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Maurizio Falcinelli, il tricolore juniores e i 19 anni in bianconero

Lo Scudetto vinto nel 2009 massimo risultato giovanile del Sansepolcro in 100 anni di storia. L’impresa impreziosisce i 19 anni sulla panchina juniores dell'allenatore che più di ogni altro ha saputo valorizzare i talenti bianconeri

di Daniele Gigli
23/05/2021
in Sport
Lettura: 7 min.
Maurizio Falcinelli, il tricolore juniores e i 19 anni in bianconero

I festeggiamenti per la conquista dello Scudetto Dilettanti 2009

Il 20 giugno 2009 resterà per sempre segnato nella storia calcistica del Sansepolcro. Un giorno memorabile che vide la formazione juniores guidata da Maurizio Falcinelli vincere lo Scudetto Dilettanti in finale contro il Savona, allo stadio di Aprilia. Una partita avvincente, arrivata a conclusione di una stagione meravigliosa, che rappresenta il punto più alto raggiunto dal calcio giovanile bianconero in 100 anni di storia. In finale il team biturgense, dopo il vantaggio ligure, raggiunse il pari con il gol di Giacomo Gorini, per poi centrare il successo ai rigori, grazie alla parata di Becci e alla decisiva trasformazione di Piccinelli. Una festa grande e una gioia meritata per una squadra composta da molti giovani di talento e diretta da un allenatore che in quegli anni fu definito, a ragion veduta, “il Ferguson del Sansepolcro”. Per i 19 anni trascorsi sulla panchina della juniores biturgense, per i tanti ragazzi “lanciati” in prima squadra, per la sua capacità di insegnare un calcio propositivo, dinamico e vincente e per il suo modo di interpretare la filosofia calcistica della società. Quella di Falcinelli a Sansepolcro è stata una straordinaria avventura, caratterizzata da tante soddisfazioni sportive e umane, conseguite assieme a quei giovani che con lui nei 19 anni in bianconero hanno condiviso questo percorso. Con Maurizio, che oggi è responsabile tecnico nel Tiferno 1919, società che milita in Serie D, ripercorriamo quel meraviglioso periodo.

Falcinelli al microfono di Paolo Tilli

Come possiamo sintetizzare i 19 anni che hai vissuto in bianconero?

Difficile descrivere un’avventura così intensa con un solo aggettivo. A Sansepolcro ho vissuto un’esperienza fantastica e irripetibile, un periodo bellissimo, caratterizzato da numerose soddisfazioni e da un forte senso di appartenenza. Fino al 1999 avevo diretto soltanto prime squadre, ma quando fui contattato dalla società bianconera per allenare la juniores accettai con entusiasmo. Lavorare con i giovani era stato da sempre nei miei pensieri e quella fu l’occasione ideale, in una società che tra l’altro aveva deciso di puntare sempre più sul settore giovanile. Ero al posto giusto nel momento giusto e trovai condizioni perfette per fare calcio. Un bel matrimonio se così si può dire. Sono orgoglioso di quanto insieme abbiamo fatto.

Come fu l’approccio con la nuova realtà?

Il feeling fu immediato. Con Ivano Becci e Valerio Piccinelli, due grandi intenditori di calcio, con la dirigenza e con Paolo Valori che era il tecnico in prima squadra. Si creò un ottimo rapporto e sposai con convinzione le linee guida della società. Il primo gruppo che mi trovai ad allenare era formato da calciatori classe 1982 e 1983, ma i più grandi entrarono direttamente nel giro della prima squadra e quindi noi eravamo una delle compagini più giovani, diciamo una juniores “sotto età”. Le cose non cominciarono al meglio sotto il profilo dei risultati tanto che nelle prime 6 partite di campionato pareggiammo due volte e perdemmo ben quattro partite. Un giorno Piccinelli venne negli spogliatoi e nonostante i risultati negativi si complimentò con i ragazzi e con me, dicendo ai calciatori di “seguire sempre il mister”. Fu un gesto importante a testimoniare una filosofia societaria ben precisa: la priorità a livello giovanile non era vincere, ma centrare risultati tramite il gioco e formare i calciatori in prospettiva prima squadra. Serviva tempo e non si potevano trarre conclusioni dopo poche giornate. Ecco, questo episodio spiega da dove partì il progetto che ci portò allo Scudetto del 2009. Un successo non occasionale, ma l’apice di un percorso vissuto con i protagonisti di varie annate che ci vide spesso protagonisti nei play off regionali e nazionali e che ci riportò nel 2017 a giocarci un altro Scudetto in finale contro la Virtus Bergamo, che poi perdemmo anche a causa di episodi avversi.

Quali i momenti decisivi nel percorso che vi portò a conquistare lo Scudetto Dilettanti 2009?

Prima di tutto devo dire che quello era un gruppo molto forte, che tanti di quei giocatori hanno costituito l’ossatura della prima squadra del Sansepolcro e militato anche nei professionisti. La vittoria conquistata nella regular season con il Cesena fu un momento importante, poi ai play off nazionali dopo aver eliminato il Centobuchi Renato Curi di Pescara ci trovammo ad affrontare nei quarti di finale il Bacoli, squadra molto forte. Quel doppio confronto fu la svolta, perché passammo il turno anche senza molti giocatori impegnati nei play off con la prima squadra diretta da Battistini. In casa vincemmo 2-0 e in trasferta al ritorno, davanti a 800 persone, eravamo sotto 3-0, ma riacciuffammo la qualificazione grazie al gol di Quadroni. Un grande risultato conquistato da una compagine giovanissima e impreziosito dagli applausi dei tifosi avversari a fine partita. La domenica successiva la prima squadra fu eliminata dai play off di Serie D e quindi entrarono in gruppo i giocatori che fino al giorno precedente erano stati a disposizione di mister Battistini. In semifinale contro il Montebelluna vincemmo entrambe le gare e in finale contro il Savona vincemmo 8-7 ai rigori dopo aver dominato la scena costruendo tantissime occasioni da gol.

Ci racconti l’emozione di quel trionfo?

Fu una gioia immensa, anche se per carattere difficilmente mi faccio travolgere dalle emozioni, positive o negative che siano. Il mio atteggiamento resta lo stesso nelle vittorie e nelle sconfitte, ma ricordo bene le sensazioni di quel giorno, le lacrime di giocatori e dirigenti, la soddisfazione di tutti, l’abbraccio di Ciampelli e i festeggiamenti successivi. Quando la sera tornammo a Sansepolcro c’era tanta gente ad aspettarci e ad applaudirci, segno evidente che avevamo fatto qualcosa di grande. La festa proseguì a cena e in giro per il corso e il clima di gioia durò anche nei giorni seguenti. Un grande onore anche la pergamena consegnata a tutti noi dal Comune di Sansepolcro, come riconoscimento della città per il risultato raggiunto. Lo Scudetto fu il premio meritato per il lavoro portato avanti in perfetta sintonia dalla società, da tutti gli allenatori del settore giovanile, da mister Battistini visto che tra prima squadra e juniores c’era una condivisione totale e dai ragazzi ovviamente. Per chi aveva sempre giocato non fu facile ad esempio andare in panchina quando “scesero” i calciatori che erano stati in prima squadra, ma tutti hanno sempre accettato le scelte in ragione di un obiettivo comune. Nel calcio e in tutti gli sport di squadra il noi deve prevalere sempre sull’io e così fu. Dissi ai ragazzi “non ci sono giocatori della prima squadra, della juniores o degli allievi, ci sono solo giocatori del Sansepolcro”. In quella stagione impiegai 32 calciatori e tutti hanno contribuito allo Scudetto.

Nei 19 anni sulla panchina della juniores bianconera hai trasmesso una filosofia precisa, di sport e di comportamenti, ai tanti giocatori che hai allenato. Quali sono stati i punti sui quali hai spinto di più?

L’aspetto psicologico è determinante. Tutti i ragazzi devono sentirsi a proprio agio, devono venire al campo con la voglia di divertirsi ed esprimere le proprie doti all’interno del gruppo. Allenarsi bene e divertendosi è stato alla base di ogni nostra stagione. Sotto il profilo strettamente calcistico lavoravamo molto in intensità, possesso e personalità per cercare di fare sempre la partita in maniera propositiva. I risultati senza il gioco valgono poco e parlando di calcio giovanile ho sempre preferito “una bella sconfitta rispetto a una brutta vittoria”. Io e il mio staff abbiamo sempre prestato attenzione ai comportamenti, così come voleva anche la società. Abbiamo conquistato più volte la Coppa Disciplina a livello nazionale e quando non siamo riusciti a vincerla siamo spesso arrivati secondi o terzi, a conferma della filosofia di quegli anni. Si diventa giocatori e uomini e la crescita doveva essere parallela. Nei 19 anni trascorsi sulla panchina del Sansepolcro ho sempre cercato di coinvolgere tutti e ne sono orgoglioso. Sono felice del rapporto che si è creato con i ragazzi e del fatto che con tanti di loro siamo in contatto ancora oggi, a diversi anni di distanza. Sono legato a tutti loro e sono legato indistintamente alle varie squadre che ho allenato, perché ognuna delle 19 stagioni trascorse al Sansepolcro ha una storia da raccontare ed è stata fondamentale nella nostra crescita, al di là dei risultati. A livello sportivo e umano.

Rosa juniores 2008-2009 vincitrice dello Scudetto Dilettanti Nazionale (allenatore Maurizio Falcinelli):

  • Portieri: Tommaso Becci (1991), Francesco Pellegrini (1989), Davide Ulivi (1992)
  • Difensori: Giacomo Baldi (1990), Michele Bartolini (1990), Andrea Bartolucci (1991), Bernardo Bernacchi (1990), Mattia Gennari (1991), Matteo Giorni (1992), Fabio Marzo (1990), Michele Mattei (1990), Marco Piccinelli (1989), Giulio Polcri (1989), Stefano Tersini (1992)
  • Centrocampisti: Luca Bartoccini (1990), Andrea Bernardini (1990), Andrea Chiasserini (1989), Mario Rosario Furino (1991), Giacomo Gorini (1989), Indrit Gruda (1992), Davide Piccini (1991), Arturo Testerini (1992), Niccolò Venturi (1992)
  • Attaccanti: Jacopo Cuccolini (1992), Matteo Domenichini (1991), Daniele Ferri Marini (1990), Niccolò Merli (1991), Michael Quadroni (1989), Filippo Pagliardini (1988), Marco Pasqui (1990), Filippo Passeri (1990), Riccardo Valori (1991)

Tags: calciovecchie glorie
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