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Fabrizio Innocenti: “Ripartire con gradualità, ma la burocrazia è massacrante”

Dal lavoro per il ponte di Genova alla politica locale: “All'amministrazione comunale serve continuità, tornando indietro avrei fatto scelte diverse”

di Emanuele Calchetti
12/05/2020
in Attualità, Economia, Politica
Lettura: 6 min.
Fabrizio Innocenti

Il percorso di analisi dell’attuale situazione economica e politica portato avanti da TeverePost prosegue quest’oggi con l’ingegner Fabrizio Innocenti, che può osservare l’emergenza dal doppio punto di vista dell’imprenditore e dell’ex amministratore. Oltre ad essere il presidente dell’azienda Ediltevere, infatti, Innocenti è stato assessore all’urbanistica della Giunta guidata da Franco Polcri nel quinquennio 2006-2011 e consigliere di minoranza nella legislatura successiva, dopo essere stato candidato a sindaco.

Come ha vissuto e sta vivendo la tua azienda questo periodo di emergenza?

Noi avevamo deciso già venerdì 3 marzo di chiudere per una settimana: c’erano voci contrastanti e poco chiare, le maestranze erano preoccupate, quindi abbiamo preso questa decisione. Dopo una settimana, avendo commesse in essere, stavamo quasi per riaprire quando è arrivato, forse provvidenzialmente, il blocco del Governo, quindi siamo rimasti ancora chiusi. Poi però sono arrivate le richieste dei cantieri di confermare i contratti firmati, non potevamo tirarci indietro. La richiesta che per prima ci ha fatto sbloccare è stata quella della cabina per il ponte di Genova. Ero un po’ preoccupato, comunque abbiamo fatto sanificare gli ambienti, ci siamo dotati di tutti gli strumenti, gel, mascherine (che non è stato facile trovare), cartelli in tutta l’azienda con le varie istruzioni. E siamo ripartiti con un terzo degli operai in un unico turno, per evitare che ci fosse contatto a colazione o pranzo, e facendone entrare negli spogliatoi uno o due per volta. Naturalmente non è stato facile, perché se operi per un terzo in realtà produci al 20%: se non vai a pieno regime tutto funziona peggio. Comunque dopo Genova sono arrivate altre richieste, per esempio di aziende agricole che dovevano operare per le produzioni stagionali. Per noi per fortuna l’annata era cominciata molto positivamente, poi si è un po’ fermata ma avevamo tanti lavori già acquisiti, quindi stiamo ripartendo bene. Però quando ci sono settori che vanno in crisi poi questo si riflette su tutta l’economia.

Puoi darci maggiori dettagli sull’intervento a Genova?

Abbiamo fornito una cabina elettrica di una certa importanza, nel senso che si chiama come quelle di due metri per due, ma in questo caso specifico è una cabina che servirà ad avere un allaccio con l’Enel della potenza necessaria a mantenere il ponte dal punto di vista dell’illuminazione e di tutti i dispositivi elettronici. Quindi ci sono vani con l’impianto di trasformazione e vani dove saranno messe le apparecchiature di controllo e di sicurezza. Stiamo parlando di un’opera che deve avere una classe di resistenza superiore, deve resistere al fuoco e a qualsiasi catastrofe. Si tratta di un ponte molto tecnologico, ci sono sensori di tutti i tipi riguardo agli spostamenti del terreno, al vento, a cedimenti di ogni genere, alla dilatazione del metallo. Noi abbiamo realizzato la struttura della cabina, il resto lo dovrà fare chi ha fornito gli impianti del ponte che deve occuparsi anche del sistema di controllo e del collaudo. La ditta appaltatrice ha tenuto conto del progetto, calcoli, disegni esecutivi e ci ha voluto premiare valutando il rapporto qualità-prezzo.

Tornando all’emergenza, come valuti il suo impatto dal punto di vista economico?

Ci sono settori che hanno subìto e stanno subendo forse troppo. Io ho avuto paura all’inizio, però dopo devi ragionare. Chiudersi in casa e vedere cosa succede è un atteggiamento comprensibile, però tra chiudersi in casa e, al contrario, dire “apriamo tutto”, magari anche per fare battaglia politica, bisogna trovare una via di mezzo, cercare gradatamente di riaprire. Dopo dipende dalla consapevolezza di ognuno di noi di voler essere serio e non voler essere un pericolo per sé, la famiglia, la ditta, chi ti sta vicino. Nella nostra valle, come altrove, alcuni settori sono disperati, pensiamo a bar, ristoranti, barbieri, negozi, pensa a chi ha fatto il pieno per la stagione estiva: i fornitori vogliono i soldi, chi ce li ha paga, chi non ce li ha non paga. I soldi non arrivano, le banche sono sempre banche, la burocrazia è rimasta quella di prima ed è massacrante, la cassa integrazione viene anticipata ma poi qualcuno queste somme le deve ridare: se i soldi ci sono, chi operativamente può mandare avanti le pratiche lo deve fare.
Credo che si debbano dividere in due gli interventi: un’azienda che sta bene, capitalizzata, può magari avere dei finanziamenti a tasso agevolato, mentre per le attività che forzatamente sono dovute stare chiuse sarebbe auspicabile qualche contributo a fondo perduto. Qualcosa del genere bisogna tirarlo fuori dal cappello, perché qualcuno non ce la fa a reggere questa situazione per qualche mese.

E dove trovare questi soldi?

Per trovarli c’è solo un modo, far lavorare le aziende, perché le aziende e i lavoratori possano versare i contributi allo Stato, altrimenti alla lunga anche lo Stato finisce che si trova a dover vendere palazzi o opere d’arte. Un’altra cosa da dire sulle misure intraprese è che non puoi paragonare Lombardia o Piemonte con Calabria o Sicilia che hanno pochissimi contagi. Poi è vero che anche gli esperti dicono cose contrastanti, quindi i politici avranno le loro colpe ma certo non è facile.

Invece qui a livello locale cosa pensi dell’operato dell’amministrazione comunale?

I primissimi giorni devo dire che l’approccio molto pauroso del sindaco mi sembrava esagerato, ma alla fine è stata una cosa opportuna, perché ha preso dei provvedimenti, ancora prima del Governo, con cui ha tutelato un po’ tutti. Qualcuno ancora dice che esagera, ma secondo me le azioni che ha fatto erano finalizzate al bene della comunità. Tra l’altro ringrazio il sindaco per avermi coinvolto nel COC.

Ecco, il COC, il Centro operativo comunale. Come ha agito?

È composto per lo più da assessori, dirigenti, segretario comunale, e tre persone esterne, oltre a me Paolo Pennacchini e Claudio Nocentini. La sera facevamo riunioni su Skype, venivamo aggiornati e veniva deciso come operare. Io non ho operato sul campo, ho ascoltato e quando potevo ho cercato di dare un contributo. È stato importante perché ha permesso di affrontare momenti anche di difficoltà, pensiamo alla situazione a Badia Tedalda, o la gestione della carenza di mascherine che si era profilata anche all’ospedale. È stato inoltre coordinato il discorso dei pacchi, riguardo al quale ci sono stata polemiche ma io condivido la scelta di optare per il pacco alimentare anziché i buoni spesa.

Un commento sull’intera legislatura?

Quando in Comune ci andavo ogni dieci anni a fare la carta d’identità pensavo che tutto potesse funzionare molto meglio. Dopo l’esperienza di cinque anni in maggioranza e cinque all’opposizione ho capito che non è così semplice. L’amministrazione secondo me ha operato nella norma. D’altra parte le risorse economiche sono quelle che sono, il 95% dei soldi che uno incassa sono già destinati, per il resto puoi avere la fortuna di avere finanziamenti, magari più facilmente se sei in linea con la Regione, ma fondamentalmente la libertà d’azione è poca. Non posso dire che il Comune abbia lavorato male, non arriverà un sindaco che potrà stravolgere tutto. Anche adesso tutti chiedono di non far pagare quello e quell’altro: il Comune ti può aiutare, ma dopo i soldi mancheranno al Comune. Certo se non riscuoti per un anno il suolo pubblico forse non sarà catastrofico, su qualcosa puoi andare incontro, ma tutto non puoi risolvere. Al di là di chi è il sindaco, per come l’ho vissuta io l’anomalia del Comune di Sansepolcro è non avere il dirigente dell’urbanistica stabilizzato. Cambiandolo ogni volta riparti sempre da capo, manca la continuità che gli uffici devono avere. Poi l’indirizzo politico può cambiare, ma il dirigente non può ogni volta perdere due anni a fare il rodaggio. Ma lo stesso vale per la squadra di Governo, cambiare ogni cinque anni tutta la parte politica significa partire ogni volta con due anni di ritardo. Chi arriva pensa di rivoluzionare la macchina comunale ma alla fine non cambia niente. In definitiva, secondo me sarebbe bene che proseguisse questa amministrazione per un discorso di continuità, poi vedremo quale sarà la scelta dei cittadini.

Quale scenario ipotizzi per le amministrative?

Non lo so, tutti aspettavano le elezioni regionali per capire quale fosse il trend, anche per capire dove fosse opportuno buttarsi. Io per esempio nel 2011, con Berlusconi in calo, mi sono buttato dalla parte sbagliata. Comunque si dovrà ricandidare il sindaco uscente in questa coalizione “abbastanza” civica, poi ci sarà il PD, poi c’è il centrodestra ma c’è molta incertezza. Un ruolo importante poteva averlo la Lega che era in ascesa e c’era da vedere se questo si sarebbe confermato alle regionali, mentre ora la Lega sembra in calo. Dopo le regionali sarà tutto più chiaro per quanto riguarda le aggregazioni, e poi comunque servono i candidati giusti, ma adesso è troppo presto.

Personalmente ti vedi in un ruolo politico-amministrativo?

No, no, no! Quando l’ho fatto l’ho fatto con impegno, anche facendo degli errori. Tornando indietro avrei approvato il Piano strutturale precedente anche se non lo voleva nessuno – ma dopo lo volevano tutti! – facendo poi una variante. Invece abbiamo perso due o tre anni che hanno portato problemi, non per i grossi lavori, che è stato fortunato chi non li ha fatti, ma per i piccoli lavori. Ma io lì ero ancora un apprendista. Quindi l’ho fatto volentieri, mi ci sono dedicato tanto, ma alla fine mi sono anche detto: “Che l’ho fatto a fare?” Per la gente quello che fai bene è tutto dovuto, se sbagli una cosa ti massacrano. Poi, non che mi senta vecchio, però ho anche un’altra età rispetto al 2006.

Tags: Fabrizio Innocentipoliticaurbanistica
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