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Gustiamoci il Ferragosto

I piatti per festeggiare e un amarcord biturgense di Meri Torelli. Nell'appuntamento con Gastronomia Consapevole e l'associazione Le Centopelli anche i freschi consigli di Augusto Tocci

di Meri Torelli
14/08/2020
in Gastronomia consapevole
Lettura: 5 min.
Gustiamoci il Ferragosto

Il Ferragosto è tra le feste estive più amate, e anche nel caso che le vacanze fossero già alle spalle, l’occasione per festeggiare in compagnia non lasciamocela sfuggire! Senza bisogno di organizzare nulla di particolarmente impegnativo, magari insieme alla famiglia e pochi amici a goderci il fresco. A noi biturgensi il Ferragosto riporta alla mente subito le scampagnate nei nostri meravigliosi prati. Montecasale e Montevicchi quelli più prossimi, specialmente per gli abitanti del centro storico.

Negli anni sessanta ed anche oltre, il rito del pranzo sui prati era un appuntamento immancabile. Chi se lo poteva permettere andava con un mezzo proprio, ma c’erano anche corriere organizzate per l’occasione che ansimando portavano intere famiglie a destinazione nelle nostre verdi colline. Cesti di vimini pieni di delizie preparate dalle massaie, gli immancabili fiaschi di vino, i colorati plaid da adagiare sull’erba. E fra i giochi dei bimbi, le chiacchiere delle donne, le partite a carte degli uomini e, dove ce n’era la possibilità, anche una messa per ricordare che il 15 di agosto è anche la festa dell’Assunzione, si arrivava all’ora di pranzo. In alcuni luoghi si potevano accendere anche dei fuochi per una grigliata, ma la maggior parte delle cibarie erano preparate in precedenza e pronte per essere gustate.

  • La panzanella
  • I pomodori gratinati
  • Il raviggiolo
  • Gli immancabili fiaschi di vino
  • I sambudelli
  • I torcoli

Come la panzanella, regina dell’estate, e poi insalate e pomodori, formaggi, fra cui citiamo il nostro raviggiolo, vasi di salsicce e sambudelli, lombettini e tutti i prodotti della nostra norcineria. Io amavo in particolar modo i fegatelli conservati sotto lo strutto. Non mancavano vassoi di lasagne o verdure gratinate. Le crostate e i torcoli chiudevano il tutto. Insomma c’era il meglio della nostra gastronomia.

Anche se negli ultimi anni siamo stati più propensi, giustamente, a fare gite fuori porta e a ritrovarsi in qualche bel locale di qualche meta turistica, approfittiamo del momento un po’ particolare per riscoprire la bellezza dei nostri luoghi e del mangiare a chilometro zero. Lo splendore del nostro territorio farà il resto!

I consigli di Augusto Tocci

ANGURIA – Uno dei frutti simbolo dell’estate, noto anche come cocomero o melone d’acqua, è in realtà un ortaggio della famiglia delle cucurbitacee. Quella, per intenderci, di zucchine e cetrioli. Il peso può arrivare a sfiorare addirittura i 20 kg.

Scegliamo bene – Il caratteristico colore verde deve essere intenso e la scorza turgida, ben tesa e molto lucida. Dopo aver soddisfatto la vista, c’è una prova certa per stabilire la bontà di un’anguria: picchiettando con le nocche sulla scorza si deve ottenere un suono sordo. Al contrario, se il rumore è simile a un tonfo, non compriamola: il frutto è troppo maturo o raccolto da troppo tempo.

Pulizia e conservazione – Unica accortezza è lavare la scorza sotto acqua corrente. Prima di mangiarla, è consigliabile privarla dei semi, che hanno un blando effetto lassativo. Per conservarla, stiamo tranquilli: è un ortaggio/frutto molto resistente e in frigo possiamo tenerlo anche una settimana.

Le proprietà – È uno dei frutti che vantano il maggior contenuto di acqua. È, quindi, indicato in caso di disidratazione (dopo aver sudato per esposizione al caldo e al sole) o dopo un intenso sforzo fisico. Svolge, inoltre, una forte azione diuretica che può essere particolarmente utile in caso di ritenzione di liquidi e di acido urico. È, perciò, coadiuvante delle terapie mediche nei casi di edemi di origine cardiaca o renale.

MELONE CANTALUPO – Qualcuno lo dà come originario dell’Africa, qualcun altro della Persia. Di certo era conosciuto già ai tempi dell’antica Roma, anche se all’epoca era di piccole dimensioni, povero di zucchero e si usava mangiarlo condito con pepe e aceto, a mo’ di insalata. Di melone esistono tante varietà, ma la più conosciuta è proprio il “cantalupo”, denominazione legata alla località omonima vicino Roma, residenza estiva dei papi che lo apprezzavano già nel Rinascimento.

Scegliamo bene – Il melone cantalupo ha forma rotonda, polpa di colore arancio e buccia sottile, corrugata a reticolo. Per sceglierne uno buono si faccia attenzione sia alla consistenza e densità sia al profumo, che risulta più intenso a maturazione raggiunta. È buona norma affidarsi al palpeggio delle estremità, che devono risultare morbide. Inoltre, la presenza di una “aureola” e qualche leggera fessura nel punto di stacco sono indici di maturazione avvenuta naturalmente.

Pulizia e conservazione – Di regola si stipa in frigorifero, dove si mantiene per diversi giorni. Tuttavia trasferisce con facilità il suo profumo agli altri alimenti, per cui conviene chiudere i singoli frutti in sacchetti di cellophan.

Le proprietà – Poco calorico, è indicato nelle diete dimagranti. È diuretico e leggermente lassativo, molto ricco di provitamina A e betacarotene. Per alcuni soggetti risulta poco digeribile.

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