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Alla scoperta di “Papillonair”, primo album della Papillon Vintage Band

È uscito da pochi giorni su tutte le principali piattaforme digitali e su disco. “Un sogno che si realizza”, ha commentato Andrea Valbonetti a nome del gruppo

di Daniele Gigli
11/12/2020
in Cultura
Lettura: 6 min.
Alla scoperta di “Papillonair”, primo album della Papillon Vintage Band

Tutte le immagini sono gentilmente concesse da Papillon Vintage Band

Realizzare un album con pezzi propri è il sogno di ogni musicista e di ogni gruppo. Un sogno diventato realtà per la Papillon Vintage Band, bella realtà del nostro territorio che dal 2017 unisce un gruppo di amici, grazie proprio alla passione per la musica. È infatti uscito da pochi giorni sulle più importanti piattaforme mondiali Papillonair, album che contiene nove brani inediti e che esalta lo stile inconfondibile di un gruppo capace già di farsi apprezzare in numerose piazze italiane. Un progetto autoprodotto che si è concretizzato grazie a una raccolta di fondi attraverso crowdfunding e che ha preso vita durante il lockdown di primavera, a causa dell’impossibilità di partecipare a serate o eventi musicali. Papillonair è il coronamento di un lavoro che è stato portato avanti con passione e professionalità, con fantasia e coraggio, con la voglia di far divertire e di divertirsi, regalando ottimo swing in chiave vintage e riadattandolo ai giorni nostri. Protagonisti dell’album i sette artisti che formano la Papillon Vintage Band: gli anghiaresi, e volti “storici”, Andrea Valbonetti (voce e crooner), Iacopo Rossi (chitarra, voce e percussioni), Cesare Chieli (tromba), Davide Montagnoli (batteria e cori), Roberto Bianchi (clarinetto e sax tenore) e Giacomo Marini (basso, contrabbasso) a cui si è aggiunto il biturgense Andrea Alvisi (sax baritono). Dell’uscita dell’album e del percorso musicale del gruppo abbiamo parlato con Andrea Valbonetti, autore dei testi e voce della Papillon Vintage Band che in questa intervista si fa portavoce delle sensazioni dei suoi compagni di avventura.

Andrea Valbonetti

Andrea, innanzitutto partiamo dall’emozione che si prova nel realizzare un album e nel vederlo uscire su tutte le principali piattaforme. Emozione non da poco soprattutto se si considera che la Papillon Vintage Band è nata solo pochi anni fa.

È un sogno che si realizza, frutto di un’idea nata durante il lockdown e di un intenso periodo di lavoro che ci ha assorbito in questi mesi. È stato tutto molto coinvolgente: dar vita al progetto, scrivere i testi, arrangiarli e trasformarli in musica, registrare ed incidere, fino poi all’uscita dell’album. Un’emozione condivisa tra di noi e con tutti quelli che ci hanno seguito. Vedere il nostro sogno diventare reale è bellissimo e siamo felici. Abbiamo respirato musica praticamente 24 ore su 24 e ci siamo divertiti moltissimo.

Quali sono i primi riscontri in termini di ascolti, gradimento e vendita?

I brani sono piaciuti molto e le vendite stanno andando bene, poi è chiaro che in questi primi giorni stiamo cercando i contatti per far girare sempre di più i nostri pezzi. Siamo soddisfatti e stiamo lavorando in questo senso ben sapendo che non è facile arrivare al grande pubblico. Sognando siamo partiti e sognare non costa nulla nemmeno sotto questo punto di vista.

Raccontaci Papillonair. Di cosa tratta e quali sono le particolarità dell’album?

È un album basato sulle sonorità swing con al suo interno diverse contaminazioni: dal rock’n roll fino ad un tocco di rap che hanno dato al prodotto finale un tono pop. Un delicato lavoro fatto di equilibri, nel quale ognuno di noi ha messo la propria peculiarità e la propria competenza. Ne è venuto fuori un vero e proprio viaggio nella storia. Papillonair è un concept album che in 9 brani racconta la storia di un crooner italiano degli anni ‘20. Improvvisamente il protagonista, col suo Campari in mano, si trova catapultato nel 2020, ben 100 anni dopo quindi: ovviamente disorientato, cerca di raccapezzarsi e districarsi in una realtà che per lui è inimmaginabile. Sono le nostre note, le nostre sonorità modernizzate, piacevoli anche per un pubblico che di solito non ascolta musica italiana di quegli anni. Siamo stati su numerosi palchi e piazze e vedere i sorrisi e la voglia di ballare che scatena la nostra musica è un’emozione unica, oltre che uno stimolo per realizzare l’album.

Papillonair è un progetto che ha coinvolto non soltanto voi della Papillon Vintage Band, ma anche altri artisti importanti. Giusto sottolinearlo.

Grandi musicisti che hanno dato il loro apporto: Santiago Fernandez nel pezzo Amore Abbreviato, Giacomo “Camo” Cioni in Frenesia del 2000, Selene Zuppardo, Paolo Roberto Pianezza e Francesca Alinovi (Lovesick Duo) in Influenze(r), Michele Mandrelli e Niccolò Neri che hanno implementato la scrittura di Non mi consol. È stato meraviglioso condividere questa avventura con loro e mi fa piacere mettere in evidenza altri aspetti: le musiche sono curate da Iacopo Rossi e l’arrangiamento dei fiati è opera di Andrea Alvisi. Grazie a Mr Studio Recording della Motina di Anghiari per le registrazioni, a Giacomo Calli e Valerio Romanelli per la parte mix, al The Garage Studio di Civitella in Val Di Chiana per il master e a Francesco Dejaco per le foto e i video del backstage.

Quale è il vostro rapporto con il territorio?

Siamo tutti musicisti della Valtiberina, in gran parte di Anghiari a cui poi si è aggiunto il biturgense Andrea Alvisi. Siamo molto legati alla nostra terra e proprio da qui abbiamo cominciato nel 2017, suonando per la prima volta a L’Intrepida, cicloturistica su bici d’epoca che è fiore all’occhiello di Anghiari e della Valtiberina e che ha superato i 1000 partecipanti. L’idea è nata proprio dalla voglia di fare qualcosa per intrattenere gli intrepidi e regalare alla manifestazione un’animazione musicale. Ne abbiamo parlato e così quasi per gioco siamo partiti: facendo le prove, trovando brani musicali adeguati al periodo a cui si riferisce L’Intrepida e di conseguenza proponendo un repertorio incentrato sugli anni ’30, ’40 e ’50. La cosa è piaciuta, così abbiamo deciso di proseguire, con passione e sempre più impegno. Il nome della band? Nel 2016 avevo dato vita ad una linea di papillon e così è venuta l’idea. Una cosa che ci distingue e che fin dall’inizio ci caratterizza, con i nostri strumenti, i nostri papillon e la nostra musica.

Da quel momento in poi avete suonato in diverse piazze. Ricordiamo alcuni concerti che hanno segnato il vostro percorso?

Abbiamo suonato in giro per l’Italia, portando la nostra musica per feste paesane, matrimoni, feste private e aziendali, festival swing/jazz e rassegne musicali. Nel 2018 ci siamo esibiti alla festa annuale della Camera di commercio italo-ceca a Praga in una location splendida e davanti ad un pubblico di oltre 2.000 persone. Siamo ospiti e intrattenitori delle più belle e conosciute Ciclo-storiche italiane, L’Intrepida e L’Eroica, e ad agosto 2019 abbiamo vinto il 1° premio come miglior swing band emergente al prestigioso Festival “Swing On The Beach” di Pescara. Una bella soddisfazione!

Papillonair ha una dedica speciale?

Sì. È dedicato al grande anghiarese e amico di tutti noi Moreno Zanchi che purtroppo ci ha lasciato qualche mese fa. Ci siamo avvicinati alla musica quando lui era presidente della Filarmonica P. Mascagni e abbiamo sempre potuto contare sul suo sostegno. Era una persona unica a cui eravamo molto affezionati e la nostra idea è stata fin da subito quella di dedicare il primo album alla sua memoria.

Progetti per il futuro?

Ci auguriamo di tornare presto a suonare live i nostri pezzi, per leggere sul viso delle persone cosa pensano del nostro lavoro. Intanto comunque invitiamo tutti gli appassionati e gli amici a gustarsi l’album nelle varie piattaforme o acquistandolo nel nostro sito www.papillonvintageband.it. Lì si trovano tutte le informazioni sull’album e sui brani.

Tags: Andrea ValbonettijazzmusicaPapillon Vintage Bandswing
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