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Gli Squallor: Amici Miei in musica (atto secondo)

In questa seconda parte raccontiamo come nascevano i pezzi degli Squallor, l’importanza delle copertine, la censura, i film, le ospitate nei loro dischi, l’evoluzione e la fine della parabola dissacrante del gruppo

di Moreno Metozzi
24/12/2020
in Oltre il Tevere
Lettura: 9 min.
Gli Squallor: Amici Miei in musica (atto secondo)

Clicca qui per leggere la prima parte

Registrazioni notturne

Tutto avveniva negli studi della CGD a Milano, dove i quattro amici lavoravano di giorno ai loro progetti per i cantanti e i gruppi di cui si occupavano..

Le sedute in sala d’incisione iniziavano a mezzanotte in un clima forse carbonaro, sicuramente etilico; circolavano varie bottiglie di alcolici di ogni tipo. Inizialmente fra lazzi e risate, venivano registrate le canzoni cantate da Totò Savio, impostate durante la cena che precedeva la sessione, poi alle tre di notte, mai prima, arrivava Alfredo Cerruti e sulle basi preparate per l’occasione, teneva i suoi improvvisati sgangherati monologhi. C’era spesso ad assistere una folla composta da quegli stessi cantanti che loro sbeffeggiavano. Cerruti controllava dal vetro se le sue elucubrazioni facevano effetto e se vedeva che i presenti ridevano decideva di tenere la registrazione, altrimenti ricominciava daccapo con un altro argomento che gli passava per la mente in quel momento. Per ogni album Cerruti chiedeva a Savio di scrivere un solo pezzo originale, gli altri erano rifacimenti di brani famosi o addirittura le stesse basi scritte da loro e usate durante il giorno per incidere dischi “seri”.

Una volta completate le registrazioni il primo ascolto era compito di Giorgio Assumma, il loro avvocato e in seguito direttore della SIAE  Lo scopo era disinnescare potenziali appigli al fine di non ricevere denunce. E, malgrado questi accorgimenti, di denunce i quattro ne hanno ricevute tante, visti gli argomenti dei vari brani e soprattutto il modo nel quale venivano trattati. Ha raccontato Bigazzi di un magistrato che ogni volta che usciva un album degli Squallor lo bloccava nei negozi impedendone la vendita, senza rendersi conto che questo valeva come promozione del disco; ci fu una denuncia da parte della ditta che produceva la birra Peroni citata dai quattro in un brano come fonte di suicidio: La più singolare avvenne per colpa di una incredibile coincidenza contenuta in Berta, pezzo che iniziava così: “Pronto casa Ambrosetti?” “Si” “C’è sua figlia Rosanna?” “Si” “Me la fa scendere giù che devo dirle una cosa a quella tr..?” Il nome e cognome della protagonista del pezzo coincidevano con quelli della figlia di un avvocato.

Veniva quindi il turno delle copertine, tutte a doppio senso, alcune veri capolavori nei quali il porno diventava arte. I bozzetti dei primi album venivano fatti visionare al patron Ladislao che doveva dare il suo benestare a che le copertine venissero stampate. Quando gli presentarono quella di Cappelle dove c’era una donna dai tratti androgini che addentava un fungo, il vecchio chiese cosa significasse quel titolo, Bigazzi, per giustificarsi, rispose che cappelle significavano errori al che il vecchio ribatté:”Non funzionerà” e mentre usciva Cerruti gli spiegò che erano anche la cima del membro maschile. Ladislao si illuminò e disse:”Fantastico, bellissimo, funzionerà, si stampi”.  Il fatto è che il patron aveva un debole per Cerruti che gli aveva fatto guadagnare fior di denaro con le sue intuizioni discografiche e veniva incontro ad ogni suo desiderio. Cerruti si era fatto firmare da lui una lettera nella quale gli veniva proibito di entrare negli studi prima delle 14 questo perché Alfredo dormiva fino a mezzogiorno. Incredibilmente le copertine dei dischi non subirono l’effetto della censura, tranne l’ultima, quella di CambiaMento che originariamente rappresentava il volto di Bossi con due palle al posto della parte bassa del viso; fu sostituita all’ultimo momento con le scritte colorate del titolo.

Lo Squallor cinematografico

Nel 1984 accade qualcosa di nuovo: un regista napoletano di nome Ciro Ippolito fulminato dalla visione di Monty Python’s The Meaning of Life (Il senso della vita) volle realizzare qualcosa di simile e vide quindi negli Squallor i soggetti ideali per poter dare vita a questo progetto. Fu così che in tempi brevi, con mezzi limitatissimi e sceneggiature tagliate e cucite venne realizzato Arrapaho.Protagonista Daniele Pace nelle vesti del capo indiano Palla Pesante, presenti però anche gli altri tre, ma la pellicola è talmente brutta da superare il concetto stesso di “diversamente bello”. Purtroppo la collaudata comicità in formato canzone pop degli  Squallor semplicemente non funzionava se veniva traslata sullo schermo. In ogni caso il film ebbe un buon successo.

Arrapaho

Sull’onda dell’entusiasmo, l’anno successivo fu la volta di Uccelli d’Italia. Seppur con un budget superiore, un paio di cameo “illustri” e una trama a episodi il risultato fu inferiore alla prova precedente sia in termini di qualità sia come pubblico in sala. C’è però una scena, quella di un defunto steso sul letto di morte, interpretato da Pace vegliato da Cerruti nei panni della vedova che precedette di poco il  suo funerale vero. Un giovedì di ottobre 1985, Daniele Pace muore per arresto cardiaco a soli 50 anni (l’aveva sempre detto che sarebbe morto di giovedì). La morte di Pace ebbe chiaramente un impatto terrificante sulla band. Il gruppo di amici si vide privato di un elemento fondamentale, proprio come succede con il Perozzi in Amici Miei . Cerruti, in quel momento, con le lacrime agli occhi, disse con perfetto humor nero ai suoi compagni: “Siamo rimasti in tre, come i Police” .Lo stesso humor nero si riaffacciò al funerale dell’amico. Raccontò in seguito lo stesso Cerruti: “Eravamo in chiesa e stavamo piangendo su una bara sbagliata. E allora abbiamo chiesto: ma chi è questo cadavere qua?… Dice: è Antonio, Ah, allora andiamo a piangere sull’altra.“

Ma anche con un componente in meno lo spirito goliardico del gruppo di amici è ben lontano dallo scomparire così appena un anno dopo la scomparsa di Pace esce Manzo la nuova prova della band che contiene come novità una dissacrazione della lirica attraverso la realizzazione di un brano come “La Tranviata” una Traviata di Verdi riletta a luci rosse anche se la musica ricorda più quella di Puccini che le arie del cigno di Busseto. Le voci sono quelle di veri cantanti lirici.

Tranviata – Gli Squallor

La musica è finita gli amici se ne vanno

Se Cerruti avesse letto questo titolo avrebbe commentato:”ma proprio le parole di altri autori dovevi scegliere per il nostro funerale?”

Devono passare tre anni prima della nuova uscita di un album; i tre sopravvissuti sono invecchiati e forse hanno meno tempo e testa per le goliardate ma l’ispirazione tratta dalle nuove condizioni politiche e sociali resta intatta. Cielo Duro del 1988 sembra anticipare mani pulite con Carceri d’Oro, prende in giro Aldo Biscardi e il suo processo del Lunedì, si occupa dei “vu cumprà” ma soprattutto grazie all’ispirazione venuta da Renzo Arbore, col quale Cerruti aveva collaborato l’anno prima ad Indietro Tutta, che per questa ragione verrà citato nei ringraziamenti, contiene il capolavoro del disco e di tutta la produzione  Squallor: “Mi Ha Rovinato il 68”, canzone in italiano magistralmente interpretata da Savio, genialmente cialtrona, divertente quanto amara e disillusa ma più vera e sincera di tanti brani celebrativi del periodo.

Una nota nuova per il gruppo quella dell’amarezza ma inserita così bene che basterebbe solo questa canzone a rendere l’idea del genio e del potenziale di questa combriccola di cazzari.                                      

Squallor – Mi ha rovinato il 68

Il pezzo rappresenta il canto del cigno come interprete di Totò Savio, nel 1990 gli viene diagnosticato un tumore alla gola e a seguito di un’operazione perderà la voce.. Nonostante questo la band dopo 6 lunghi anni trova le forze per pubblicare l’ultimo capitolo, quel CambiaMento che raggiunse i negozi di dischi nel 1994.e appena prima della sua pubblicazione i tre Squallor superstiti si accorsero che malgrado in quel periodo si parlasse tanto di libertà e di tempi nuovi, nulla era cambiato dai loro esordi negli anni 70. La censura, crediamo da parte della casa discografica, non più la CGD ma la Ricordi, bocciò la copertina originale in cui si prevedeva una caricatura di Umberto Bossi con uno scroto al posto del mento. Gli Squallor di un tempo avrebbero escogitato qualche altra trovata per perpetrare il loro sfottò nei confronti del leader della Lega Nord (che all’epoca andava in giro a manifestare il suo disprezzo per il meridione e dar sfoggio, a parole, della virilità del maschio leghista), ma probabilmente provati, stanchi e impegnati in altri mille progetti non trovarono di meglio se non un banale sfondo bianco con il titolo scritto a lettere colorate come fosse un sussidiario di terza elementare. Peccato La presenza di Bossi in copertina rimandava ad uno dei brani più corrosivi dell’album: Berta 2 (il cambiamento) in cui il protagonista del primo episodio si rivela essere proprio Umberto Bossi di nuovo mandato in bianco dalla napoletana che gli preferisce un uomo di colore.

Alfredo Cerruti e Gigi Sabani

Dal momento che Totò Savio non aveva più voce fu ingaggiato Gigi Sabani per le canzoni sia in napoletano che in italiano. L’imitatore è stato l’ultimo di una lunga serie di “guest star” apparse nei vari album del gruppo, alcune per “performance” inconsuete come ad esempio Red Canzian, bassista dei Pooh, convocato da Cerruti per registrare una sessione…di rutti! La collaborazione più memorabile è stata sicuramente quella con Gianni Boncompagni in Vacca, quando con molta autoironia e, crediamo con sottile perfidia da parte di chi gli aveva scritto il testo, annunciava la grottesca cronaca di un concerto di una band composta da artisti morti in situazioni tragiche al limite dell’assurdo.

Totò Savio muore nel 2004, nel 2012 è la volta di Giancarlo Bigazzi, Alfredo Cerruti resiste fino al 2020 lasciandoci nello scorso ottobre. Parafrasando l’ultima frase di Vacca possiamo dire con Boncompagni: “ora gli Squallor non esistono più” e sinceramente è un vero peccato.

Tags: Gli SquallormusicaOltre il Tevere
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