È costante nei lavori di Andrea Merendelli l’accurata ricerca che permette di legare elementi della storia e della tradizione locali a tematiche di ampio respiro e a dinamiche di stretta attualità. Non fa eccezione il documentario Rastrelli. Arte, teatri e attori al tempo della peste, che prende le mosse da documenti inediti rintracciati dallo stesso Merendelli su una compagnia teatrale che nel 1631 rimane bloccata dall’epidemia ad Anghiari. Ecco allora “un racconto fortemente simbolico e contemporaneo – come si legge nella presentazione dell’opera – che mostra disegni e scene mai viste prima, vere opere d’arte davanti alle quali si sono esibite compagnie di comici itineranti. Attrici che si sono fatte ritrarre da Maria Maddalena o si sono finte pazze per scoprire il seno con un pretesto scenico e aggirare così la Santa Inquisizione. Una di queste attrici-Maddalene, viene ritratta da Cristofano Allori. Per secoli, nessuno si cura di questo misterioso dipinto, appeso in un teatrino di corte fra Stato della Chiesa e Granducato di Toscana durante la peste del 1630, e lì rimasto fino ad oggi, pandemia 2020-21. Un meraviglioso dipinto dimenticato in una stanza “de le Comedie” da quasi 400 anni. Il ritratto – considerato fino ad oggi scomparso – della più grande attrice della Commedia dell’Arte: Virginia Ramponi Andreini, moglie di Giovanbattista Andreini, lo Shakespeare italiano”.
E proprio la visita a questo ritratto, la Maddalena di Cristofano Allori, arricchirà questa domenica pomeriggio l’esperienza degli spettatori del documentario, che prima della proiezione saranno accompagnati a Palazzo Pretorio per ammirare il dipinto. Dipinto a cui il film arriva “attraverso un viaggio virtuale e fantastico, fra immagini inedite, ricostruzioni di scenografie mai viste prima tratte dai disegni di Giovanni e Cherubino Alberti, conservati agli Uffizi. Bozzetti per vere e proprie opere d’arte effimera, sbranate dai cani di un principe e bruciate dal fuoco al tempo della peste manzoniana. Siamo in una piccola città della Toscana, Anghiari: la città dei Teatri. Ne conta ben sei, uno più bello dell’altro. Episodio centrale di questa storia tanto affascinante quanto sconosciuta: una compagnia di attori itineranti, resta bloccata dalla peste fra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana. È il 1631. Forse arrivano da Siena. Si sa poco di loro, ma di sicuro si sa che l’alternativa a morire di peste, è morire di fame. Non resta che provare a recitare: il governatore dei Medici (che, ironia della fame e della sorte, si chiama Capponi), dà ai comici il permesso di tornare a recitare: si tolgono i ‘rastrelli’ messi alle porte della città (vere e proprie muraglie di assi di legno per frenare il contagio) e con queste si monta un palcoscenico, senza curarsi troppo delle distanze di sicurezza: i cantambanchi festeggiano così la fine dell’epidemia e a fine commedia finalmente si mangerà. Una storia mai narrata finora, un ritorno alla vita attraverso la bellezza dell’Arte e la forza dirompente del Teatro, raccontata da Andrea Merendelli, in un viaggio dove reale e virtuale fioriscono da opere d’arte e documenti d’archivio in gran parte sconosciuti, vincendo così il virus peggiore: la perdita della memoria di chi siamo”. Perché “come il contagio ha bisogno del suo untore, così il ritorno alla vita ha bisogno di un racconto che guardi avanti. La vita ha bisogno dell’Arte”.
Appuntamento domenica 9 gennaio alle ore 16 in Piazza del Popolo per la visita guidata a Palazzo Pretorio. A seguire alle ore 17 la proiezione del documentario, girato nell’estate 2020 tra Anghiari e Firenze per la regia di Simone Marcelli. Si tratta del secondo appuntamento con la stagione del Teatro di Anghiari Essere viventi. Ingresso 5 euro, ridotto 3, necessario il super green pass.