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La marmellata di more

Nuovo dolce appuntamento con la rubrica dell'associazione Le Centopelli

di Le Centopelli
17/09/2021
in Gastronomia consapevole
Lettura: 4 min.
La marmellata di more

Mia nonna mi portava con sé a raccogliere le more. Mi piaceva da morire passare quei pomeriggi con lei in mezzo ai rovi come delle avventuriere. Le mani rosse, e anche la bocca per quelle bacche dolcissime che ti invitavano ad assaggiarle. La nonna diceva che ne andavano più in bocca che nel cesto. Alla sera felici con le braccia graffiate e le gote rosse dal sole di fine Agosto, preparavamo i frutti per il lavoro del giorno dopo, durante il quale la mia nonnina preparava in assoluto una delle marmellate da me preferite.

Ingredienti

  • 800 g more mature
  • 300 g zucchero semolato
  • il succo di 1/2 limone

Procedimento

  1. Lavare le more finché l’acqua risulta limpida. Disporle su una tovaglia e farle asciugare.
  2. Metterle in una pentola dai bordi alti, aggiungere lo zucchero e il succo di limone.
  3. Portare ad ebollizione e lasciarla per 1 minuto.
  4. Spegnere la fiamma, coprire e lasciar riposare per una notte.
  5. La mattina riaccendere il fornello, portare nuovamente ad ebollizione, abbassare la fiamma e far cuocere per 1 ora circa. Mettere un po’ di marmellata su un piattino e se si rapprende la marmellata di more è pronta.
  6. Come detto io non setaccio la marmellata di more ma se a voi danno fastidio i semini, setacciatela con un colino o passatela nel passaverdure con i fori piccoli, solo in questo caso far riscaldare di nuovo la marmellata prima d’invasarla.
  7. Sterilizzare i barattoli con i coperchi in forno a 150°C per 10 minuti.
  8. Riempire i barattoli con la marmellata di more, chiuderli e capovolgerli, lasciarli freddare in questo modo per formare il sottovuoto.

Ais Delegazione di Arezzo – Gruppo operativo Valtiberina Toscana consigliano

Era una società cooperativa, quella di una volta…
Ognuno aveva il suo ruolo. I ragazzi piccini andavano a cercare le more, con i loro calzoncini corti e il paniere di vimini intortato dal nonno. Le mamme facevano la marmellata avendo cura di togliere tutti i semini col “passino”, perché finivano tra i denti ed erano fastidiosi. E le nonne completavano l’opera sfornando una crostata profumata fatta con la pasta frolla, che solo a loro riusciva così morbida e croccante al tempo stesso. E nel rispetto di quella laboriosità, il vino che vi proponiamo questa settimana è molto particolare. Viene prodotto nelle Marche ed è una docg sia nella versione secca che in quella dolce. Vi proponiamo la Vernaccia di Serrapetrona Docg dolce. Prodotta con Vernaccia Nera all’85%, è uno dei pochi spumanti neri ( pensate al Blanc de Noir solitamente prodotto con uve pinot noir).
Un’altra caratteristica peculiare di questo vino risiede anche nel particolare metodo di vinificazione: è infatti l’unico spumante nero Docg a subire ben tre e successive fermentazioni. Le uve vengono raccolte in momenti diversi: una parte quando raggiunge la maturazione e viene subito messa a fermentare, una parte viene fatta appassire e vinificata in un secondo momento. In primavera i due vini vengono assemblati e fatti rifermentare in autoclave con metodo Martinotti. Il risultato è un vino rosso rubino con riflessi violacei e una spuma fine. Al naso regala sensazioni di mora di gelso, viola, pepe e frutti di bosco come ad esempio il lampone. Al palato risulta abbastanza fresco e sapido tanto da delinearne il carattere inconfondibile.
Da servire a 14°/16°.

Nunc est bibendum!

I consigli di Augusto Tocci

Le more sono il frutto del rovo, pianta selvatica ben nota a tutti perché, sul finire dell’estate, ci fornisce questi frutti nerastri molti ricercati a maturazione. Con i frutti maturi, che sono rinfrescanti e temperano l’ardore della sete, si preparano molti composti gradevolissimi e, mediante fermentazione, una bevanda molto piacevole dalla quale,  per distillazione, si ottiene l’alcool. Ottimo contro la dissenteria dei bambini è lo sciroppo ottenuto facendo cuocere a fuoco dolce il sugo delle more con lo zucchero (che deve pesare la metà dei frutti) fino a raggiungere la giusta consistenza. Quindi si tiene in dispensa e se ne danno 3-4 cucchiai al giorno.

Essendo una pianta comunissima e tanto utile, è bene conservare i frutti in qualche modo. L’inverno spesso è lungo e se ne può avere bisogno; del resto raccogliere le more non costa niente. Una regola ferrea è quella di evitarne la raccolta lungo le strade molto trafficate perché potremmo incontrare frutti ricchi di metalli pesanti.

Un particolare modo di conservare questi frutti preziosi è quello che noi chiamiamo sangue di more, che si ottieme mettendo i frutti nei vasetti che si usano generalmente per le conserve e cioè a chiusura ermetica. Riempiti che siano i contenitori, si spreme sopra i frutti un po’ di limone e poi si completa il riempimento con dello sciroppo fatto con un litro di acqua con 300 gr di zucchero. I vasetti così confezionati si pastorizzano in acqua bollente per una ventina di minuti e, allorchè freddi, si conservano in dispensa. Il colore rosso di questo prodotto assomiglia proprio a quello del sangue.

Tags: gastronomia consapevoleLe Centopelli
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