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Confini curiosi: Ca’ Raffaello, l’isola amministrativa più grande d’Italia

Ripercorriamo nel dettaglio la storia di questo pezzo di territorio toscano immerso in un’altra regione

di Guido Guerrini
25/05/2020
in Cultura
Lettura: 5 min.
Ca' Raffaello

In rosso i confini dell'exclave di Ca'Raffaello e Santa Sofia, in blu il restante confine della Toscana con Emilia-Romagna e Marche, in verde quello tra Emilia-Romagna e Marche (carta Google Maps)

Prosegue il nostro approfondimento sui confini del territorio valtiberino. Dopo aver ricordato che Sansepolcro confina con Città di Castello e che a loro volta San Giustino, Citerna e Monte Santa Maria Tiberina non confinano tra di loro per colpa dei tentacoli del territorio tifernate, stavolta raccontiamo una storia più conosciuta e che interessa il comune di Badia Tedalda.

Nonostante la località di Ca’ Raffaello, forse per il passaggio della Strada Statale 258 Marecchiese o per la scomparsa di Guerrina Piscaglia, sia più nota di Santa Sofia, quest’ultima è storicamente più importante, ed essendo stata un marchesato si trova citata in numerose fonti. L’area di Santa Sofia è una delle otto exclavi geografiche interregionali presenti in Italia. Tra queste è la più grande – circa 15 chilometri quadrati – e con poco meno di 300 abitanti è anche la più popolosa. Tra gli altri record attribuibili a questo territorio c’è quello di essere il lembo di Toscana più vicino al mare Adriatico, dal quale dista meno di cinquanta chilometri.

Il fattaccio da cui tutto ha origine risale a martedì 5 giugno 1607, quando il Granduca di Toscana Ferdinando I comprò quindici chilometri quadrati di territorio dai Gonzaga di Novellara e Bagnolo. Non si trattava solo dell’acquisto di qualche casa, di pascoli e di una parte della valle del Marecchia: dietro c’era una precisa strategia che Firenze portava avanti da secoli. Il sogno dei Granduchi di Toscana era quello di arrivare al mare Adriatico e di conseguenza acquisire un ruolo geopolitico strategico di indubbia importanza tagliando in due la penisola italiana. Altre testimonianze di questo espansionismo risalgono al secolo precedente e riguardano il passaggio di Sestino alla Toscana nel 1520 e la costruzione di una città-fortezza sulla vetta del Sasso di Simone da parte di Cosimo de’ Medici nel 1566. Più nota la storia della Romagna toscana, che vide Firenze acquisire un vasto numero di territori portandosi fino alle porte di Forlì dove, nel comune di Castrocaro, sempre Cosimo edificò la Città del Sole, una città-fortezza tuttora visitabile. Quasi tutte queste terre entrarono a far parte dell’Emilia-Romagna durante il Fascismo. Stessa sorte toccò a Verghereto e alle sorgenti del Tevere, che così finirono proprio e non casualmente nella provincia che diede i natali a Benito Mussolini. L’exclave di Santa Sofia, dopo aver sempre mantenuto il legame con la Toscana in epoca preunitaria, entrò a far parte del Regno d’Italia nonostante la maggior parte dei cittadini di Badia Tedalda non avesse votato a favore dell’unione con il resto d’Italia nel plebiscito del 1860. Le riforme fasciste non toccarono questa parte di territorio e di conseguenza l’exclave continuò a sopravvivere come parte della provincia di Arezzo e territorio di Badia Tedalda fino alla nascita della Repubblica Italiana e poi fino ai giorni nostri.

Facciamo un passo indietro e torniamo nuovamente al 5 giugno del 1607. Proviamo a capire da chi e come i Medici comprarono questo territorio.

“Era cotesto paese insieme col vicino castelletto di Monte Rotondo di Marecchia un de’ molti paesi appartenuti ai conti di Montedoglio, occupati dai Tarlati, e quindi da Neri Uguccione della Faggiuola, al quale pare non venissero resi dopo la pace di Sarzana nel 1353, mentre erano tornati in potere dei conti di Montedoglio. Fu uno degli eredi di questi luoghi donna Paola figlia del conte Prinzivalle di Guido, ultimo primogenito maschio della prima razza de’conti di Montedoglio; la qual donna sul declinare del secolo XV essendosi maritata ad un Gonzaga conte di Novellara portò i suoi diritti sui feudi di Montedoglio nella casa del marito. Dai figli di Cristoforo di Giovanni Francesco Gonzaga dei conti di Novellara pronipoti di donna Paola, il Granduca di Toscana Ferdinando I mediante istrumento del 5 giugno 1607 comprò per il prezzo di scudi settemila, il villaggio col distretto e ragioni di Santa Sofia in Marecchia”.

Questo si legge alle pagine 163 e 164 del volume quinto del Dizionario geografico fisico storico della Toscana edito dall’Accademia dei Georgofili nel 1843 e conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Sempre questo prezioso testo di epoca preunitaria ci ricorda che dopo il 1607 si susseguirono più di un marchese della famiglia Colloredo, fino a quando il 19 settembre 1794, ad opera del Granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena, “il marchesato di Santa Sofia in Valmarecchia venne incorporato alla Comunità della Badia Tedalda, nella quale tuttora è compreso con tutte le gravezze pubbliche e comunitative della comunità medesima senza distinzione o privilegio”. I membri della famiglia Colloredo tuttora oggi continuano ad ereditare il titolo di marchesi di Santa Sofia.

Il frontespizio del testo citato

È interessante seguire l’evoluzione dei soggetti politici che hanno circondato l’isola geografica nel corso dei secoli. All’inizio il Marchesato di Santa Sofia confinava con il Ducato di Montefeltro. Questo fino al 1625, quando Urbino passò sotto il controllo dello Stato Pontificio. Durante la dominazione napoleonica fu creato il Dipartimento del Metauro, mentre dopo il Congresso di Vienna la zona tornò di nuovo sotto lo Stato della Chiesa. Nel 1860 anche la legazione delle Marche fu occupata dal Regno di Sardegna e subito dopo entrò a far parte del nascituro Regno d’Italia. Quindi nel 1861 il confine non fu più tra due stati, ma divenne tra la Provincia di Arezzo e la Provincia di Pesaro e Urbino. In epoca repubblicana fu evento degno di nota quello del 2006, quando attraverso un referendum previsto dall’ordinamento costituzionale italiano sette comuni, tra cui quelli confinanti con Santa Sofia, sono passati dalle Marche all’Emilia-Romagna e dalla Provincia di Pesaro e Urbino a quella di Rimini. Il passaggio reale avvenne nell’agosto del 2009 e da quel momento la nostra isola geografica si ritrovò circondata dall’Emilia-Romagna, e più precisamente dai comuni di Casteldelci, Pennabilli e Sant’Agata Feltria dove oggi, grazie alle rapide azioni intraprese dal Sindaco Alberto Santucci, i residenti del Comune di Badia Tedalda, e natualmente anche quelli di Santa Sofia, possono recarsi anche durante la fase 2 della pandemia di Covid-19.

Tags: Badia TedaldaCa' Raffaelloconfini regionaliexclavegeografiaMediciMontedoglioSanta Sofiastoria
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Un arrivederci, non un addio: tra i nostri obiettivi futuri c
  • La pioggia battente di oggi, un grande classico della manifestazione, non ha frenato l’entusiasmo per il ritorno delle Fiere di Mezzaquaresima a Sansepolcro. L’evento ha preso ufficialmente il via questa mattina ed accompagnerà l’intero weekend biturgense con i tradizionali banchi degli ambulanti, le esposizioni e gli stand gastronomici. L’amministrazione comunale, che anche nei periodi di maggiore impatto dell’epidemia ha espresso fiducia nella possibilità di riproporre la rassegna dopo due anni di stop, ha voluto celebrare questo appuntamento con una simbolica cerimonia in piazza Torre di Berta alla presenza degli organizzatori e delle autorità locali.

Al taglio del nastro, accanto al sindaco Fabrizio Innocenti, era presente anche il cavaliere Valentino Mercati, patron di Aboca. Grazie alla collaborazione tra il Comune e la locale azienda del settore healthcare è stato possibile inaugurare al meglio la Fiera 2022 con l’installazione al centro della piazza cittadina del grande Dodecaedro di Leonardo. La struttura, caratterizzata al suo interno da una pianta di gelso e già protagonista nel centro di Firenze in occasione delle celebrazioni dedicate al genio rinascimentale, è stata messa a disposizione dalla famiglia Mercati per tutta la bella stagione.
L’articolo completo al link in bio
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  • 𝗙𝗼𝘁𝗼𝗻𝗼𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 - In attesa del ritorno delle Fiere di Mezzaquaresima, a Sansepolcro è stato installato il grande dodecaedro di proprietà dell’azienda Aboca, già protagonista a Firenze in occasione delle celebrazioni Leonardiane. La struttura, alta circa sei metri e messa a disposizione dalla famiglia Mercati, resterà collocata al centro della Piazza Torre di Berta per tutta la bella stagione. Pochi minuti fa il sindaco biturgense Fabrizio Innocenti ha condiviso una suggestiva immagine che mostra il risultato delle operazioni di installazione, in attesa che cittadini e visitatori possano ammirare di persona l’opera.

Foto: @fabrizio_innocenti_
  • È stato inaugurato questa mattina, al termine dei lavori di restauro, il prezioso affresco di #GerinoDaPistoia che si trova in piazza della Repubblica a Sansepolcro, la “Madonna di Fontesecca”.

L
  • La commemorazione dell
  • L
  • 𝗥𝗲𝗻𝗶𝗰𝗰𝗶, 𝗶 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗮𝗹𝘁𝗶𝗯𝗲𝗿𝗶𝗻𝗮 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗠𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮
𝘓𝘢 𝘤𝘦𝘳𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘴𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘮𝘶𝘯𝘪𝘤𝘪𝘱𝘢𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰. 𝘗𝘰𝘭𝘤𝘳𝘪: “𝘐𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰 𝘮𝘶𝘴𝘦𝘢𝘭𝘦 𝘮𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭
  • 𝗦𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗦𝗮𝘀𝘀𝗼𝗹𝗶, 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗿𝗱𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗦𝗮𝗻𝘀𝗲𝗽𝗼𝗹𝗰𝗿𝗼 - La scomparsa del presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha generato commozione anche a Sansepolcro, città a cui l’ex giornalista Rai era molto legato. In particolare, Sassoli era attivo da molti anni nell’Associazione Cultura della Pace, con cui era entrato in contatto grazie allo stretto rapporto con monsignor Luigi Di Liegro, che aveva seguito il percorso del fratello nell’obiezione di coscienza. Dell’associazione Sassoli era socio onorario ed era membro del comitato scientifico dell’omonimo Premio nazionale.
👉 L’articolo completo al link in bio
.
@ep_president @culturadellapace @comunedisansepolcro @partitodemocratico @europeanparliament #davidsassoli #sassoli #europa #europe #europeanparliament #president #presidente #culturadellapace #euro #sansepolcro
  • ⏳ 𝗟𝗮 𝗱𝗶𝗴𝗮 𝗱𝗶 𝗠𝗼𝗻𝘁𝗲𝗱𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗮 𝟭𝟭 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗼𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮

Erano le 21:30 circa del 29 dicembre 2010 quando il cedimento di due conci dello scarico di superficie della diga di Montedoglio causò un
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