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“Occhio di falco e mano destra forte”, la tradizione secolare dell’Alka di Sinj

Ogni primo fine settimana di agosto la città croata gemellata con Sansepolcro ospita una spettacolare giostra cavalleresca che dal 2010 è Patrimonio dell'Unesco. Vediamo storia e funzionamento della manifestazione

di Emanuele Calchetti
06/08/2020
in Attualità, Cultura, Eventi
Lettura: 7 min.
“Occhio di falco e mano destra forte”, la tradizione secolare dell’Alka di Sinj

Gli alkari durante la sfilata dell'edizione 2017 (foto di Monika Vrgoč)

Si svolgono questo fine settimana a Sinj, nell’entroterra dalmata, le festività dell’Alka. Per tre giorni, a partire dal primo venerdì di agosto, cavalieri in uniforme storica si sfidano in una scenografica giostra dell’anello che va in scena da oltre tre secoli e costituisce un evento attesissimo. Seguita con interesse in tutta la Croazia, la Sinjska Alka è stata inserita nel 2010 nell’elenco dei beni Patrimonio dell’Unesco.

L’assedio turco del 1715

Per trovare le origini dell’Alka bisogna tornare al 1715, quando l’Impero ottomano tenta di riconquistare la città, strappatagli trent’anni prima dai veneziani. Ma l’assedio turco finisce male: il 15 agosto, provato dalla dissenteria, l’esercito ottomano è costretto alla fuga. La tradizione attribuisce il merito dell’insperato successo alla Gospa Sinjska, un’immagine della Madonna che resta tuttora meta di pellegrinaggio. Risalgono a quegli anni le prime corse dell’Alka, che si inseriscono in una tradizione cavalleresca che interessava l’intera Dalmazia. La prima attestazione scritta della giostra di Sinj risale al 1784, grazie alla penna del poeta Giulio Bajamonti, mentre dal 1818 è registrato l’elenco di tutti i vincitori. In quell’anno l’Alka fu ripristinata dopo pochi anni di pausa e si tenne al cospetto dell’imperatore austriaco e re di Croazia Francesco II di Asburgo-Lorena. In tutto, hanno presenziato alla manifestazione due imperatori, cinque re e cinque presidenti. Tra questi ultimi, quello della Jugoslavia socialista Tito nel 1965 e, più volte, tutti i presidenti della Croazia. Se nei primi anni l’Alka si disputò in periodi diversi, è dal 1849 che si tiene ad agosto, mentre dal secondo dopoguerra è stato scelto definitivamente il primo fine settimana compreso in tale mese per intero, cioè dal venerdì alla domenica.

  • Immagine dell’edizione del 1875, a cui presenziò l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I (foto di Nikola Andrović)
  • Gli Alkari in corteo nel 1908 (immagine in pubblico dominio)
  • Il maresciallo Tito sul palco dell’Alka nel 1965 (immagine in pubblico dominio)
  • Foto istituzionale dell’edizione 2010. Di fronte al centro Jadranka Kosor e Ivo Josipović, allora rispettivamente Primo ministro e presidente della Croazia
  • Il palco delle autorità dell’edizione 2011 con Josipović e Kosor
  • L’allora presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović all’Alka 2019 (foto di Monika Vrgoč)

Le regole dell’Alka

Alla giostra partecipano ogni anno 11, 15 o 17 cavalieri, gli alkari, scelti fra i membri della Società cavalleresca dell’Alka, un’istituzione di cui possono fare parte solo maschi nati a Sinj o nel circondario da genitori a loro volta del posto. Entrare nel lotto degli alkari costituisce un grande onore. In ciascuno dei tre giorni i cavalieri corrono al galoppo tre carriere di 160 metri, e con la lancia devono mirare un anello appeso a una fune, il cui centro si trova a 3,32 metri da terra. L’anello – parola che in arabo si dice ḥalqa, da cui deriva il nome della manifestazione – è costituito da due cerchi concentrici collegati da tre tratti che lo dividono in tre parti uguali. Il colpo che centra il cerchio interno garantisce tre punti, ed è accompagnato da uno sparo di cannone, dalla musica della banda e dall’entusiasmo del pubblico sempre numerosissimo. Se si centra il settore esterno superiore dell’anello si guadagnano due punti, mentre ciascuna delle due parti esterne inferiori dà diritto a un solo punto. Naturalmente, se non si centra l’anello non vengono assegnati punti. Alla terza e ultima carriera i cavalieri partecipano in ordine di punteggio totale crescente, e ne sono esclusi coloro che matematicamente non hanno più possibilità di vincere dopo le prime due prove. Nel caso che al termine della terza carriera siano in testa più cavalieri, si corrono prove di spareggio fino ad ottenere un unico vincitore.

  • L’Alka a terra dopo essere stata sfilata dalla lancia che l’aveva centrata (foto di Željko Zrnčić)
  • Ante Zorica durante l’Alka 2019 (foto di Monika Vrgoč)
  • Centrando uno dei due settori inferiori, il cavaliere conquista un solo punto (foto di Ilija Veselica)

Le stesse regole, tranne l’esclusione di chi non può più vincere, valgono anche nelle gare che si svolgono nei due giorni precedenti. Quella del venerdì si chiama Bara, quella del sabato Čoja, e costituiscono una sorta di prova generale dell’Alka domenicale, da cui si differenziano per un cerimoniale molto più sobrio e per l’assenza dei costumi tradizionali. La giornata conclusiva è infatti caratterizzata da un rigorosa procedura che prevede un corteo con numerosi figuranti, ciascuno con il proprio ruolo e i propri abiti ed armamenti storici. Gli alkari partecipano vestendo l’uniforme dei difensori di Sinj del 1715. Se la gara importante, quella che permette di restare negli annali della giostra, è dunque quella domenicale, vincere le altre prove dà diritto comunque a dei premi simbolici: il campione del venerdì ottiene due metri di panno verde, a rappresentare l’antica tradizione di premiare i vincitori della Bara con il fieno dei campi della Società degli Alkari; chi prevale il sabato riceve invece 311 centimetri di panno rosso, che in passato era considerato molto pregiato ed era l’ambìto premio per il vincitore dell’Alka stessa.

  • Il corteo dell’edizione 2017 (foto di Monika Vrgoč)
  • Cavallo con le decorazioni tradizionali durante l’edizione 2017 (foto di Monika Vrgoč)
  • La sfilata degli scudieri durante l’edizione 2019 (foto di Monika Vrgoč)
  • Dettagli dei costumi di Alkari e scudieri (foto di Branko Čović)
  • Dettagli delle pistole di uno scudiero (foto di Ante Gašpar durante l’Alka 2019)
  • I fiati durante l’Alka 2017 (foto di Monika Vrgoč)

L’edizione 2020 senza la delegazione di Sansepolcro

Il periodo che va dal fine settimana dell’Alka alla festa della Gospa Sinjska del 15 agosto è quello di maggiore vitalità per la cittadina dalmata, che ospita numerosi turisti e vede il ritorno a casa dei tanti locali che vivono nelle città croate più grandi o all’estero. Tradizionalmente, dunque, le vie di Sinj in questi giorni sono popolatissime e animate da un grande clima di festa. Quest’anno sarà ovviamente necessario fare i conti con le restrizioni dovute al coronavirus, ma l’edizione numero 305 dell’Alka di Sinj si svolgerà regolarmente, con i partecipanti e il pubblico che dovranno rispettare la distanza interpersonale di un metro e mezzo. Nel palco d’onore attese le massime autorità croate: il nuovo presidente Zoran Milanović, il presidente del parlamento Jandroković e il primo ministro Plenković. Non sarà presente, come avveniva invece negli anni passati, la delegazione del Comune di Sansepolcro, gemellata con Sinj dal 1981. La gara domenicale sarà come di consueto trasmessa in diretta dal canale televisivo croato HTV2 a partire dalle 16.15. L’augurio per tutti gli Alkari partecipanti è quello tradizionale: avere “occhio di falco e mano destra forte”.

La delegazione di Sansepolcro sfila in occasione dell’edizione 2019 della Čoja, la gara del sabato (foto di Željko Zrnčić)
Tags: Alkacittà gemellateCroaziaSinjstoria
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