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Cenci di Carnevale: la ricetta tipica toscana

Nel weekend di Carnevale, l'associazione Le Centopelli ci presenta un altro dolce tipico del periodo

di Le Centopelli
13/02/2021
in Gastronomia consapevole
Lettura: 4 min.
Cenci di Carnevale: la ricetta tipica toscana

Può essere Carnevale senza quei deliziosi dolci cosparsi di zucchero a velo che solo a guardarli mettono tantissima allegria? Beh… direi proprio di no!!! E dopo le castagnole occupiamoci di quelle delizie che in Toscana, sono noti come Cenci di Carnevale, ma in altre zone sono denominati chiacchiere, frappe o galani e presentano alcune varianti rispetto alla ricetta dei cenci toscani. Ma andiamo a scoprire come fare i cenci di Carnevale.

Ce li propone Anna Maria Torelli, anghiarese e madre del consigliere Alessandro Rivi. Ultimo fine settimana di carnevale con una delizia che non può mancare sulle nostre tavole.

Ingredienti

Dose per 6 persone

  • Farina quanto basta
  • 3 uova intere
  • 3 cucchiai di zucchero
  • Mezzo bicchiere di Cognac
  • Scorza grattugiata di un limone
  • Un pizzico di sale
  • Un quarto di bicchiere di olio
  • Un pizzico di cartina di lievito
  • Zucchero a velo per decorare

Lasciare riposare la pasta per 10 minuti

Preparazione

Disporre la farina a fontana sulla spianatoia.

Rompere le uova, aggiungere lo zucchero e il pizzico di sale, e sbattere per qualche minuto.

Aggiungere la scorza grattugiata di limone, il cognac, continuando a lavorare l’impasto.

Versare l’olio e il lievito mischiando il tutto.

Il composto deve risultare abbastanza morbido ed elastico.

Lasciare riposare la pasta.

Passati i 10 minuti stendere l’impasto con il mattarello come quando si fa una sfoglia.

Tagliare a losanghe,

 friggere in olio bollente, togliere dal fuoco quando le chiacchiere saranno belle dorate.

Lasciare asciugare su carta assorbente e cospargere poi con zucchero a velo.

Ais Delegazione di Arezzo – Gruppo operativo Valtiberina Toscana consigliano:

a cura di Antonella Greco

Se vi dico Corvina, Rondinella, Corvinone ( e anche Molinara), cosa vi viene in mente? Non essendo un gioco a premi, ve lo dico io: sono le uve con le quali si produce l’Amarone della Valpolicella. Chi si intende di vini, sa anche che l’Amarone è soprannominato “il Recioto mancato”, proprio perché nacque da una fermentazione sfuggita di mano,  in cui lo zucchero venne interamente trasformato in alcol. Il Recioto della Valpolicella, vino passito rosso, con sfumature granato e talvolta persino violacee, è infatti  il genitore dell’Amarone. Si chiama Recioto per colpa ( si fa per dire)  delle “recie” (che in veneto significa orecchie) del grappolo di Corvina. La parte superiore del grappolo presenta delle ali, le recie appunto, che essendo più esposte al sole, sono l’unica parte utilizzata per fare il passito perché più profumata e zuccherina rispetto alla restante parte di grappolo. Vanta origini nobili fin dai tempi dei romani, passando per Prelati e Papi ( che in fatto di vini la sapevano lunga e bene), fino ad arrivare al 2010 quando gli hanno conferito la D.O.C.G. In bocca Il Recioto della Valpolicella ( il Principe del Veneto), ha un gusto pieno, con una freschezza moderata rispetto al toscano Vin Santo, e i tannini sono affinati dalle botti di rovere dove riposa per minimo 3 anni. Da degustare con i Cenci o Chiacchiere di carnevale, ma anche con il cioccolato e formaggi stagionati.

Nunc est bibendum!

I consigli di Augusto Tocci

Dal momento che le tacchine cominciano a fare le uova prima delle galline usiamole per la preparazione dei dolci di carnevale

Uova di tacchina – Simile a quello di gallina, leggermente più grande, ha un guscio tendente al color crema e spesso con evidenti macchie più scu­ re. Si caratterizza per un maggior contenuto di grassi, per un tuorlo che supera l’albume e per un peso che può arrivare anche a 100 grammi (quello delle uova di gallina oscilla fra 50 e 70 grammi). Poiché i tacchini sono meno produttivi dei polli, la presenza sul mercato di questo prodotto è ridotta. Il suo impiego in cucina è simile a quello di tutte le uova: alla coque, sode, all’occhio di bue, ma più che mai per la produzio­ ne dei vari tipi di pasta e dei dolci carnevalizzi in particolare.

Scelta e conservazione – Al supermercato, è possibile trovare le uova di tacchina in confezioni provviste delle necessarie informazioni (come data di produzione e scadenza). È consigliabile conservarle in frigorifero e, al momento del consumo, è buona regola lavarle con acqua bollente prima e fredda poi.

Proprietà – Sono un alimento ricco di proprietà nutrizionali,con abbondanza di fosforo, calcio, potassio, proteine e vitamine. Hanno un elevato potere antiallergico. Sono più digeribili delle uova di gallina.

Tags: Carnevalegastronomia consapevoleLe Centopelli
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