemia lo ha confermato. Media ufficiali e indipendenti raccontano quello che succede e i dati, buoni o allarmanti, sono quotidianamente fonte di discussione nei canali televisivi. A parte Mosca e la complessità di fermare una città con dodici milioni di abitanti, nel resto del Paese ho avuto l’impressione che i provvedimenti siano sempre stati presi in anticipo rispetto allo svilupparsi del problema. Questo non lo posso affermare con certezza scientifica, ma usando come unità di misura la situazione italiana e vedendo dopo quanti contagi in Italia hanno fermato sport, scuole e chiuso tutti in casa. Non essere stati i primi a confrontarci col virus e aver visto l’esperienza di altri Paesi, come Cina e Italia, ha sicuramente aiutato nel prendere decisioni. Tutto il tempo guadagnato è servito ad allestire un grande ospedale alle porte di Mosca e potenziare le strutture periferiche.

Come viene raccontata dai media russi la situazione in Italia?

A causa del noto amore dei russi verso il nostro paese, i media hanno seguito fin dai primi momenti quello che stava accadendo in Italia. Inviati dei principali canali raccontavano la cronaca quotidiana quando ancora le zone rosse erano limitate ai comuni del lodigiano. Successivamente molte rubriche di approfondimento hanno cominciato collegamenti usando canali social con i russi che vivono in Italia, che si trovavano in quarantena oppure addirittura malati. Da dopo il colloquio telefonico Conte-Putin viene seguito attentamente il lavoro del contingente umanitario inviato in Italia. Spesso i media russi stigmatizzano la scarsa solidarietà, in questa situazione, tra i Paesi dell’Unione Europea o il fatto che gli americani, nonostante le basi militari presenti nella Penisola, non abbiamo avuto ruoli attivi nel combattere il problema. L’Italia serve anche da spauracchio e viene spesso citata per mostrare quello che potrebbe accadere qui se non si rispettano le regole. Spesso vicini di casa e negozianti mi chiedono se quello che vedono in tv riguardo all’Italia sia vero o un’esagerazione dei media e, purtroppo, rispondo che è tutto vero. Anche gli sconosciuti quando comprendono le mie origini mi chiedono se i miei parenti stanno bene!

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