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Il fascino di Castello Bufalini a San Giustino, da fortezza militare a palazzo signorile

L’antico edificio, in origine presidio difensivo, fu trasformato in meravigliosa residenza per volontà di Giulio I Bufalini e il fratello, l’abate Ventura

di Desyrè Baldacci
28/04/2021
in Cultura
Lettura: 9 min.

La posizione strategica di San Giustino, al confine fra Umbria e Toscana, ha permesso all’intero territorio di divenire, nei secoli, fondamentale crocevia di popoli e culture. Alla fine del XV secolo, essendo zona cuscinetto fra repubblica di Firenze e stato della Chiesa, si palesò la necessità di un presidio militare per scopi difensivi: nasce, così, Castello Bufalini, adibito a splendida residenza signorile nella prima metà del Cinquecento. Abbiamo visitato il bellissimo edificio accompagnati dalla direttrice Veruska Picchiarelli, con la quale abbiamo ripercorso secoli di storia della nobile famiglia Bufalini.

La storia di Castello Bufalini

Nel corso dei secoli la fortezza di San Giustino è stata oggetto di importanti attacchi, essendo posizionato in un territorio di confine fra repubblica di Firenze e stato della Chiesa. Particolarmente negative le conseguenze di due episodi bellici: la battaglia di Anghiari e l’assedio, nel 1466, legato a dissapori che avrebbero portato successivamente alla “congiura dei pazzi”. Nel 1476 l’edifico è semi distrutto. Il comune di Città di Castello non aveva le risorse necessarie per affrontare la ricostruzione, ne tanto meno le avevano i Dotti, famiglia di San Giustino che fino a quel momento aveva gestito la fortezza. Si rese necessario coinvolgere qualcuno che potesse prendersi in carico le spese. Si occupò della ricostruzione Nicolò Bufalini, appartenente all’importante famiglia di Città di Castello che nel territorio aveva alcune possedimenti terrieri. Si fa promotore della ricostruzione dell’edificio grazie ad un lavoro congiunto con l’architetto Savelli e la famiglia Vitelli nelle persone di Camillo e Alessandro, due uomini d’armi che diedero indicazioni strategiche per aumentare la difesa. A metà Cinquecento, data la pacifica situazione e il rallentamento degli attacchi, la fortezza viene trasformata in residenza signorile, per volontà di Giulio I Bufalini detto “il magnifico” e il fratello, monsignor Ventura, meglio conosciuto come l’abate Ventura.

Gli interni del castello: la sala degli dei  

È uno dei sette spazi del castello in cui si trovano dei bellissimi affreschi realizzati da Gherardi, un vero “gigante” della pittura del ‘500. Questi affreschi sono un capolavoro in cui si nota la piena identità del maestro che li ha realizzati. Gherardi era originario di Sansepolcro: nasce nel 1508 e nel 1537 fu accusato di aver partecipato indirettamente alla congiura che portò all’uccisione di Alessandro de Medici. Punito con l’esilio, decise così di venire a San Giustino, ospite della famiglia Bufalini. I meravigliosi affreschi si ispirano a temi letterari, legati alla mitologia e alla storia antica e si rifanno, come fonte principale, alle “Metamorfosi”. Una cosa molto interessante sono le cornici che abbelliscono le storie rappresentate: uccelli, frutta e verdura sono ricorrenti in Gherardi, un filo conduttore che attraversa l’intero palazzo, donando agli affreschi grande delicatezza e armonia. All’interno della sala, lo sguardo viene catturato da una particolarissima iscrizione in una parete, precisamente in un rincasso nello spessore murario della torre maestra. Si tratta di una dedica amorosa omosessuale, probabilmente dichiarazione di un amore non corrisposto dato il cuore trafitto con la freccia puntata in basso. La scritta è stata celata per secoli, fino a quando nel 2006 alcuni lavori di restauro l’hanno riportata in luce.

Un tesoro ancora celato: l’appartamento di Filippo I

Si tratta dell’appartamento che si fanno adattare Filippo I Bufalini e la moglie Anna Maria Bourbon di Sorbello, un meraviglioso esempio di stile fra barocco e rococò. Filippo è il primo marchese Bufalini, insignito del titolo nobiliare del 1682 e sarà proprio lui ad apportare trasformazioni importanti al castello. Fa riadattare questo appartamento, il principale, in quanto posizionato nel punto più tranquillo e riparato dell’edificio. L’anticamera dell’appartamento stupisce per i particolarissimi colori alle pareti, un mix di tonalità di rosa abbellite da grandi fiocchi in rilievo. La direttrice Picchiarelli tiene a precisare che “considero l’appartamento di Filippo I un vero capolavoro e spero di poterlo riaprire al pubblico il prima possibile. Nel 2016 sono iniziati alcuni lavori di restauro delle stanze, terminati presto a causa della mancanza di fondi. Grazie ad un’importante donazione ricevuta, a maggio riprenderanno i lavori che riporteranno alla luce gli originali colori delle pareti e permetteranno, finalmente, di riaprire le sale dell’appartamento al pubblico. Tra le altre cose degne di nota, mi piacerebbe poter restaurare altre due meraviglie che si trovano proprio all’interno di questo spazio: due stufette, piccoli ambienti anticamente dedicati alla cura della persona e all’igiene, anch’esse arricchite da splendidi affreschi”.

Il percorso al piano terra

Il percorso al piano terra, anticamente piano nobile dell’edificio, si apre con tre ambienti di servizio ricordati come le antiche cucine: conservano sia l’antico mobilio seicentesco sia  soluzioni più recenti, dato il loro impiego continuato fino ai primi del ‘900. La “sala delle cristallerie e delle maioliche” è stata allestita con arredo di pregio, dipinti e opere d’arte. Proprio qui è conservato uno dei pezzi di maggior valore del castello, risalente al 1500: un cassone nuziale che veniva utilizzato per riporre il corredo delle spose. È pirografato, cioè lavorato a fuoco, e da un lato è raccontata la storia di Orfeo che ammansisce le fiere con il suo canto, dall’altro è raffigurata la storia di Perseo e Andromeda. La “sala delle donne forti” è frutto di una commissione iniziata e voluta da Niccolò II, fratello di Filippo I e completata poi da Filippo alla morte del fratello. Alle pareti sono poste delle tele che narrano le storie di donne forti, contraddistinte per atti di forza morale e coraggio, donne che sono legate ai territori che i Bufalini, per la loro carriera ecclesiastica o militare, hanno frequentato. La “camera del cardinale” colpisce per la sua ricchezza: Giovanni Ottavio Bufalini, cardinale e appassionato collezionista, fu uno dei rampolli Bufalini ad entrare nella bellissima culla ancora oggi conservata, fatta commissionare da Filippo I in occasione del matrimonio con Anna Maria Bourbon di Sorbello e pensata per la presentazione in pubblico dei figli. La “galleria dei ritratti” è un’ala dell’edificio anticamente aperta sul cortile, successivamente chiusa per dare maggior stabilità alla struttura in seguito al terremoto del 1789. Oggi qui sono ospitati i ritratti dei membri della famiglia Bufalini, tra i quali spiccano quello di Filippo I e la moglie.

Il giardino esterno, dove la natura incontra la magia

Da quello che si ricava dalla documentazione conservata in archivio, il giardino viene risistemato a fine ‘600, metà ‘700, ma l’impianto risulta essere sicuramente più antico: infatti, la poetessa Francesca Turrini Bufalini, ultima moglie di Giulio I, alla fine del ‘500 già lo descriveva ricco di fiori, frutti e fontane. Il giardino, non a caso, ha degli elementi tipici del giardino all’italiana che si sviluppa nel ‘500. Un sistema di ben 17 fontane arricchisce ulteriormente l’ampio spazio verde. Non manca un bellissimo frutteto, diviso in dodici settori, ognuno dei quali contenente una piantagione diversa.  La direttrice ci dice che “stiamo portando avanti un progetto con Aboca dal titolo Arte e Orto: vogliamo collegare la bellezza degli affreschi delle sale interne a quella del nostro giardino, costruendo un vero e proprio percorso di visita esterno da farsi in autonomia o con una guida messa a disposizione da Aboca, che si occuperà anche di rimpinguare il patrimonio botanico del giardino. Siamo felici di questa bella collaborazione con un’importante azienda del territorio”.

Visitare il castello

È possibile visitare Castello Bufalini il venerdì e la domenica, la mattina dalle 10 alle 13 e il pomeriggio dalle 15:30 alle 18:30, previa prenotazione obbligatoria entro le 24 ore precedenti alla visita. La domenica è possibile accedere al museo solo prenotando entro le ore 10 del sabato. Dal lunedì al giovedì il castello rimane aperto solo per gruppi, sempre su prenotazione, fatta entro la settimana precedente. Per prenotarsi, è possibile inviare una mail all’indirizzo drm-umb.castellobufalini@beniculturali.it o telefonando allo 075/856115. Il sabato il centralino è chiuso e si può prenotare solo per mail.

Tags: AltotevereCastello BufaliniculturaSan Giustinostoria
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