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Turismo ambientale, presentare la Valtiberina toscana e umbra come un unicum

L’evoluzione di questa tipologia di vacanza e le prospettive per la promozione del nostro territorio nell’intervista di TeverePost su Errevutì a Michela Odoardi e Giovanni Ramaccioni

di Redazione
28/05/2020
in Attualità
Lettura: 4 min.
Michela Odoardi e Giovanni Ramaccioni

Michela Odoardi e Giovanni Ramaccioni, moglie e marito, biturgense lei e tifernate lui, sono le anime del Circolo degli Esploratori, realtà di Sansepolcro che da 20 anni organizza vacanze attive e si dedica anche al turismo scolastico e all’educazione ambientale. Ospiti della trasmissione radiotv TeverePost su Errevutì, sono stati intervistati sulla loro attività da Antonello Antonelli.

Come è nata l’idea di dedicarvi a questo tipo di turismo centrato sulla riscoperta del nostro territorio, sui cammini, sui tour ciclistici?

Giovanni: “Dobbiamo tornare al secolo scorso. Sia io che Michela abbiamo un background come guide ambientali ed escursionistiche in seno al WWF. Abbiamo iniziato negli anni novanta a fare vacanze attive per gli iscritti all’associazione e piano piano abbiamo notato che c’era un discreto flusso di stranieri, prevalentemente nordamericani, che richiedevano – come modo ideale per esplorare il territorio – vacanze piedi e in bicicletta. Il passo a quel punto è stato breve: abbiamo cominciato a collaborare con tour operator del Nordamerica che erano entusiasti di rapportarsi con delle guide italiane. All’epoca eravamo praticamente gli unici, altrimenti c’era gente che dal Nordamerica si era impiantata in Europa e faceva questa attività senza titoli e licenze. Per noi è stato interessante perché lavorare con la clientela nordamericana ti forma, è un tipo di lavoro diverso da quello con gli italiani”.

Sono più attenti a come viene organizzata la vacanza?

Giovanni: “Sono molto più attenti ai dettagli, e sono anche più entusiasti di avere l’esperienza autentica del territorio. Quando abbiamo iniziato a fare questo, i grandi flussi prevedevano solo le grandi città d’arte italiane, invece le vacanze a piedi e in bicicletta portavano il viaggiatore – non si poteva parlare di turista – ad esplorare il cuore autentico dei nostri borghi”.

Dagli anni novanta come è cambiato invece il turista italiano?

Michela: “Per quello che riguarda le vacanze attive il turista italiano è stato educato piano piano a questa tipologia di offerta, perché sono nati diversi tour operator anche in Italia che hanno proposto dei pacchetti ben strutturati. Gli italiani erano abituati ad andare con le associazioni, come il Cai, ad avere un approccio anche sportivo verso l’outdoor; con il tempo invece – grazie al lavoro che abbiamo dovuto fare con gli stranieri, che avevano richieste specifiche – anche gli italiani si sono interessati a questo tipo di offerta. In maniera un po’ diversa, perché magari l’italiano preferisce il gruppo, mentre lo straniero va volentieri anche da solo, però adesso anche gli italiani sono alla ricerca della vacanza benessere”.

Benessere dove il turista è parte attiva, anche partecipando a workshop di cucina e artigianato.

Michela: “Attivo è tutto l’approccio, non solo l’attività fisica, ma anche la volontà di conoscere un territorio, quindi conoscere le tradizioni, la gente, il dialetto, immergersi in questa esperienza. Spesso quindi aggiungiamo, su richiesta o già nel pacchetto, attività di laboratorio, workshop di artigianato, che in Valtiberina possono essere sulla tessitura, sul vetro, e naturalmente sulla cucina. Sono cose che danno valore all’esperienza”.

Per quanto riguarda gli itinerari ciclistici, quali sono quelli più richiesti?

Giovanni: “Per poter vendere il nostro territorio, soprattutto a una clientela che viene da fuori, bisogna fare un piccolo gioco: combinare il pacchetto con zone che hanno già una riconoscibilità presso il nordeuropeo e soprattutto il nordamericano. Quindi i nostri tour spesso partono per esempio dal Senese e poi passano per la Valtiberina toscana e l’Altotevere umbro. Diventa molto gratificante scoprire che il cliente apprezza in particolar modo il nostro territorio, perché è meno turistico e più reale, perché ci sono meno negozi di souvenir e più negozi per chi risiede nei centri storici, perché c’è un’atmosfera più rilassata. Sappiamo benissimo che se in quel pacchetto mettessimo solo determinati territori sarebbe difficile venderli, quindi bisogna abbinare ciò che è subito riconoscibile e ciò che rappresenta una lieta sorpresa. Che si concretizza con i clienti che ritornano, magari per fare un tour stanziale, per esempio con itinerari ad anello che partono da un bed and breakfast o da una villa presa in affitto”.

Arriverà un momento nel quale come Valtiberina nella sua interezza ci potremo vendere per quello che siamo, senza dover dire di essere vicini ad altri?

Giovanni: “Di fatto noi siamo ai margini della Toscana e ai margini dell’Umbria, e questa lontananza dal centro la percepiamo quando dobbiamo promuovere il nostro territorio. Dovremmo fare un pochino più squadra, ma questo a livello politico spesso viene ignorato perché ognuno guarda presso le proprie regioni. Questo non ci premia, anzi indebolisce l’immagine di tutta la valle, che ha un confine invisibile e che dev’essere offerta come un unicum”.

Tags: ambienteCircolo degli EsploratoriErrevutìGiovanni RamaccioniMichela Odoarditurismoturismo ambientaleValtiberina
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