Risotto speck e strigoli: la ricetta di Ilaria Lorenzini

Il nuovo appuntamento di Gastronomia Consapevole è dedicato a un particolare risotto proposto da una delle socie fondatrici dell'associazione Le Centopelli

Come ogni sabato su TeverePost torna l’immancabile appuntamento con Gastronomia Consapevole, lo spazio di approfondimento gastronomico curato dall’associazione Le Centopelli.

Questa settimana proponiamo un piatto gustoso e particolare grazie al contributo di Ilaria Lorenzini, giornalista e insegnante di ballo, nonché cuoca provetta. Socia fondatrice dell’associazione, Ilaria non si è lasciato sfuggire l’occasione di aderire alla nostra rubrica con la ricetta del risotto speck e strigoli.

Il piatto, come sempre è accompagnato dai consigli di Augusto Tocci.

Ingredienti

Preparazione

Si vanno a cercare gli strigoli che crescono spontaneamente nelle “greppate” battute dal sole in terreni argillosi.

Soffriggiamo in padella con un po’ d’olio la cipolla, e una volta appassita aggiungiamo gli strigoli, che a fine cottura taglieremo finemente.

Nel frattempo in una casseruola facciamo tostare il riso con un po’ di burro, continuando poi la cottura con del brodo. 

Finito di cuocere il riso aggiungiamo gli strigoli e lo speck, fatto precedentemente saltare in padella.

I consigli di Augusto Tocci

Strigoli o stridoli (Silene vulgaris) – È una pianta perenne, comunissima nei prati, sui cigli dei campi, nei seminati e lungo i margini delle strade, dal piano fino ai pascoli di montagna. Si presenta di aspetto cespuglioso, con foglie glauche erette e appaiate, senza picciolo, che ad ogni nodo abbracciano il fusto.

La forma delle foglie è  lanceolata con apice acuto; la loro consistenza è piuttosto grassa e la caratteristica che le distingue, da cui il nome della pianta, è lo stridìo che producono quando vengono strofinate fra le mani.

I fiori sono inconfondibili, si presentano con un calice a forma di vescichetta ovale di aspetto membranaceo, verde bianchiccio, quasi trasparente, e battiti sulla mano emettono un caratteristico scoppio da cui il nome volgare, nel Nord Italia, di schioppetti.

Le cime della pianta devono essere raccolte prima della fioritura e sono ottime cotte sia come gli spinaci sia in olio, a esempio per la preparazione di frittate o tortini.

È una pianta talmente buona che i romagnoli si sono prodigati per riprodurla e coltivarla negli orti dove durante la primavera se ne possono raccogliere abbondanti mazzetti. Un suggerimento per chi volesse cimentarsi  in questa operazione è quello di destinare agli strigoli un loro posto fisso perché, essendo una pianta perenne, tutti gli anni daranno il prezioso prodotto.

Fra le curiosità da ricordare: in Casentino li chiamano “il minuto” e nel viterbese “ammazza mogli” perché dopo la cottura si riducono moltissimo dando l’impressione che la donna che li ha cucinati li ha dati in pasto al proprio amante lasciandone pochi al marito.

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