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500 anni fa Sansepolcro diventava città e diocesi. Ecco cosa accadde

Oggi ricorre il cinquecentenario dell’istituzione della Diocesi di Sansepolcro e del conferimento del titolo di città. Il professor Andrea Czortek illustra a TeverePost i dettagli di una storia in cui si intrecciano politica e religione

di Alessio Metozzi
17/09/2020
in Cultura
5 min. lettura

Andrea Czortek, direttore dell'Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro

Il 17 settembre del 1520 Leone X emanava la bolla Pro excellenti praeminentia con la quale il borgo di Sansepolcro diventava di fatto una città attraverso l’istituzione di una propria diocesi. Fu nel concistoro tenutosi quel giorno, infatti, che il papa eresse la Diocesi di Sansepolcro, previo consenso del vescovo di Città di Castello, permettendo così ad uno dei più rilevanti “centri minori” del dominio di ottenere il titolo di città.

Un momento epocale per la comunità biturgense, che questo fine settimana celebrerà la ricorrenza attraverso una serie di iniziative di carattere storico-culturale promosse dalla Diocesi in collaborazione con l’amministrazione comunale. Proprio il Comune, per l’occasione, ha convocato una seduta straordinaria del Consiglio in programma questo pomeriggio alle 18.

Ma quali furono le dinamiche, e soprattutto le reali ragioni, che cinque secoli fa portarono a questo importante passaggio? Il professor Andrea Czortek, direttore dell’Archivio Storico Diocesano, ha illustrato a TeverePost i principali dettagli di ciò che accadde: una storia più complessa e interessante di quello che si possa pensare, dove si mischiano questioni spirituali e convenienze politiche.

Cos’è successo precisamente cinquecento anni fa?

“È successo un fatto significativo che ha riguardato non solo Sansepolcro, ma un po’ tutta quell’area dell’appennino tosco-romagnolo compresa tra la Valtiberina Toscana e la Valle del Savio. Ciò che avvenne non fu niente di improvviso: semplicemente, venne portato a compimento un processo iniziato un’ottantina di anni prima e che a sua volta affondava le radici in precedenza. Dobbiamo infatti fare un salto al 1371, quando Sansepolcro passa nella signoria dei Malatesti. In quel periodo il gruppo intellettuale e politico locale prende coscienza di avere vissuto un importante processo di sviluppo. Questo aveva fatto sì che Sansepolcro, come altri centri, ottenesse una crescita demografica, economica e urbanistica nei confronti di Città di Castello, che era il principale riferimento.”

Qual era al tempo il rapporto tra Sansepolcro Città di Castello?

“Per noi la città tifernate era il termine di paragone poiché Sansepolcro era nata all’interno del Comune e della Diocesi tifernate. I documenti confermano che nei loro confronti si registrò una crescita costante. Tutto questo fece maturare un senso di indipendenza e autonomia totale, non solo sul piano politico come già era stato fatto attraverso l’appartenenza ai Malatesti, ma anche sul piano ecclesiastico. Nella società tardo medievale, così come in quella della prima età moderna, queste due dimensioni si intersecano fortemente, tanto è vero che per essere città non erano richieste delle caratteristiche demografiche o urbanistiche particolari, ma piuttosto serviva una sede vescovile. Ai miei studenti faccio sempre l’esempio di San Leo e Prato: oggi non avremmo dubbi su quale delle due definire città (Prato), ma in realtà al tempo i ruoli erano esattamente invertiti poiché il piccolo paese arroccato della Romagna ospitava la sede del Vescovo; la stessa che chiedeva Sansepolcro qualche decennio dopo il legame coi Malatesti, quando nel 1441 il Borgo passò alla Repubblica di Firenze. È proprio a quel punto che iniziò a farsi avanti la percezione della definitiva rottura di un antico legame che cominciava ad essere avvertito come un peso. Si decise quindi di sfruttare la vertenza sulla giurisdizione ecclesiastica che aveva contrapposto l’abate di Sansepolcro con il Vescovo di Castello, e sulla base di quella vennero formalizzate le richieste per avere una propria Diocesi.”

Le motivazioni, in realtà, non erano soltanto di natura religiosa.

“Esatto. In realtà l’obiettivo era soprattutto quello di diventare città, perché questo avrebbe dato definitivamente l’assetto di capoluogo a questo territorio e avrebbe messo sullo stesso piano Sansepolcro e Città di Castello. In una lettera indirizzata a Firenze veniva ribadito dalla comunità locale come le differenze fossero oramai state colmate. Oggi potremmo tranquillamente definirlo un progetto politico, che sicuramente ha avuto implicazioni di natura ecclesiale e pastorale, ma indubbiamente la matrice della richiesta affonda nel desiderio del gruppo di governo locale di far compiere al Borgo l’ultima tappa di un processo di crescita di cui si era preso consapevolezza.”

Come mai questo processo che iniziò a svilupparsi nel 1441 si concluse soltanto nel 1520?

“Inizialmente la Repubblica di Firenze non prese molto in considerazione queste richieste, perché si doveva ancora capire se Sansepolcro fosse un centro fedele o meno, trattandosi di sudditi ‘freschi’. Dagli anni ’60, invece, si cominciò a capire che soddisfacendo le richieste di Sansepolcro si sarebbe rafforzato il legame tra il centro dominato e la città dominante. Allo stesso tempo si intuì che una mossa di questo tipo avrebbe creato un ritorno anche ‘a onore della Repubblica’ perché ci sarebbe stata una città in più. Una volta comprese tutte queste dinamiche, iniziò quindi il sostegno nei confronti di questa richiesta che alla fine fu accolta nel 1520 da Papa Leone X, ovvero Giovanni De’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Nel frattempo c’era stato un altro tentativo andato a vuoto nel 1515: il vescovo di Sarsina si era accordato col Comune del Borgo per il suo trasferimento a Sansepolcro. Questo avrebbe dato il vescovo a Sansepolcro, ma non avrebbe sottratto al vescovo tifernate tutto il territorio che era diventato fiorentino. Il problema per Firenze, infatti, era anche di questa natura: far coincidere i confini dello Stato con quelli della Chiesa. In età tardo medioevale, con la nascita dello stato regionale e con lo stato dell’era moderna, c’era una giurisdizione molto forte e uno stato più chiuso e con confini più impermeabili rispetto alla situazione medioevale, e quindi si avvertì la necessità di far coincidere le due cose. Tutti questi fattori contribuirono ad arrivare all’accoglienza di quella richiesta che avvenne il 17 settembre dell’anno 1520.”


Cinquecentenario: il programma delle celebrazioni

Questa mattina alle 10:30 monsignor Riccardo Fontana presiederà una solenne concelebrazione eucaristica nella Basilica Concattedrale, con la partecipazione dei canonici e delle autorità civili e militari del territorio. Subito dopo si terrà l’inaugurazione di una piccola mostra dal titolo “… l’impresa de farce la nostra terra ciptà …”, organizzata nel salone del vescovado nel rispetto delle norme anti Covid. Ci saranno in mostra alcuni documenti duecenteschi dell’Archivio Diocesano che faranno capire le origini della controversia tra Vescovo di Castello e l’Abate di Sansepolcro. Assieme a questi vi saranno anche la bolla papale del 1520 , le lettere con cui il papa comunica la notizia alla popolazione, la bolla della nomina del vescovo ed il suo primo ritratto, oltre ad altri documenti di archivio come verbali di visite pastorali, sinodi, cartine ed altro.

Il pomeriggio alle 18, come detto, si terrà una seduta straordinaria del Consiglio comunale di Sansepolcro dedicato al cinquecentenario. L’assise sarà preceduta alle 17 da una riunione nella sala della giunta che porterà alla costituzione del comitato di un convegno che si terrà ad aprile 2021 tra Sansepolcro, Sestino e Città di Castello sulla storia del nostro territorio di confine. Il comitato sarà composto dai tre Comuni, oltre alle Deputazioni storia e patria di Toscana e Umbria, l’Associazione storica dell’Alta Valle del Tevere e il Centro Studi Mario Pancrazi. 

I festeggiamenti termineranno sabato 19 settembre con il concerto dello Slam Sound Quartet composto da Silvia Nofri, Antonio Medici (voci soliste), Lorenzo Tosi (organo) e Marcello Luni (ottoni). L’appuntamento è alle ore 21 nella Basilica Concattedrale; tra l’altro, saranno eseguite musiche antiche scritte da maestri di cappella della cattedrale stessa. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con gli “Amici della Musica” di Sansepolcro.

Sansepolcro, le foto della mostra al vescovado e delle celebrazioni per i 500 anni della Diocesi
Tags: Andrea CzortekArchivio Storico DiocesanoDiocesi Sansepolcroreligionestoria
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