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“Chi salva una persona salva il mondo intero”, un ricordo di Alvaro Lucernesi

Durante la seconda guerra mondiale la famiglia del geometra recentemente scomparso aiutò e nascose alcuni ebrei arrivati a Sansepolcro. La testimonianza della figlia di una di loro

di Lettere alla redazione
09/09/2021
in Attualità
Lettura: 2 min.
“Chi salva una persona salva il mondo intero”, un ricordo di Alvaro Lucernesi

Da sin. Lucernesi, Massimo e Mira Varadi, don Mengozzi e Nidia Varadi (foto tratta dal libro La via del Trebbio, dati in calce)

di Giovanna Foa, figlia di Nidia Varadi

Il 1° settembre Alvaro Lucernesi se n’è andato in punta di piedi, esattamente come se n’era andata quattro mesi precisi prima Nidia Varadi, la ragazzina a cui nel 1943 portava con la sua bicicletta ogni giorno viveri alla Romitina, dove si era nascosta con la sua famiglia per sfuggire alle persecuzioni del fascismo. Alvaro era figlio di Pietro Lucernesi, direttore allora della filiale di San Sepolcro delle distillerie U.V.A,  di proprietà della Stock, che, per salvare gli impianti dalla fame di rame della seconda guerra mondiale li smontò tutti e li nascose. La mamma della ragazzina, Mira Froehlich, imparentata con gli Stock, non potendo più vivere a Trieste, unica città italiana dove si sarebbe costruito un forno crematorio, cercò riparo nella più sicura campagna toscana insieme alla figlia e al marito Massimo Varadi, e fu aiutata da Pietro a sistemarsi alla Romitina presso la famiglia Rossi che sfidò le leggi fasciste ogni giorno ben sapendo che stava nascondendo degli ebrei.

La mamma di Massimo, Emma Goldschmied, venne salvata da don Duilio Mengozzi che la nascose in canonica fingendo che fosse la sua mamma. Emma fu altresì di grande aiuto nelle trattative con i tedeschi perché conosceva la loro lingua e non aveva timore di usarla.

Alvaro era diventato di famiglia alla Romitina: arrivava con rifornimenti e se ne andava dopo lunghe chiacchierate di storia, matematica, scienze e letteratura che faceva con Massimo Varadi e qualche barzelletta sul fascismo che annotava puntualmente sul suo immancabile taccuino, nascosto prudentemente nel caso fosse stato fermato. Fondamentale per Alvaro fu lo studio con Massimo della lingua inglese.

Alvaro non solo ha contribuito alla salvezza della famiglia Varadi, ma anche, ascoltando radio Londra, a casa sua insieme a Massimo dopo l’armistizio del ’43, accolto il suo consiglio, contribuì alla salvezza di molti sfollati, indicando loro di andare a sud nella valle dove sarebbero arrivati prima gli inglesi e non a nord nelle montagne. 

Chi salva una persona salva il mondo intero. Così recita il Talmud di Babilonia. In questo pezzo di storia salvati e salvatori si mescolano scambiandosi i ruoli, ma essendoci sempre gli uni per gli altri e creando legami di affetto e di riconoscenza solidi nel tempo e nelle generazioni. Che il loro ricordo sia di esempio e benedizione.

Ndr: la vicenda è tra l’altro descritta nel libro La via del Trebbio, 1940-1944. Una piccola Gerusalemme sulle sponde del Tevere (Via Maior, 2011), scritto da Alvaro Lucernesi e Andrea Bertocci.

Tags: Alvaro Lucernesiseconda guerra mondiale
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