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29 giugno 1440, il giorno della Battaglia di Anghiari

Il Palio della Vittoria è stato rinviato al 2021, ma oggi ricorre l’anniversario di un momento determinante nella storia di tutta la Toscana

di Daniele Gigli
29/06/2020
in Cultura
Lettura: 3 min.
29 giugno 1440, il giorno della Battaglia di Anghiari

Anghiari decorata con gli stendardi del Palio

Il 29 giugno è una data cruciale per Anghiari e per la Toscana, un giorno sul quale si fondano le radici della nostra storia e che ogni anno il paese tiberino celebra con lo svolgimento del Palio della Vittoria, una delle manifestazioni più affascinanti del territorio, organizzata a “memoria eterna” della Battaglia di Anghiari. L’edizione 2020 è purtroppo stata rinviata a causa dell’emergenza Coronavirus e delle normative di tutela della salute che hanno reso impossibile la rievocazione storica e la disputa della caratteristica corsa a piedi in salita prevista di solito al “calar del sole”. Un format spettacolare in cui sono da regolamento previste spinte, trattenute, placcaggi e che dopo 1440 metri di autentica battaglia premia il Comune vincitore. Delle emozioni del Palio della Vittoria a livello sportivo abbiamo già parlato in un articolo dettagliato, mentre oggi approfondiremo l’importanza dello scontro che fu combattuto il 29 giugno 1440 e che fu vinto dall’esercito fiorentino su quello milanese. Una battaglia che permise di ridisegnare i confini della Toscana e che fu resa celebre anche grazie alla misteriosa opera realizzata da Leonardo Da Vinci. Ad approfondire i temi legati a questo importante evento è Gabriele Mazzi, direttore del Museo della Battaglia e di Anghiari.

Anonimo, La battaglia di Anghiari (fronte di un cassone nuziale). National Gallery of Ireland

“In effetti è complicato spiegare quanto importante fu lo scontro fra fiorentini e milanesi sotto le mura del paese, poiché è così evidente che lo fosse! Ma perché i milanesi ad Anghiari? Una risposta semplice, fatta soprattutto di geopolitica. La parte più settentrionale della valle del Tevere, da circa cinquanta anni entrata a far parte del territorio fiorentino, era la parte più orientale e più ‘esposta’. Non solo, Anghiari faceva parte dei castelli che si erano dati a Firenze a partire dal 1386. Ad esempio anche Caprese, benché più all’interno, faceva parte di quella serie di insediamenti che proteggevano i piedi delle montagne che separavano la valle del Tevere e quella dell’Arno. Sarebbe pertanto naturale pensare che Anghiari fosse il luogo ideale per dar battaglia, in uno degli ultimi scontri prima della parentesi eccezionale della Pace di Lodi, poi trasformatasi in Santissima Lega Italica, che dette al Rinascimento il suo più lungo periodo di pace.
Lungo la strada diritta che già esisteva al tempo del confronto armato, in particolare presso il ponte (che oggi si intravede), è nota la sconfitta dei milanesi per mezzo della famosa ‘disputa per lo stendardo’, quando i due Piccinino persero la propria bandiera. Pochi invece sanno che proprio lo stesso episodio, poi meravigliosamente raffigurato da Leonardo, con molta probabilità è esistito davvero così, con i cavalli di colore bianco e marrone, con il braccio alzato di Niccolò Piccinino e con la tragica conseguenza della guerra per terra. Leonardo in effetti, quando ricevette la commissione della pittura in Palazzo Vecchio, si cimentava in una significativa impresa di carattere politico, dato il particolare momento che Firenze attraversava, per cui informarsi su come si svolsero i fatti dovette essere uno degli strumenti per concepire la pittura. Sempre poco considerato è, in questo frangente, il celeberrimo fronte di cassone dipinto della metà del XVI secolo conservato a Dublino. In esso, proprio al centro, si trova l’archetipo della grandiosa invenzione leonardesca: una disputa per lo stendardo dove straordinariamente le analogie con la versione del vinciano sono molte, a partire proprio dall’azione. Si tratta quindi di mirabile interpretazione di un fatto realmente accaduto e tramandato più o meno nello stesso modo a Firenze dal 1440 fino al 1503. Non ci deve stupire questo se pensiamo, ad esempio, al grande clamore attorno al Palio, che si correva in contemporanea ad Anghiari e Firenze, se ragioniamo attorno alla beatificazione
motu populi del Vescovo di Fiesole Andrea Corsini da parte di papa Eugenio IV. Moltissime sono quindi le conseguenze di un fatto storico fondamentale per la storia, occorso tanto tempo fa in un luogo che oggi celebriamo, ma che domani continueremo ad attraversare in velocità con la fretta di sempre: ecco, rallentiamo quando passiamo dalla Maestà sulla pianura sotto Anghiari, ogni secondo in più che trascorriamo lì davanti è un secondo in più in cui siamo parte della grande storia”.

Copia di Rubens della scena della Disputa per lo stendardo da La battaglia di Anghiari di Leonardo. Parigi, Louvre.
Tags: AnghiariBattaglia di AnghiariGabriele Mazzistoria
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