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Zachary Richard, la voce Cajun dell’Acadia

La voce dell’orgoglio ritrovato da parte di un popolo, quello Cajun, deportato dal Canada nella Louisiana, vittima di pregiudizi ed ingiustizie, orgoglio manifestato attraverso la musica e l’evocazione della memoria e dell’identità condivisa con i francofoni canadesi

di Moreno Metozzi
19/11/2020
in Oltre il Tevere
Lettura: 8 min.

Zachary Richard in concerto a Montreal

La storia musicale (e non solo musicale) di Zachary Richard viene da lontano, nello spazio e nel tempo. Quando negli anni 70 mi capitò fra le mani un suo disco,  non pubblicato in Italia ma d’importazione (allora funzionava così per artisti stranieri nei quali le etichette nostrane non credevano e c’era chi, come il mitico Carù di Gallarate, provvedeva a far venire da noi certe incisioni direttamente dai paesi dove gli album erano pubblicati, principalmente quelli anglosassoni), una volta iniziato l’ascolto pensai di essere davanti ad un classico artista di “country music” ma appena iniziò il canto mi resi conto che si trattava di qualcosa di diverso. Zachary cantava in francese, no, non quello classico d’oltralpe ma una specie di “patois” di dialetto a tratti incomprensibile anche per i nostri “cugini”. Il titolo del 33 giri “Mardì Gras” rimandava a New Orleans dove il “Mardì Gras”, cioè il martedì grasso è il giorno del carnevale caratterizzato da sfilate in costume, balli sfrenati e naturalmente musica eseguita da bande che suonano jazz, blues e Cajun, e appunto era musica Cajun quella suonata e cantata nel disco, suoni e voci di origine francofona, di derivazione bretone per lo più, qualcosa nata quindi in ambiente celtico, che giunta nel nuovo mondo si era apparentata con la musica dei neri e dei creoli.

Zachary Richard ha una storia particolare alle spalle, nato in Louisiana nel 1950, di puro sangue Cajun, ha imparato la lingua nella quale generalmente canta, una sorta di francese arcaicizzante di cui detto sopra, solo da adolescente, perché a lui, figlio di genitori, appartenenti alla borghesia di Lafayiette, era stato insegnato solo l’inglese, anche per il fatto che a metà del ventesimo secolo, il governo degli Stati Uniti in realtà aveva proibito completamente l’uso della lingua francese in Louisiana. Lui stesso ricorda: “Sono cresciuto in una tipica famiglia borghese, aspettandomi di diventare un avvocato o un medico; preferibilmente avvocato, dato che pensavo che un avvocato non dovesse lavarsi le mani così spesso come fanno i medici. Un musicista, in termini di cultura Cajun, era associato alla dissolutezza. I musicisti stanno fuori fino a tardi, bevono e non fanno tanti soldi”.

Richard ha fatto risalire la sua rabbia alla sua esperienza di studente ribelle nel 1968 e nel 1969 a New Orleans, ma potrebbe esserci una ragione più personale per i suoi sentimenti.  Richard, cresciuto da genitori che non parlavano più il francese, non sapeva cosa significasse essere Cajun. “Era considerato ignorante, grezzo” avrebbe detto in seguito. “La musica Cajun non aveva credibilità. Non era qualcosa di cui tutti andassero fieri.”

Ed in effetti il Cajun è una musica “povera” suonata in tempo di due quarti in levare, che allieta ancor oggi le feste paesane o campagnole un pò in tutto il sud medio ovest degli Stati Uniti, i cui classici strumenti sono il violino, la fisarmonica concertina (non a caso chiamata “french accordion” in inglese), la washboard, il triangolo, la chitarra e, a volte, il mandolino, il contrabbasso, le percussioni  e l’armonica a bocca. Strumenti  e ritmi passati dal Cajun direttamente al classico country americano. Musica che ha influenzato lo zydeco creolo locale e un certo tipo di rock, basti pensare al primo Elvis Presley, quello di That’s All Right Mama e a gruppi come Creedence Clearwater Revival, Eagles,  Lynyrd Skynyrd solo per citarne alcuni.

Fierezza Cajun

Mardi Gras nient’altro era se non una rivendicazione orgogliosa delle proprie origini attraverso la musica, come si può evincere dalle liriche oltre che dallo stile musicale :Ad esempio cantava in “ Ma Louisianne”: Non dimenticate di vedere che siamo Cadien/ Miei cari ragazzi e mie care bambine/ Eravamo in Louisiana prima degli americani/ Saremo qui dopo che se ne saranno andati/ Tuo padre e tua madre sono stati cacciati da Acadia/ Per il grande crimine di essere Cadien/ Ma abbiamo trovato un bel paese/ Grazie a Dio per la Louisiana.

  • Bandiera Acadia

Ma che posto è L’Acadia così tanto rimpianta? È il territorio compreso fra il New Brunswick e la Nuova Scozia, quella parte di Canada affacciata sull’Atlantico, dalla quale la popolazione di origine francofona fu brutalmente deportata dagli inglesi, vincitori  sui francesi nella guerra dei sette anni, intorno alla metà del 1700 attraverso una vera e propria pulizia etnica che causò migliaia di morti. Una parte di loro fu estradata in Louisiana, a quel tempo colonia spagnola, e si insediò nei bayou del delta del Mississippi.

Dalla parola “Acadien” si è evoluto l’ormai familiare “Cadien” o “Cajun”. I Cajun sono ora parte integrante della cultura della Louisiana, ma la loro accettazione in quell’ambiente è stato un processo lungo e doloroso, in cui è stata loro negata l’identità di cittadini americani di lingua francese.

Richard il battagliero

A partire dalle prime esperienze musicali degli anni 70, nonostante sia rimasto quasi sconosciuto al di fuori di Louisiana, Canada e Francia  Zachary Richard è stata la figura chiave per la riscoperta della musica degli Acadiens. Le sue liriche sono sempre state improntate ad un forte attivismo sociale per promuovere l’orgoglio e la solidarietà delle proprie tradizioni spesso oggetto di pregiudizio ed ingiustizia.
Da quel lontano semi-esordio (aveva in precedenza inciso due dischi, uno  per l’etichetta Elettra che sarà immessi sul mercato solo nel 2001)  sono stati 21 gli album pubblicati finora, fra i quali quello del 1978, “Migration” un concept interamente incentrato alla deportazione della sua gente dall’Acadia e il conseguente approdo in Louisiana e “Cap Enragé”, del 1996 che è diventato un classico.  La sua musica, una combinazione innovativa di stili musicali Cajun e Zydeco, .nella quale lui suona indifferentemente chitarra, piano, fisarmonica concertina e armonica a bocca, è andata via via evolvendosi verso forme che includono blues e rock, così come si sono evolute le sue liriche che si sono rivolte a temi ambientali e sociali non solo della sua terra (il ciclone Katrina, lo sversamento di petrolio nel golfo del Messico) ma anche internazionali ( il terremoto di Haiti, la strage al Bataclan di Parigi fra gli esempi) sempre esprimendo una profondità di sentimenti e di partecipazione.

Inizialmente poco accettato dai tradizionalisti della musica Cajun e dai francofoni del Quebec canadese, Richard  è riuscito col tempo a giocare un ruolo chiave nel rafforzare i legami tra i Cajuns della Louisiana  e gli Acadians che vivono tutt’ora in Canada, evocando la memoria e l’identità collettiva che condividono. Per secoli infatti erano stati sporadici i contatti, soprattutto dal punto di vista culturale, fra i discendenti dei francofoni che nel 1700 avevano fatto atto di sottomissione alla corona britannica ed erano rimasti in Nuova Scozia e nel New Brunswick e quelli che, avendo rifiutato tale atto, erano stati deportati in Louisiana  La sua attività inoltre ha permesso che non fosse solo alla moda essere Cajun, ma a fare in modo che anche il resto del paese si sia avvicinato alla cultura della Louisiana, dallo stile di vita rilassato al modo di vestire, dai piatti tipici della cucina Cajun, alla pista da ballo. Musicisti di tutti i tipi sono oggi richiesti. A Richard è stata così concessa la libertà di mantenere il suo eclettico mix di stili – non proprio cajun, non proprio zydeco, con un pizzico di blues di New Orleans. Ha detto di lui un critico musicale americano: “Dare un nome al genere in cui lavora Richard non è in definitiva importante; quello che conta è che il transfert emotivo così vero non dovrebbe mai essere ignorato”.

Sebbene sia orgoglioso dei 200 anni della sua famiglia in Louisiana e dei 200 anni che i suoi antenati trascorsero in Canada prima di essere esiliati dagli inglesi nel 1763, si considera un creatore piuttosto che un archivista. La Louisiana e in seguito il Canada e la Francia gli servono più come punti d’incontro per quel che lui definisce ”gumbo” (dal nome di una zuppa tipica della Louisiana a base di gamberi, pollo e verdure), una miscela di stili musicali che entrano in quello che Richard chiama Cajun, o Swamp Rock

Una personalità a tutto tondo

L’attività di Richard si è svolta non solo attraverso la musica ma anche con pubblicazioni di poesie, di libri per ragazzi, di documentari e la realizzazione della serie televisiva “Cours Batailleurs” sulla propria gente che ha riscosso notevole successo. In tal modo è assurto a vero e proprio demiurgo sia del popolo Cajun che di quello Acadien, fino a ricevere riconoscimenti ufficiali dalle autorità della Louisiana, del Quebec e soprattutto quella di Officier de l’Ordre des Arts et Lettres della Repubblica Francese . Per allargare la propria notorietà ha inciso dischi anche in inglese e fra le altre collaborazioni musicali ce n’è stata una come fisarmonicista nell’album Si Può Fare di Angelo Branduardi. Un suo brano, “Au bord du lac Bijou” è stato tradotto in italiano col titolo di:”Canzone delle rondini” dal bluesman italiano Francesco Poggi ed eseguito insieme allo stesso Richard.

Malgrado che negli ultimi anni sia stato colpito da un ictus, Zachary è tutt’ora impegnato nella difesa dell’ambiente e degli animali, attraverso i suoi sforzi per disinquinare il fiume Petit Codiac in Canada, così come preservare le zone umide della Louisiana, e non fa mancare il suo sostegno a organizzazioni come Peta, Greenpeace e Farm Sanctuary. Lavora soprattutto per preservare la sua cultura Cadien. È un membro fondatore di Action Cadienne, un’organizzazione di volontari dedita alla promozione della lingua e della cultura Cadien.

Tags: musicaOltre il TevereZachary Richard
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Al taglio del nastro, accanto al sindaco Fabrizio Innocenti, era presente anche il cavaliere Valentino Mercati, patron di Aboca. Grazie alla collaborazione tra il Comune e la locale azienda del settore healthcare è stato possibile inaugurare al meglio la Fiera 2022 con l’installazione al centro della piazza cittadina del grande Dodecaedro di Leonardo. La struttura, caratterizzata al suo interno da una pianta di gelso e già protagonista nel centro di Firenze in occasione delle celebrazioni dedicate al genio rinascimentale, è stata messa a disposizione dalla famiglia Mercati per tutta la bella stagione.
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Foto: @fabrizio_innocenti_
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